Ancona-Osimo

Patologie psichiatriche in crescita, a Torrette +13,9% di ricoveri nel primo semestre 2022

Il disagio psicologico è presente in tutte le fasce d’età ma sia a livello locale che nazionale si è registrato un aumento degli accessi da parte dei giovani

ANCONA – «La pandemia da SARS-COV-2 ha determinato un incremento della morbilità psichiatrica» un trend che sta proseguendo con il perdurare della crisi economica e con le numerose preoccupazioni che attanagliano giovani e adulti, dal lavoro al caro bollette. A tracciare il quadro è il professor Umberto Volpe, direttore della Clinica di Psichiatria dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche. Tra i più colpiti, le donne e i giovani.

«Nel nostro reparto abbiamo registrato un incremento costante dei ricoveri durante il biennio pandemico. – spiega lo psichiatra – Rispetto al 2019, abbiamo registrato un incremento dei ricoveri del 6,8% annuo nel 2020. Nel 2021, il trend si è mantenuto costante ma nel primo semestre del 2022 si è registrato un ulteriore incremento degli accessi (19,3% in più rispetto all’analogo periodo del 2019). Questi dati non rappresentano soltanto un fenomeno locale: molti autori, a livello internazionale, avevano predetto che l’effetto psicotraumatico della pandemia, la cosiddetta “quarta ondata” si sarebbe fatto sentire nel tempo anche più della morbilità acuta (“first wave”) e dell’interruzione delle cure per patologie acute non infettive (“second wave”) e delle patologie croniche (“third wave”)».

Anche a livello nazionale, fa notare il professor Volpe, il più ampio studio sugli effetti psichiatrici della pandemia – lo studio COMET, a cui hanno partecipato oltre 20 centri di ricerca universitari su tutto il territorio nazionale, tra cui anche la Clinica Psichiatrica di Ancona – ha riportato in un campione molto ampio, oltre 20.000 i soggetti reclutati, un netto incremento di sintomi “aspecifici” di disagio psicologico (stress, insonnia, irritabilità) nella popolazione generale, ma anche un aumento della sintomatologia affettiva, ansia e depressione, soprattutto nelle donne.

Gli accessi sono trasversali a tutte le fasce d’età ? «Il disagio psicologico è presente in tutte le fasce d’età, ma sia a livello locale che nazionale si è registrato un aumento degli accessi da parte della fascia di età giovanile. Per rispondere a questa nuova esigenza, la Clinica Psichiatrica di Ancona ha all’inizio di quest’anno inaugurato il reparto di “Psichiatria di Transizione”, dedicato proprio agli utenti di età compresa tra i 15 e i 24 anni, che –appunto- attraversano quella delicata fase di transizione dalla fanciullezza all’età adulta. Nel corso del 2022, il 20-25% dei nostri ricoveri erano costituiti stabilmente da adolescenti e giovani adulti. Di essi, oltre il 60% erano adolescenti».

Umberto Volpe, primario Clinica di Psichiatria di Torrette

A cosa è riconducibile questo incremento? «Non è facile fornire una risposta diretta ed univoca al quesito, perché questi fenomeni sono multi-determinati, ovvero differenti fattori possono concorrere al loro emergere. Certamente, i nostri ragazzi sono stati probabilmente colpiti in una fase della vita delicata e più esposta ad essere sensibile ai cambiamenti dello stile di vita e dei rapporti sociali. Inoltre, vari studi hanno segnalato – proprio nelle fasce di età più giovanili – un più basso livello di resilienza (ovvero la capacità di affrontare positivamente le avversità della vita). Senz’altro, pesa anche che per i ragazzi le conseguenze economiche e sociali a lungo termine della pandemia pongono un’ipoteca più pesante sul loro futuro, di cui hanno una visione tendenzialmente più pessimistica».

Secondo lo psichiatra «la fascia di età più giovane è stata probabilmente quella meno pronta ad affrontare le difficoltà della pandemia con adeguate strategie di fronteggiamento emotivo. Infine, va probabilmente considerato il ruolo delle tecnologie digitali: se è vero, da un lato, che i giovani, in quanto “nativi digitali”, erano più pronti a utilizzare le nuove opportunità di comunicare ed interagire on line, è anche vero, dall’altro, che alla pandemia è corrisposta una rarefazione dei contatti in presenza a favore dei contatti virtuali. Ebbene, in un altro studio prodotto dal gruppo di lavoro “COMET” guidato dall’Università Vanvitelli di Napoli, è emerso che proprio le persone più giovani sono quelle che si sono sentite più “sole” durante la pandemia. Non stranamente, le persone che risentivano di più della solitudine erano anche quelle che avevano strategie di fronteggiamento emotivo meno efficienti, più orientate all’evitamento e alla distrazione».

Al reparto di Psichiatria in Transizione di Torrette come state fronteggiando quella che sembra assumere i contorni di una emergenza? «Già prima della pandemia avevamo avviato una specifica riflessione sul disagio mentale nella transizione verso l’età adulta e ciò ci ha consentito di non arrivare del tutto impreparati all’emergenza “salute mentale” dei nostri ragazzi che abbiamo affrontato in pandemia. Oltre ad aver predisposto un’unità funzionale di ricovero dedicata ad accogliere il disagio mentale di adolescenti e giovani adulti, abbiamo prodotto documenti di orientamento clinico-terapeutico che forniscono una risposta pratica e utile ad affrontare specificamente le nuove forme di disagio mentale in adolescenza. Inoltre, abbiamo approntato dei programmi psicoeducativi specifici per la fascia di età giovanile, che aiuteranno i ragazzi a riconoscere e gestire meglio le proprie emozioni, anche prima che si organizzino come un vero e proprio disturbo mentale. Stiamo anche lavorando a creare dei percorsi di follow-up successivi al ricovero che possano dare un maggiore continuità ai nostri programmi terapeutici, attraverso la gestione ambulatoriale dei problemi di salute mentale in adolescenza».

Un «modello» che «potrebbe essere importato su tutto il territorio marchigiano onde creare una rete locale di assistenza e supporto per le problematiche psichiatriche dell’età di transizione. Infine, rispetto al rischio di nuove forme di disagio mentale specifiche degli adolescenti e correlate all’eccessivo uso di tecnologie digitali, stiamo da mesi collaborando con il Prof. Takahiro Kato della Kyushu University in Giappone per importare nel nostro paese nuovi programmi terapeutici orientati specificamente alla cura delle tecnopatie digitali e delle nuove forme di “depressione moderna” e ritiro sociale, che nel paese del Sol Levante sono già da molti anni oggetto di specifico studio».