ANCONA – Dai 39 ai 49 minuti in meno da Ancona a Roma grazie al potenziamento ferroviario della tratta Orte – Falconara. Il documento programmatico approvato dalla giunta il 17 maggio, è stato illustrato questa mattina a Palazzo Raffaello dal presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, dall’assessore alle Infrastrutture, Francesco Baldelli e dall’architetto della Regione Marche Nardo Goffi.
Gli interventi consisteranno nella velocizzazione fino a 200 chilometri orari nella tratta Falconara – Castelplanio, e il raggiungimento della velocità massima nei tratti in cui i 200 chilometri orari non è possibile, un nuovo collegamento da Fabriano e Castelplanio con un bypass ad Albacina a doppio binario, il raddoppio della Fabriano – Albacina e il raddoppio Spoleto – Terni (non inserito all’interno del Recovery Fund). Manca il raddoppio Fabriano – Foligno ma Rfi si è impegnata per formalizzare ad Italfer la progettazione degli interventi.
Costo totale degli interventi 1 miliardo e 231 milioni, di cui a disposizione ci sono 525 milioni dei quali 510 milioni dal Pnrr Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e 15 milioni dalle risorse dell’aggiornamento del contratto di programma 2018-2019. Altri 706 milioni saranno da recuperare, parte entro il 2026 e parte entro il 2030. Il risparmio in termini di tempo di percorrenza tocca i 49 minuti nel caso di treni incrocianti, che grazie al doppio binario non dovranno più rallentare perché non si incrociano più.
«È il vero cambio di passo voluto dalla giunta Acquaroli» ha affermato l’assessore Francesco Baldelli, sottolineando: «abbiamo recuperato anni di svantaggi». «In questi sette mesi – prosegue – ci siamo messi a lavorare sui dossier più scottanti della nostra Regione, che hanno determinato il gap infrastrutturale che sta vivendo al comunità marchigiana da decenni. Questa volta ci siamo, abbiamo inserito il raddoppio e la velocizzazione della Tratta Orte – Falconara tra gli interventi del Recovery Plan».
L’assessore ha sottolineato che si tratta di un’opera attesa da decenni e che oltre a portare un risparmio sui tempi di percorrenza del trasporto passeggeri, consentirà di ridurre i tempi di percorrenza anche del trasporto merci, in linea con gli obiettivi posti dall’Unione Europea per il 2030, quando il 30% del traffico merci dovrà viaggiare in maniera sostenibile, via mare o via ferroviaria.
Interventi «funzionali anche al potenziamento e al futuro ruolo del porto di Ancona» ha affermato l’assessore, annunciando che è previsto nel piano anche il potenziamento dell’Interporto di Jesi, con un modulo di 750 metri (prima era di 450 metri) per l’arrivo dei treni. L’obiettivo, come ha spiegato Baldelli, è quello di «rilanciare porto, aeroporto e interporto con dotazioni infrastrutturali che possono prefigurare un futuro di grande interesse».
Tra gli interventi in vista, come ha annunciato l’assessore, ci sarà anche la meccanizzazione del trasporto passeggeri dall’arrivo dei binari dedicati alla tratta Orte – Falconara, fino all’interno della stazione di Roma, dove ci sono tempi di percorrenza di 15 minuti: «Un altro progetto che stiamo portando avanti perché riteniamo che l’Italia centrale debba avere la stessa dignità di ogni altra Regione italiana»..
Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli ha parlato di un’opera strategica «importantissima anche per il collegamento Tirreno-Adriatico». «È il massimo di quello che potevamo ottenere in questa fase – prosegue – un orgoglio e un primo punto di partenza per la Regione».
Il governatore ha spiegato che è in corso un «coordinamento politico» con la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, «per avviare un ulteriore potenziamento della tratta Foligno – Fabriano», così da recuperare ulteriori 30 minuti sui tempi di percorrenza, ed ha aggiunto che per questo obiettivo, ancora non previsto, c’è l’impegno da parte di Rfi ad «attivare il progetto di fattibilità».
L’architetto Nardo Goffi ha spiegato che su alcune tratte, grazie agli interventi, la velocità dei treni passerà dai 150-180 ai 200 chilometri all’ora, inoltre ha puntualizzato che le stazioni storiche rimarranno. I lavori non comporteranno disagi dal momento che la maggior parte degli interventi consisteranno nella realizzazione di nuove tratte.
L’assessore Baldelli, sollecitato a margine della conferenza stampa dai giornalisti sulla tratta Fano – Urbino, ha spiegato che la Regione Marche è «in attesa delle volontà del governo e degli studi di fattibilità che gli ingegneri di Rfi stanno predisponendo». L’assessore ha aggiunto: «diciamo a Rfi e al governo nazionale che ci sono dei punti di criticità su quella tratta, che ovviamente dovranno essere presi in considerazione nello studio di fattibilità. Qualora si decidesse per il ripristino della tratta – afferma -, dovranno essere superati questi problemi. Gli investimenti saranno ingenti ma qui sarà il governo a dover decidere».
Inoltre ha annunciato: «vogliamo fare un ulteriore passo in avanti e parliamo anche del sud delle Marche, dove c’è già un investimento importante di 40 milioni di euro, già sponsorizzato dalla Regione, per l’elettrificazione della Civitanova-Albacina, poi da Albacina a Fabriano si giunge verso la capitale».
Risorse alle quali «si aggiungeranno nell’accordo di programma altri 70 milioni per il completamento dei lavori – spiega -, ma noi vorremmo che a questo punto poi si studiasse anche la realizzazione e il ripristino della Fano-Urbino, la possibilità che i cittadini della terza città delle Marche, la seconda della provincia di Pesaro-Urbino, possano arrivare sino a Fabriano e da Fabriano verso Roma o verso Macerata o Civitanova Marche e poi a Porto d’Ascoli e Ascoli, sfruttando anche la linea elettrificata».
Sollecitato sulla necessità di avere collegamenti rapidi anche sul fronte stradale così da consentire ai marchigiani di raggiungere più velocemente le strutture ospedaliere della Regione, l’assessore ha affermato «abbiamo avuto un mandato preciso dagli elettori marchigiani: non più ospedali unici, e la pandemia ha rafforzato questa idea, sì a una rete sul territorio che preveda dei filtri verso gli ospedali di eccellenza, situati per ovvie ragioni nelle zone più densamente popolate della regione».
«Se vogliamo una rete ospedaliera e sanitaria che funzioni sul territorio – conclude -, dobbiamo avere una mobilità sostenibile e in grado di consentire il collegamento tra filtri e ospedali maggiori, che erogano prestazioni più complesse».