ANCONA – Il Cardeto ridotto a pezzi, verde incolto e manutenzioni assenti: lavori fermi e transenne ovunque. È questo lo scenario quasi apocalittico di uno dei parchi più belli del capoluogo. Un polmone verde che potrebbe essere trasformato in un Museo a cielo aperto e che invece soffre tremendamente l’assenza di attenzioni da parte delle istituzioni.
LEGGI PURE: Ancona, bivacchi in pieno centro: «Piazza Stamira? Un covo di sbandati». E crolla un ramo al Viale
Anche se a dire il vero qualcosa, gli ultimi tempi, pare si sia mosso: il sindaco dorico, Daniele Silvetti, ex presidente del Parco del Conero, al Cardeto tiene particolarmente. E non è escluso che qualora il Parco del Conero diventasse nazionale non si possa inglobare al suo interno anche il Cardeto.
LEGGI PURE: Ancona, il Cardeto invaso da cani: oltre cento per la prima passeggiata (benefica) a sei zampe – FOTO
«Ciò significherebbe poter essere direttamente destinatari di fondi governativi», spiega l’assessore comunale ai lavori pubblici, Stefano Tombolini: «Quel parco non è propriamente di mia competenza se non per la pianificazione dei futuri interventi e per l’accordo col Demanio. Con cui c’è stata una conferenza, un incontro per portare avanti un progetto di riqualificazione di una serie di contenitori: dalla ex caserma Stamura al Faro. Faremo di qui a breve ulteriori incontri per definire le diverse fattispecie».
Con il Conero Parco Nazionale, il Cardeto potrebbe finalmente respirare: «Il Parco Regionale ha l’handicap delle sovvenzioni, dei trasferimenti della Regione e vive in maniera asfittica – fa Tombolini – Mentre inserirlo come parco Nazionale dà anche la possibilità di accedere a una serie di finanziamenti diretti dallo Stato. Sarebbe un ulteriore plus. Intanto – dicono dal Comune – metteremo dei soldi sul recupero impiantistico della polveriera. Dobbiamo fare alcuni passaggi: la realizzazione di una cabina Enel, perché non c’è una cabina che consenta la fruizione della polveriera. Ecco perché si trova in uno stato di non uso e di difetto manutentivo con danni conseguenti importanti».
Politica a parte, il Cardeto è davvero ridotto male: tetti sfondati di palazzine storiche, segnaletica scolorita e rami secchi e cadenti che in alcuni casi impediscono il passaggio dei pedoni. Come nello stradello sopra Villarey: da domenica, c’è un grosso pezzo di albero che non permette il transito dei visitatori.
LEGGI PURE: Ancona, restyling di piazza della Repubblica. L’assessore Tombolini: «Sampietrini addio». È polemica
Il verde è allo sbando, l’erba alta solletica i piedi e in alcuni tratti di sentiero mancano gli scalini, come quello che dopo piazzale delle Ginestre conduce in cima. Sul Bastione San Paolo, proprio all’imbocco, ci sono dei cavi elettrici scoperti. E che dire delle panchine di legno malmesse sul belvedere che dà sul Campo degli Ebrei?
LEGGI PURE: Ancona, un grosso ramo crolla in centro. Turisti miracolati, tragedia sfiorata
Fracesco Paolo Roselli, guida naturalistica, conferma che «il Parco del Cardeto, circa 35 ettari della città di Ancona, fa da brava sentinella ad una spettacolare vista sul Duomo. Un parco che come pochi altri fonde la storia antica con quella risorgimentale e costella le sue colline con testimonianze medievali e col vigore di essere stata piazzaforte di prima classe del giovane Regno d’Italia. Riassumere quello che si può osservare all’interno del Parco è impossibile».
Prosegue Roselli: «Bisogna venire qui all’alba o al tramonto, camminare lungo i vialetti e gli stradelli, osservare, guardare, meravigliarsi e poi guardare pure oltre l’orizzonte. Si cammina nella storia ma si cammina anche sopra la particolare geologia del territorio, col Cardeto che si getta a strapiombo nel mare».
LEGGI PURE: Ancona, bivacchi con barbecue al Passetto. I bagnanti: «Servono più controlli»
«Il Parco del Cardeto è tante cose: luogo per chi vuole studiare, esplorare o semplicemente godere di più esperienze insieme. Essere parco urbano è però anche una pesante responsabilità che necessita di tanta cura contro la dimenticanza e la mala gestione. Capita infatti spesso di vedere pannelli informativi illeggibili, cartacce sparse, una debole percezione di abbandono che disorienta. La città chiede più fruizione, panchine per esempio ma non solo, una buona gestione forestale di questo enorme patrimonio ecosistemico, la ristrutturazione dei tanti locali che potrebbero tornare alla comunità».
Ma la guida spezza una lancia in favore del Comune: «Si possono bene comprendere gli sforzi, anche economici, che il Comune fa quotidianamente per tenere insieme un capoluogo di regione. Il Parco del Cardeto, per me, dovrebbe essere preso ancora più a cuore perché è sicuramente in grado di restituire bellezza ad una zona urbana che potrebbe essere fiore all’occhiello dal punto di vista storico, architettonico e paesaggistico. Non mi riferisco solo ai numerosi turisti che si affacciano dalla falesia ma anche per gli anconetani stessi. Perché l’identità di un luogo ha la forza di diventare orgoglio ed educazione civica più di mille parole».