ANCONA – In un noto liceo di Ancona sono stati scoperti dei ragazzi di prima con delle pistole giocattolo nella cartella, acquistate durante una gita scolastica. Una bravata, fatta per gioco, poi scoperta e sanzionata dai docenti e dalla dirigente scolastica. Nello stesso liceo un ragazzo ha spintonato una compagna di classe per le scale e la stessa è finita al pronto soccorso. La studentessa non ha riportato fratture, ma l’incidente non è passato inosservato. In un istituto tecnico di Jesi un ragazzo che era stato beccato col cellulare in classe è stato ammonito con una nota. Andando su tutte le furie, lo studente ha sollevato un banco e lo ha scaraventato a terra, di fronte agli occhi attoniti della docente e dei compagni di classe.
Un crescendo di violenza, verbale e fisica, che ormai è divenuta l’indesiderata inquilina del sistema scolastico italiano. E i docenti, in questo mare magnum di irruenza, appaiono sempre più soli, sprovvisti dall’alto di strumenti efficaci per tutelare sè stessi, pur continuando a svolgere la loro primaria funzione di educatori.
C’è la percezione che gli adolescenti non abbiano più la piena consapevolezza dei gesti che compiono. Bensì la prepotenza sia diventata parte integrante della quotidianità, assumendo i connotati di una pratica consolidata. Anni fa si pensava che gli studenti con disturbi del comportamento o con delle difficoltà relazionali fossero confinati nelle scuole professionali, bollati come “ragazzi difficili”. Oggi invece capita che in un liceo nella periferia di Milano, un ragazzo, dopo aver preso un brutto voto in italiano, accoltelli alle spalle la sua professoressa, al termine di un diverbio. Un gesto estremo, certo, che però mostra un’escalation di aggressività che contraddistingue la vita dietro i banchi di scuola.
Ce lo conferma Moris Valverde, docente di storia dell’arte alla scuola media Montalcini di Chiaravalle: «Gli episodi di violenza nei confronti dei docenti sono all’ordine del giorno. Una mia collega di religione, anni fa, dopo aver messo un brutto voto, si è ritrovata minacce di morte scritte sul registro elettronico. Se noi docenti mettiamo un brutto voto ci ritroviamo la schiera dei genitori dalla preside, che si lamentano e ci attaccano».
Il prof individua nella solitudine dei ragazzi di oggi, una delle cause evidenti del degrado dell’istruzione: «Gli adolescenti vengono spesso ‘parcheggiati’ davanti alla playstation per ore, o ancor peggio hanno accesso illimitato a internet e ai social network, e questo contribuisce a farli crescere senza comprendere il limite tra finzione e realtà. Ci sarebbe bisogno di regole – continua il prof- che contribuiscano a far percepire gli insegnanti come figure autorevoli nella società».
Anche la dirigente scolastica del liceo Galileo Galilei, Alessandra Rucci conferma una crescente difficoltà nello svolgimento delle attività scolastiche quotidiane, a causa dell’ intrusività dei genitori: «Il tema della fragilità educativa è alla base dei cambiamenti, non sempre positivi, della scuola di oggi. Le famiglie non sono più alleate dell’istruzione, bensì tendono a fare scudo e a proteggere i ragazzi a prescindere. Si è persa quella sinergia educativa, quel rapporto fiduciario tra scuola e famiglia». La preside individua nella mancanza di progettualità, che spesso caratterizza l’età adolescenziale, una delle cause della fragilità dei ragazzi: «Come diceva Vittorino Andreoli, se non c’è visione di futuro, subentra la devianza. Noi al liceo Galilei organizziamo dei progetti in cui gli studenti si mettono al servizio del territorio: vanno a fare volontariato nelle case di riposo o sistemano le sedi delle associazioni del territorio. Bisogna dare ai ragazzi dei luoghi di aggregazione e bisogna farli sentire utili».
La scuola tenta in tutti i modi quindi di ‘sentirsi meno sola’ investendo sempre di più nel dialogo educativo. Lo conferma anche la dirigente scolastica del liceo Cambi Serrani Stefania Signorini, sindaca di Falconara, che organizza cene didattiche tra studenti, docenti, genitori e personale scolastico: «C’è necessità di conoscersi e fidarsi l’uno dell’altro, quindi noi tentiamo grazie a delle iniziative di aggregazione di costruire un rapporto costante con le famiglie. È evidente che tempo fa la figura dei docenti veniva rispettata di più. Oggi questa fiducia va conquistata giorno dopo giorno».