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Povertà in crescita nelle Marche, nel 2022 incidenza sale all’8.6%

Nelle Marche l'incidenza della povertà relativa passa dal 6.9% del 2021 all'8.6% del 2022, un dato superiore alla media registrata nel Centro Italia (6.5%) ma inferiore a quello nazionale (10.9%). L'analisi di Federconsumatori

ANCONA – Cresce la povertà nelle Marche. A certificarlo sono gli ultimi dati Istat relativi al 2022. Nelle Marche l’incidenza della povertà relativa passa dal 6.9% del 2021 all’8.6% del 2022, un dato superiore alla media registrata nel Centro Italia (6.5%) ma inferiore a quello nazionale (10.9%). Trend in incremento anche nel resto del Paese, anche se a registrare il dato più negativo è il Sud d’Italia.

Nel Nord l’incidenza della povertà relativa familiare si attesta al 6,3%, con valori più elevati nel Nord-ovest (6,7%) rispetto al Nord-est (5,8%), nel Centro è del 6,5%, mentre nel Mezzogiorno sfonda la quota del 20% (20,5%). Su scala regionale Calabria (31,6%), Campania (22,1%) e Puglia (21%) sono le regioni che registrano valori più elevati di incidenza di povertà tra le famiglie, mentre in Trentino-Alto Adige (con un’incidenza del 3,8%) e Lazio (5,5%) i valori più bassi.

In Italia sono in povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie, l’8,3% del totale (nel 2021 era il 7,7%) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7%) anche questo un dato in crescita rispetto al 2021 quando si fermava al 9,1%. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è del 28,9%, mentre si ferma al 6,4% per le famiglie composte solamente da italiani.

Serena Cesaro presidente provinciale Federconsumatori Ancona

Un quadro «imputabile alla forte accelerazione dell’inflazione registrata nel 2022 – si legge nel report dell’Istat – (+8,7% la variazione dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo – IPCA), il cui impatto è risultato particolarmente elevato per le famiglie meno abbienti». «L’inflazione è la goccia che ha fatto traboccare il vaso – spiega Serena Cesaro Federconsumatori Ancona – venivamo già dalla pandemia di Covid-19, dai rincari energetici legati alla guerra in Ucraina e dai numerosi rincari che hanno toccato il carrello della spesa, i carburanti, i mutui, gli affitti».

Federconsumatori fa notare anche che ad influire sui dati relativi alla povertà nelle Marche sono anche «le pensioni, tra le più basse in Italia e il precariato: finita la stagione estiva, in cui la nostra economia è un po’ più florida, adesso c’è uno stallo dal punto di vista occupazionale».

Famiglie numerose, con minori e stranieri, le più povere

Ad essere in povertà assoluta sono soprattutto le famiglie in affitto (17,6%) e quelle più numerose (incidenza del 22,5% nelle famiglie con cinque e più componenti e 11,0% tra quelle con quattro). Il disagio più marcato si osserva nelle famiglie con tre o più figli minori (incidenza 22,3%) così come quelle monogenitoriali (11,5%). La povertà cala all’aumentare dell’età dei suoi componenti: le famiglie più giovani hanno minori capacità di spesa per via di redditi mediamente più bassi e di minori risparmi.

Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono 720mila, con un’incidenza dell’11,8% (11% nel 2021), ma la diffusione del fenomeno aumenta al crescere del numero di figli minori presenti nella famiglia (6,5% per le coppie con un figlio minore, 10,6% per quelle con due figli minori e 21,0% per le coppie con tre o più figli minori) ed è significativa tra le famiglie monogenitore con minori (13,3%).

Gli stranieri in povertà assoluta sono oltre un milione e 700mila, con un’incidenza pari al 34,0%, quattro volte e mezzo superiore a quella degli italiani (7,4%). Tuttavia, per questi ultimi si registra un incremento della povertà assoluta a livello nazionale (7,4% dal 6,9% del 2021), ma anche nel Nord e nel Mezzogiorno (rispettivamente 5,4% e 11,4%, da 4,9% e 10,6% dell’anno precedente). Le famiglie in povertà assoluta sono nel 70,0% dei casi famiglie di soli italiani (quasi 1 milione e 526mila, incidenza pari al 6,4%) e per il restante 30% famiglie con stranieri (661mila, incidenza pari al 28,9%), pur rappresentando queste ultime solamente l’8,7% del totale delle famiglie.

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