Ancona-Osimo

«Mancinelli? Non so perché sta ancora nel Pd», volano stracci tra dem – 5 Stelle e Azione. Botta e risposta dopo la visita di Calenda

Uno scontro che si è acceso dopo la visita ad Ancona del leader di Azione, Carlo Calenda, al Ridotto delle Muse, che tra le altre cose si era detto disponibile al dialogo con i dem in presenza di persone valide come la candidata Ida Simonella

Carlo Calenda
Carlo Calenda

ANCONA – Scoppia la polemica fra Pd e Movimento 5 Stelle da un lato e Azione dall’altro. Uno scontro che si è acceso dopo la visita di ieri ad Ancona, del leader nazionale di Azione, Carlo Calenda, al Ridotto delle Muse per presentare il suo libro La libertà che non libera. Una occasione nella quale, parlando con i giornalisti, aveva toccato numerosi temi, dalla manovra del governo, alle proposte del Terzo Polo, per approdare poi alle vicende della politica locale, con l’esito delle primarie nel capoluogo in vista delle elezioni comunali del 2023.

Calenda in particolare, rispondendo ai cronisti che gli avevano chiesto chiarimenti circa l’appoggio al candidato sindaco di centrosinistra Ida Simonella, aveva affermato: «Convintamente abbiamo partecipato alle primarie di coalizione: è uscito fuori un nome convincente (Ida Simonellandr)» e ancora «se c’è una persona in gamba e capace, perché non devo andare insieme al Pd? Non c’è una pregiudiziale, c’è sui cinquestelle, non perché siamo cattivi, ma perché governare con i cinquestelle è impossibile perché non ti fanno fare neanche una strada», al di là di questo «noi siamo disponibili al dialogo a patto che le persone siano di qualità e con competenze».

Parlando dell’operato della sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, Calenda aveva ricordato che «vinse anche il premio di miglior sindaco del mondo» aggiungendo «è una di quelle figure, come Giorgio Gori, che non si capisce perché stiano ancora nel Pd».

Jacopo Francesco Falà segretario provinciale del Pd

Affermazioni che hanno suscitato la reazione del segretario provinciale del Pd, Jacopo Francesco Falà che afferma: «Calenda pensi al suo partito prima di parlare degli amministratori del Pd». «La sortita anconetana di Carlo Calenda con il suo maldestro tentativo di campagna acquisti è tanto ridicola quanto inopportuna – afferma – . La tragedia politica di Calenda è umanamente comprensibile: ad Ancona, il suo partito è già stato oggetto di un fenomeno di dimissioni di massa che ha lasciato solo pochi iscritti. Inoltre, è notizia proprio di oggi che ben 31 membri del Direttivo romano di Azione si sono dimessi, causando la decadenza dell’intero organismo, ora commissariato. Le motivazioni di queste dimissioni sono perspicue: “Rassegniamo le nostre dimissioni dalla Direzione romana per il venir meno del rapporto di fiducia con l’attuale segreteria a causa di una gestione personale e personalistica del partito, la mancanza di momenti di aggregazione e di discussione interna, l’assenza di lavoro politico sul territorio».

Secondo Falà «per via di modalità di gestione discutibili, Calenda ha tradito la fiducia dei suoi iscritti e ora tenta di fare proselitismo nel Pd. Un atteggiamento non rispettoso nei confronti del nostro partito. Azione e Partito Democratico sono forze che potrebbero e dovrebbero dialogare, non rubarsi vicendevolmente iscritti. Il problema è che Azione, a causa del settarismo di Calenda, rifiuta ogni tipo di confronto con il Pd. Per esempio, Azione avrebbe potuto rispondere positivamente all’invito che abbiamo lanciato per un incontro tra i segretari provinciali delle forze di centrosinistra che terremo il prossimo martedì 6 dicembre a Jesi. E invece, si nega anche solo per sedersi al tavolo, per discutere, per avviare un confronto. Non mi sembrano gli atteggiamenti costruttivi di cui avremmo bisogno – afferma -per costruire un progetto credibile e sconfiggere la destra. Sempre che la destra la si voglia sconfiggere, o forse si preferisce stringerci subdole alleanze».

Infine il dem consiglia Calenda: «Se vuole fermare l’emorragia di iscritti, l’esodo e la fuga complessiva di militanti ed elettori, invece di mettere in atto improbabili OPA sul Pd, più proficuamente potrebbe provare ad assumere un atteggiamento dialogante non solo verso la Meloni, ma anche verso il popolo del centrosinistra. Molti “azionisti” non sono affatto contenti di accodarsi a politiche di estrema destra, di andare a braccetto con Fratelli d’Italia, di sposare l’azione di questo governo. Provi – conclude -a portare rispetto per le posizioni di chi ritiene ancora valide le ragioni del centrosinistra, vedrà che ne otterrà risultati positivi».

Tommaso Fagioli, coordinatore regionale di Azione

Immediata la replica del coordinatore regionale di Azione Tommaso Fagioli: «Dialogo con il Pd? Dove ci sono candidati capaci e dove c’è riformismo». Fagioli in particolare puntualizza, replicando a Falà, che non c’è «nessuna dimissione di massa: Azione ad Ancona perse sette iscritti nel 2020 dopo la ‘questione’ Sanna. Il risultato delle ultime elezioni politiche dimostra che il partito sta crescendo nelle Marche, a dispetto di quanto sostiene il Pd».

Secondo il coordinatore di Azione, il partito di Calenda «dialoga con il Pd senza pregiudiziali, come ha spiegato anche Calenda, un dialogo possibile dove ci sono candidati capaci come Ida Simonella, che abbiamo contribuito ad eleggere alle primarie. Ma forse per il segretario Falà la provincia di Ancona finisce alle porte del capoluogo».

«Per quanto riguarda il tavolo del centrosinistra a Jesi (previsto per il 6 dicembre) non vi parteciperemo – conclude Fagioli – perché come abbiamo più volte puntualizzato, laddove il Pd si pone in ottica riformista noi ci siamo, mentre quando va ‘a braccetto’ con i 5 Stelle non può esserci intesa in quanto le visioni sono diametralmente opposte».

Ad aggiungersi alla polemica è anche il Movimento 5 stelle di Ancona che esprime la sua «gratitudine a Calenda, ‘mr. Confindustria’, che, nel suo intervento alle Muse ieri ha saputo evidenziare mirabilmente una serie di concetti certamente condivisibili: la Mancinelli non ha nulla a che fare con la sinistra; il Pd, che si è già presentato debole e diviso alle primarie (dove con un battage pubblicitario degno di miglior causa ha messo insieme meno di 4mila voti, equamente divisi tra i due candidati) è disorientato e spaccato nel profondo, tanto che numerosi suoi esponenti di spicco hanno risposto al richiamo di un uomo, il sor Calenda appunto, che come partito li ha già sedotti e abbandonati sanguinosamente due volte».

«Nell’indicarci come l’unica forza con cui non può colloquiare, Calenda, fresco reduce da una offerta di collaborazione alla Meloni, – prosegue il M5s di Ancona – ci riconosce come unico soggetto non assimilabile, quindi sostanzialmente diverso dagli altri. Per tutti coloro che non sono soddisfatti della politica predatoria, della spartizione e dei compromessi che lui chiama ‘governare’, il M5s è di fatto l’unica reale alternativa, nel paese ed ‘in’ Ancona. Grazie, Carlo. – conclude il M5s di Ancona -, noi non avremmo saputo dirlo meglio».