ANCONA – Dopo la seduta fiume di ieri 8 agosto l’approvazione del piano socio sanitario regionale, l’atto più importante della giunta Acquaroli che ridisegna la sanità marchigiana è slittata ed è avvenuta oggi – 9 agosto -, a maggioranza (21 voti a favore e 10 astenuti) non senza polemiche. Il Pd e Movimento 5 Stelle non hanno partecipato al voto, hanno abbandonato i banchi dell’Aula al momento del voto e si sono recapiti sugli spalti, dopo aver criticato aspramente il piano e non aver presentato emendamenti, considerando il piano «inemendabile».
«Dopo la riorganizzazione degli enti sanitari e la creazione delle AST – ha affermato il presidente della Regione Francesco Acquaroli – il piano sociosanitario 23-25 completa il quadro normativo per la riforma della sanità marchigiana. Questo atto consolida la nostra visione strategica di una sanità diffusa e distribuita su tutto il territorio, basata su tre priorità fondamentali e integrate tra loro: la prevenzione, l’assistenza territoriale e l’assistenza ospedaliera, senza dimenticare il ruolo centrale della digitalizzazione dei servizi. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla stesura e all’approvazione di questi importantissimi provvedimenti e tutti gli operatori socio-sanitari che ogni giorno si dedicano con sacrificio e impegno all’assistenza e alla cura della salute dei cittadini. Non dobbiamo dimenticare che fino alla primavera del 2022 la nostra quotidianità era ancora fortemente condizionata dalla pandemia e così lo erano anche le nostre strutture sanitarie. Ora l’attuazione operativa vedrà protagonisti i Direttori del Dipartimento, dell’ARS e delle aziende sanitarie (Ast, Torrette e Inrca) anche con i rispettivi atti aziendali, che renderanno operativa questa riforma».
Una difesa appassionata al piano e all’operato della giunta è arrivata dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini. L’assessore ha ricordato «quando ci siamo insediati c’erano 105 posti letto di terapia intensiva, noi li abbiamo portati a 205, siamo stati i primi a fare lo screening di massa in pandemia» e «i primi ad aver curato con gli anticorpi monoclonali mettendo in sicurezza cittadini e il sistema manifatturiero». «Questa è la differenza con la sinistra che ci aveva lasciato» una sanità in «degrado», un «sistema che abbiamo fatto ripartire». In un passaggio del suo intervento Saltamartini ha ricordato di essere stato un poliziotto e caposcorta, «so cosa significa la violenza delle parole e delle ideologie» ha detto «sono stato professore universitario» non «accetteremo più la denigrazione, quella che costantemente portate in questa Aula». «Abbiamo riavviato la riforma del sistema sanitario – ha aggiunto – saremo in grado di dare quelle risposte che i marchigiani ci hanno affidato, noi lo faremo come voi non lo avete fatto negli ultimi 25 anni». Per Saltamartini il piano socio sanitario «fa onore alla nostra regione» perché «frutto di una lunga concertazione, mai era avvenuto finora: abbiamo preso traccia di ogni richiesta» giunta dai medici, dai sanitari, dai sindacati e dalle associazioni.
«Sappiamo perfettamente quanto ancora sia lunga la strada per raggiungere la sanità che tutti vogliamo nelle Marche, intesa come la tutela della salute prevista dalla nostra Costituzione. Ma ritengo che il Piano abbia la capacità di ridurre le distanze. Il lavoro fatto e l’impegno di tutti vanno proprio in questa direzione» ha detto il presidente dell’Assemblea Legislativa delle Marche, Dino Latini.
«La prima cosa positiva – ha proseguito – è che abbiamo finalmente una mappatura di tutti gli aspetti della salute di ogni cittadino, a partire dalla nascita fino all’invecchiamento. E nel Piano, a mio avviso, è presente un grande concetto di base, vale a dire l’integrazione tra territorio e ospedale, che è di fondamentale importanza rendere stabile ed efficiente».
Secondo Latini i percorsi futuri sono quelli che «dovranno valorizzare, servizi, risorse, personale, stakeholder. E il risultato sarà tanto più importante tenendo conto del grado di prestazioni fornite in base alle reali necessità del singolo cittadino. Rispetto al passato si parla per la prima volta di un dato significativo, forse mai valorizzato, quello legato alle reti, che significa tenere conto dell’appropriatezza della cura, del taglio degli sprechi e della riduzione delle liste di attesa, che tutti ci auguriamo possano subire una drastica flessione o addirittura siano eliminate».
