ANCONA – Non chiudere tutto. È l’obiettivo del Super Green pass. Il governo su pressing di una parte delle Regioni, sta lavorando ad un piano in vista delle festività natalizie, occasione di raduni familiari e amicali fra numerose persone. Anche se l’Italia è ancora tutta in zona bianca, i contagi volano in tutto il Paese, e con la situazione pesante che sta contrassegnando il resto d’Europa, con l’Austria da oggi in lockdown, c’è preoccupazione per quello che potrebbe accadere anche in Italia.
Il timore è che l’ondata di nuove positività possa tradursi in una nuova ondata di ricoveri che finiscano per paralizzare di nuovo gli ospedali, con un ulteriore allungamento delle liste di attesa. Per questo si sta accelerando sulla terza dose, che da oggi – 22 novembre – si apre anche per la fascia 40-49 anni, inclusi i care giver di queste età, in anticipo di 10 giorni rispetto alla data inizialmente prevista (primo dicembre). Ad accendere i riflettori sull’importanza del rispetto delle misure anti-contagio (mascherine, distanziamento e igiene mani) è il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.
«I dati di queste ultime settimane – scrive il governatore in un post sulla sua pagina Facebook – ci raccontano, in Italia e in tutta Europa, un aumento dei contagi come era prevedibile con la stagione più fredda. È importante analizzare il peso, ancora contenuto nella nostra regione, dei ricoveri sia in area medica che in terapia intensiva, un risultato evidente della campagna di vaccinazione, rispetto agli stessi mesi dello scorso anno quando la situazione era molto diversa. Proprio per frenare la curva del contagio e tenere sotto controllo i ricoveri ospedalieri – prosegue – , in questa fase così delicata, dobbiamo mantenere alta la guardia e ricordare sempre di mettere in pratica tutte le misure di prevenzione che ormai conosciamo».
Cos’è il Super Green pass
Tra le ipotesi al vaglio del governo nazionale, che potranno concretizzarsi in un decreto ad hoc, c’è quella del Super Green pass, con restrizioni valide solo per chi ha scelto volontariamente (e non per condizioni di salute ostative alla vaccinazione) di non sottoporsi all’inoculazione del vaccino contro il covid, insieme all’obbligo vaccinale per alcune categorie. Il nuovo decreto potrebbe arrivare a giorni, dopo una serie di confronti con i presidenti delle Regioni ed una cabina di regia.
Ma cosa potrebbe accadere? In pratica a partire dalla zona arancione in poi, le restrizioni previste per questa fascia verrebbero applicate, il condizionale è d’obbligo, solo nei confronti delle persone che hanno scelto di non vaccinarsi contro il Sars CoV-2, mentre per i vaccinati e i guariti dall’infezione non sarebbero applicate le misure limitative.
Chi sceglierà di ricorrere al tampone per avere il Green pass, potrebbe non avere più accesso alle attività culturali, sociali e ricreative, come bar, ristoranti, cinema, teatri, musei, bar, palestre e piscine, discoteche e stadi. Per i non vaccinati resterebbe dunque solo la possibilità di accedere ai luoghi di lavoro (con tampone negativo) e ai mezzi di trasporto pubblici. Al momento sembra certo il fatto che verrà ridotto il periodo di validità del Green pass che da 12 mesi scenderebbe a 9, visto che dopo 6 mesi si ha un calo della copertura vaccinale.
Per quanto concerne l’obbligo vaccinale potrebbe interessare i sanitari ed i docenti (già oggetto di obbligo vaccinale per il primi ciclo) ma anche le forze dell’ordine: anche in questo caso il condizionale è d’obbligo per le forze dell’ordine, mentre per sanitari e docenti appare una misura quasi certa. Difficile per ora che il governo possa optare per l’obbligo vaccinale per la popolazione, come deciso invece dall’Austria dove entrerà in vigore a partire da febbraio 2022: in Italia l’obbligo vaccinale sarebbe mal digerito da Lega e Fratelli d’Italia.
Al vaglio anche una riduzione della validità temporale dei test per individuare l’eventuale positività al virus: se il tampone molecolare, ritenuto il più affidabile fra i test, potrebbe restare valido per 48 ore, per l’antigenico rapido dovrebbe arrivare una sforbiciata da 48 a 24 ore, ma si attende il parere del Cts (Comitato tecnico scientifico). Tra le misure che saranno inserite nel decreto anche la proroga dello stato di emergenza, almeno fino al 30 gennaio, quando saranno trascorsi due anni esatti dalla sua proclamazione.