Ancona-Osimo

Ancona per Patrick Zaki, il capoluogo tra le 50 piazze italiane che hanno atteso l’esito dell’udienza

In piazza Pertini si sono ritrovati i giovani di Amnesty International, gli studenti universitari, il movimento Acu Gulliver Sinistra Universitaria e la sezione Anpi di Ancona “Gino Tommasi” a sostegno di Zaki che sarà scarcerato

La mobilitazione ad Ancona per Patrick Zaki

ANCONA – Ancona è stata fra le 50 città italiane che hanno atteso l’esito dell’udienza di Patrick Zaki, lo studente e attivista per i diritti egiziano, arrestato il 7 febbraio 2020 con l’accusa di aver diffuso informazioni false dentro e fuori il paese africano.

La mobilitazione, organizzata da Amnesty International, ha visto anche la partecipazione degli studenti universitari con il movimento Acu Gulliver Sinistra Universitaria e della sezione Anpi di Ancona “Gino Tommasi”, i quali si sono ritrovati numerosi nel tardo pomeriggio di ieri – 7 dicembre in Piazza Pertini, nel capoluogo.

Un momento della manifestazione

Alla notizia della scarcerazione Acu Gulliver Sinistra Universitaria ha commentato: «Non possiamo fermarci qui, è necessario continuare a chiedere la piena libertà di Patrick, che rimane sotto processo per la sua attività in difesa dei diritti umani. L’Europa, poi, non può far finta di niente: basta alle relazioni diplomatiche ed economiche con il regime di Al-Sisi. Continueremo a lottare per la sua libertà e per tutti gli studenti oppressi o ingiustamente detenuti».

La vicenda

Ieri (martedì 7 dicembre) si era tenuta la terza udienza del processo a suo carico, a Mansura, in Egitto, dopo che Zaki è rimasto in carcere per 22 mesi, accusato della diffusione di false informazioni attraverso tre articoli giornalistici. Un’accusa per la quale rischia una condanna fino a cinque anni di reclusione visto che non è stato assolto e che anche se verrà rilasciato dal carcere dovrà apparire davanti alla corte di nuovo il 1 febbraio

Lo studente 30enne era stato da poco trasferito dal carcere di Tora, nei pressi del Cairo, in una prigione di Mansura. Rinviato a giudizio lo scorso settembre, è rimasto in carcere in seguito ai continui rinnovi della custodia cautelare, giustificati dalla magistratura egiziana perché lo studente avrebbe commesso il reato di propaganda sovversiva tramite post sul suo profilo Facebook.

© riproduzione riservata