Ancona-Osimo

Ancona, al Parco del Cardeto regna l’incuria, ma almeno i bagni sono aperti

Scritte e sgorbi su muri e panchine, immondizia per terra, deiezioni canine: i cittadini non sembrano curarsi molto dell'area verde cittadina

I muri del parco del Cardeto, ancora recintati come venti mesi fa

ANCONA – Al Parco del Cardeto, lato colle Cappuccini, è trascorso un anno e mezzo dal precedente sopralluogo di CentroPagina e sicuramente qualcosa è cambiato. Ma resta ancora molto da fare per rendere l’area attrattiva per i cittadini e per i turisti. Gli scorci sono mozzafiato, ma la manutenzione rimane carente. Ancona Servizi che ora cura il verde e i parchi cittadini avrà il suo bel daffare per tenere la zona nelle condizioni ideali per quanti la frequentano o desiderano scoprirla. Nel marzo del 2023 CentroPagina aveva effettuato un sopralluogo nella zona, evidenziando diverse aree di miglioramento, dal degrado alla mancanza di manutenzione. A distanza di venti mesi un nuovo sopralluogo ha evidenziato qualche novità, sicuramente benvenuta, ma anche vecchi problemi. Procedendo per ordine: alla zona si accede facilmente da via Birarelli, a due passi dall’anfiteatro romano. Il cartello che lungo la strada descrive il parco del Cardeto è ingabbiato da una lunga recinzione, proprio come venti mesi fa, però di lavori neanche l’ombra. Salendo verso il vecchio faro crepe nei muri, immondizia per terra, nonostante l’area sia tutta provvista di cestini. Angoli con scale semiricoperte da vegetazione e praticamente inaccessibili a fianco a scorci bellissimi verso il mare e l’anfiteatro romano, lungo lo stradello principale deiezioni canine lasciate lì da qualche persona, padrone di cane, che ha pensato bene di non raccoglierle.

E poi reti da cantiere che delimitano, probabilmente, aree pericolose, poco più avanti una staccionata semidistrutta che giace per terra, e tutto intorno scritte e sgorbi sui muri e sulle panchine, aree attrezzate con tavoli e panche per picnic domenicali o merende con bambini circondate da immondizia, posate di plastica gettate per terra, sacchetti, contenitori vari. Poco più in alto e la vista spazia sul collettore e le Rupi di Gallina, e naturalmente sul vecchio faro. C’è anche chi utilizza la zona per praticare un po’ di corsa. Poca salita ancora ed ecco la zona più panoramica, con vista sul duomo, sul molo della lanterna rossa, sui cantieri, e malgrado la fitta foschia, anche su Falconara. Arrivati verso il vecchio faro la scoperta, che poi scoperta non è, cioè tutta l’area delimitata dal cantiere di lavori in corso, anche se poi all’interno non lavora nessuno. Venti mesi fa la zona era ancora accessibile, anche se priva di qualunque manutenzione, oggi al vecchio faro non ci si può più arrivare. La proprietà è del demanio che da mesi ha provveduto a recintare tutta l’area, come pure quella più in basso dell’ex caserma ed ex convento.

Nel report 2024 il demanio, infatti, ha indicato di prevedere la trasformazione dell’area del faro vecchio in un museo. Peccato che cittadini e turisti non possano più avvicinarsi alla struttura, ma in compenso, poco più in basso, finalmente, i bagni pubblici aperti e puliti. Un notevole passo avanti rispetto a venti mesi fa, quando i bagni erano sprangati e inaccessibili. Comunque le reti da cantiere apparentemente abbandonate ci sono anche qui, al belvedere da cui si spazia sul cimitero ebraico e sul colle Cardeto. Poi si arriva all’ex convento e caserma: naturalmente tutta l’area è chiusa e recintata a causa dell’intervento di recupero e valorizzazione di tutto l’edificio che ospiterà la nuova sede degli archivi di stato della provincia di Ancona, con tanto di rendering esposto sulle recinzioni che descrive nel dettaglio l’intervento che verrà effettuato. Almeno questo, insieme alla recinzione del faro e alla nuova e benvenuta fruibilità dei servizi, è un segno che qualcosa, sul colle Cappuccini, sta cambiando. Anche se molto, a cominciare dalla manutenzione ma, soprattutto, dalla cura dei frequentatori incapaci d’avere un po’ d’attenzione per l’ambiente e per il bene comune, deve essere ancora fatto.