ANCONA – È di nuovo polemica sui premi ai sanitari che hanno avuto parte attiva nell’emergenza coronavirus. A sollevare la questione è il Nursind che per voce della segretaria territoriale di Ancona Elsa Frogioni torna all’attacco della Regione, non risparmiando i colleghi delle altre sigle sindacali (Cgil, Cisl e Uil, Nursing Up, Fis e Fials) rei, a suo parere, di aver siglato il 28 maggio scorso un accordo definito «beffa» per stabilire i criteri di erogazione del riconoscimento economico.
Riconoscimento che però non è ancora arrivato. «Nonostante i sacrifici
realizzati, l’Asur Marche area Vasta 2, l’Inrca e l’AOU Riuniti di Ancona ad oggi hanno erogato solo le indennità di terapia intensiva e malattie infettive ai colleghi impegnati nell’assistenza diretta dei pazienti affetti dal covid-19, una cifra media ridicola che per i famigerati mesi di febbraio, marzo, aprile, consta in media di circa 100 euro/mese. Nessuna indennità di rischio infettivo per chi ha comunque prestato regolare servizio e garantito la continuità assistenziale durante la pandemia nelle degenze e strutture territoriali», scrive Elsa Frogioni in una nota.
La segretaria del Nursid Ancona parla di «accordo beffa» riferendosi a quello siglato fra Regione e sindacati, «frutto della massima
incompetenza. Risorse economiche stanziate insufficienti e malamente distribuite, alla Dirigenza medica che pesa numericamente circa 1/3 del personale sanitario è stato attribuito praticamente più del 50% del fondo, poi alle varie aziende pubbliche regionali i fondi sono stati suddivisi in percentuale a seconda del numerosità del personale dipendente. Una divisione “dei pani e dei pesci” senza i criteri oggettivi dell’impegno
profuso dalle varie aziende sanitarie regionali, che sappiamo non essere stato sicuramente uniforme».
Fra le strutture maggiormente impegnate secondo il Nursind ci sono l’Area Vasta 2, gli Ospedali Riuniti di Ancona, l’Inrca, l’Area Vasta 1 e gli Ospedali Riuniti Marche Nord, mentre «le altre aree vaste hanno dato notevole supporto, particolarmente in alcune sedi come l’ospedale di Camerino e nei servizi di area critica. La Regione Marche, quindi aveva tutti gli elementi per definire criteri di equità, giustizia e impegno, invece ha preferito lavarsene le mani, insieme a sindacati compiacenti, ha scelto la solita iniqua distribuzione “a pioggia” e cosa ancor peggiore, rimandare ad accordi decentrati l’onere di “regolamentare” ciò che già in partenza è iniquo e avulso dalle oggettive necessità e promesse».
Insomma per Elsa Frogioni in realtà «non ci sono i mille euro» puntualizza, nel sottolineare che ai sanitari «sono state negate ferie, congedi, permessi, anche quando richieste per assistere propri familiari e figli».
A condividere il ritardo nell’erogazione delle premialità c’è anche Fp Cisl Marche che per voce del segretario regionale Luca Talevi fa sapere che «la Regione è in ritardo abissale e ogni ulteriore slittamento è inammissibile» ecco perché i sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil hanno sollecitato proprio nei giorni scorsi il presidente Luca Ceriscioli a premere sull’acceleratore per «convocare il più rapidamente possibile il tavolo di confronto così da implementare il primo accordo siglato a fine maggio e destinare finalmente il budget definitivo di mille euro lordi per le premialità ai sanitari».
«Si è perso tempo prezioso – sottolinea Talevi -, dal momento che il Decreto Rilancio è già stato convertito in legge nei giorni scorsi», poi la stoccata verso il Nursind: «È paradossale che una sigla sindacale che non ha firmato il contratto nazionale di lavoro e che quindi non può partecipare ai tavoli di confronto vada a censurare ciò che viene fatto, se era per loro i lavoratori non avrebbero avuto niente». Talevi ribatte anche alle accuse di una distribuzione iniqua delle premialità: «tutte le risorse vengono distribuite in maniera equa, il 67% sono destinate ai lavoratori del Comparto e il 33% alla Dirigenza medica».