Il relatore di maggioranza Carlo Ciccioli ha sottolineato la compattezza della maggioranza sul documento, rimarcando che il documento è perfettibile e che non c’è mai stato un cronoprogramma: il 2025 ha detto sarà l’anno della messa a terra del piano, prima delle regionali del 2026. Parlando con i giornalisti ha sottolineato che il piano «è molto diverso dal passato» arrivando dopo la pandemia, una fase di «stress test» che «ha cambiato tutto». «Abbiamo di fronte degli indicatori molto importanti» ha spiegato, evidenziando che la pandemia ha fatto emergere delle «criticità» tra le quali «la carenza di personale sanitario», poi ha posto l’accento sull’impatto del Pnrr con il «rinnovo delle strutture» sanitarie, «un elemento di novità e discontinuità rispetto al passato» con «risorse straordinarie che non c’erano mai state» e infine ha sottolineato che «innovazione tecnologica e farmacologica» cambiano il quadro «sia in tema di risorse che in tema di miglioramento della qualità di vita e del prolungamento della vita media» con un impatto «molto forte perché l’allungamento della vita media» che «obbliga all’allungamento delle cure e dell’assistenza alle persone fragilii».
«Siamo di fronte ad una pagina diversa dell’organizzazione sanitaria rispetto al passato e diamo una risposta che è quasi straordinaria» ha aggiunto, insomma, una sanità che riparte da un «anno zero» rappresentato dall’estate del 2022 perché prima «tutto era sospeso» a causa della pandemia». Con l’approvazione della riorganizzazione sanitaria «si è aperto un capitolo nuovo e adesso dentro la riorganizzazione i contenuti e poi l’operatività». Secondo Ciccioli la sfida è quella di «coniugare l’alta specializzazione» con «l’organizzazione sul territorio», il «locale con l’apicale e il movimento della popolazione, perché c’è sempre più uno spopolamento dell’entroterra» e un «accentramento su altre aree». L’altro tema messo sul tavolo da Ciccioli è quello del recupero del personale sanitario «in realtà a volte abbiamo i fondi per assumere i medici e non ci sono i medici che presentano domanda, questa è una criticità grandissima».
Poi l’attacco al Pd: «dal Partito democratico il festival della demagogia, del vuoto pneumatico dei contenuti, delle dichiarazioni autoreferenziali e degli interventi farciti di menzogne politiche» ha detto, spiegando che «è mancato il mea culpa sul passato, ciò che i marchigiani tutti si sarebbero attesi, tranne che dalla consigliera Manuela Bora che, e le fa onore, ha chiesto scusa ai marchigiani per quanto da loro non fatto in materia sanitaria. Mi aspetterei altre scuse anche dai vertici del Pd marchigiano, ma non credo arriveranno, non tutti hanno l’onestà intellettuale mostrata in questo caso dall’ex assessore Bora».
Per Ciccioli dal Pd non è arrivato «nessun apporto» alla stesura del piano «manifestato dalla mancanza di emendamenti, ordini del giorno e qualsiasi altro atto di indirizzo, nonostante l’apertura massima dimostrata in Commissione e in Aula, di cui hanno approfittato ordini professionali, associazioni dei malati, sindacati di categoria e società scientifiche. È un segno preoccupante per un’opposizione che non ha idee, non è in grado di produrre progetti in favore dei marchigiani, rimanendo ancorati alla ricetta, nefasta, della Giunta Ceriscioli che è stata giudicata severamente non solo da noi. Ma, oggettivamente, da due fattori oggettivi: la pandemia e la democrazia».
«La prima – ha aggiunto -. ha messo in luce come il perno della loro contro-riforma sanitaria caratterizzato da un accentramento dei servizi nei soli ospedali dei capoluoghi, sguarnendo la maggior parte dei territori regionali, in particolar modo le aree interne. La democrazia, invece, si è espressa chiaramente con il voto popolare. E la nostra riforma, che si completa con il Piano Socio Sanitario, è ciò che abbiamo detto ai marchigiani, in modo coerente e concreto».
Per Ciccioli il piano varato dalla giunta Acquaroli «ha una propria sostenibilità economica, che recepisce le falle messe in luce dalla Pandemia, che favorisce ed implementa una sanità diffusa e capillare, avvicinando i servizi a tutti i marchigiani a prescindere dal luogo di residenza. Un Piano che contribuirà ad elevare la specializzazione del personale e delle strutture, decongestionando i Pronto soccorso e proponendo un’integrazione più equilibrata e meno sfavorevole per il pubblico con il privato. La sanità privata, – continua – che è stata dilatata all’incredibile nella scorsa legislatura, è nella necessità di essere rivisitata ben sapendo che è utile, ma all’interesse generale e non facendo concorrenza al pubblico nell’assunzione del personale. Si punta sulla Telemedicina e l’informatizzazione, settori non sviluppati in tutti questi anni, asset sui quali puntiamo in particolar modo. Si affronta il nodo delle Liste d’attesa, altra problematica ereditata dal passato ed acuita con la pandemia e la cronica carenza di personale sanitario assumibile, costringendo l’utenza a rivolgersi al privato» e infine «affronta lo sbilanciamento dovuto al buco nero della Mobilità passiva, anche questo gravosa eredità delle Giunte di sinistra, 160 milioni di euro in uscita con 60 milioni di squilibrio rispetto alla mobilità attiva, soldi con cui invece si potrebbe assumere personale sanitario e investire su nuove tecnologie, aspetto questo – conclude Ciccioli – a cui stiamo cercando di porre un freno concreto e veloce».
Il capogruppo del Pd Maurizio Mangialardi, relatore di minoranza del provvedimento ha ribadito in Aula la posizione già espressa lunedì nella conferenza stampa del gruppo assembleare. Per il dem il piano socio sanitario regionale «farcito di tutte le sollecitazioni» e «senza obiettivi né scelte, non c’è una fattibilità economica e finanziaria». Dopo aver definito il piano «non emendabile» e «piano dell’inganno» il dem ne ha chiesto il ritiro: «Facciamo un discorso serio – ha detto -. Con una partecipazione adeguata e risorse adeguate. E faremo una cosa buona». «Un piano che illude il cittadino e il paziente e non dà risposte» né «su liste d’attesa» né su «pronto soccorso». «Il Piano – ha sottolineato Mangialardi – non può essere astratto ma deve avere un piano economico e finanziario per dimostrare la ricaduta delle scelte». Insomma, per il dem una occasione persa per cambiare la sanità, anche attraverso un confronto con l’opposizione, dopo il periodo di pandemia da Covid-19.
«Non avete messo una risorsa per il personale» ha attaccato, spiegando «noi usciamo, non partecipiamo» al voto, «ma da domani mattina prenderemo quel piano» e «lo riempiremo», saremo «i custodi della salute dei cittadini. Lasciamo l’Aula». Con il Pd è uscito dall’Aula anche il Movimento 5 Stelle, un fatto criticato da Ciccioli in una mozione d’ordine che ha parlato di azione «inutile per i marchigiani che si aspettano atti» e «innocua per la maggioranza». Il presidente del Consiglio regionale, Dino Latini, ha invitato i dem a rimanere in Aula, ma il gruppo è uscito e non ha preso parte alla discussione finale e al voto.
Una difesa appassionata al piano e all’operato della giunta è arrivata dall’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini. L’assessore ha ricordato «quando ci siamo insediati c’erano 105 posti letto di terapia intensiva, noi li abbiamo portati a 205, siamo stati i primi a fare lo screening di massa in pandemia» e «i primi ad aver curato con gli anticorpi monoclonali mettendo in sicurezza cittadini e il sistema manifatturiero». «Questa è la differenza con la sinistra che ci aveva lasciato» una sanità in «degrado», un «sistema che abbiamo fatto ripartire». In un passaggio del suo intervento Saltamartini ha ricordato di essere stato un poliziotto e caposcorta, «so cosa significa la violenza delle parole e delle ideologie» ha detto «sono stato professore universitario» non «accetteremo più la denigrazione, quella che costantemente portate in questa Aula». «Abbiamo riavviato la riforma del sistema sanitario – ha aggiunto – saremo in grado di dare quelle risposte che i marchigiani ci hanno affidato, noi lo faremo come voi non lo avete fatto negli ultimi 25 anni». Per Saltamartini il piano socio sanitario «fa onore alla nostra regione» perché «frutto di una lunga concertazione, mai era avvenuto finora: abbiamo preso traccia di ogni richiesta» giunta dai medici, dai sanitari, dai sindacati e dalle associazioni.
Per la capogruppo del Movimento 5 Stelle Marta Ruggeri il piano socio sanitario «è un libro dei sogni dove l’eccellenza e l’efficienza rimarranno solo sulla carta». «Un Piano a- ha detto – d’invarianza finanziaria, senza la necessaria previsione di risorse umane e finanziarie per realizzarlo, senza programmazione né visione di una sanità pubblica a servizio dei cittadini, che tralascia ogni intervento riguardante il settore socio-sanitario. Un piano carente rispetto ai fabbisogni della popolazione, per esempio non viene trattato in maniera approfondita come si vuole intervenire sulle liste d’attesa e sulla mobilità passiva, che sono tra i problemi più sentiti nella nostra regione».
Nel provvedimento per Ruggeri nel piano «non si analizza il fabbisogno del personale medico né infermieristico quando invece, data la recente esperienza della pandemia, avrebbe dovuto concentrarsi con assoluta urgenza su questo fronte, rafforzando la dotazione organica e stabilizzando il personale precario. Ci troviamo di fronte ad un piano confuso e carente in tutti i suoi aspetti: per migliorarlo non sarebbe bastato presentare emendamenti. Bisognerebbe riscriverlo completamente per restituire dignità alla sanità pubblica della nostra regione.
Appare evidente – ha concluso – con questo Piano Socio Sanitario che chi governa questa regione non ha ascoltato le esigenze del territorio e degli stakeholder: una mancanza che purtroppo peserà su tutti i cittadini in un settore già al collasso».