ANCONA – C’è dal 2002 grazie ai residenti della piccola frazione di Ancona. Ha quasi vent’anni il presepe vivente di Candia che lo scorso 4 maggio, festa del patrono, ha ricevuto il Ciriachino d’oro come riconoscimento di qualcosa che vale e che è legato alla città. A tracciarne la storia e i contenuti è Luigino Bronzini, interpellato da CentroPagina per raccontare come il presepe sia nato.
«È nato su iniziativa mia e di alcuni parrocchiani di Candia – spiega Bronzini – nel bellissimo parco della chiesa Ricotti che si trova nella zona commerciale della Baraccola. Era abbandonato da anni e non più percorribile quando tutti insieme abbiamo iniziato, a settembre 2002, con tantissimo entusiasmo, a ripulire una zona del bosco per poter svolgere la prima edizione. Ci abbiamo messo tanta fatica, lavorando giorno e notte, riuscendo ad aprire per Natale. Oggi, a distanza di 20 anni, abbiamo un presepe vivente che si sviluppa su tutto il bosco con un percorso di 1.800 metri, dove vi sono raffigurare 42 scenografie tratte dal Vangelo che rappresentano la nascita di Gesù, alcune di esse con figuranti che recitano». Per la frazione è stata una bella sorpresa il Ciriachino e anche per Bronzini.
«Chi arriva a visitarlo entra in un villaggio – continua Bronzini – dando la sensazione di un’altra realtà, dove si possono ammirare mestieri di una volta, assaporare pane appena fatto, caldarroste, formaggio e ricotta mentre la fanno, polenta e tanto altro. Tutto con 200 figurati, animali di ogni genere, guardie romane a piedi e a cavallo e, per chiudere, la natività sempre con bambino vero in una grotta con il bue e l’asinello dove si può ammirare anche una bella nevicata».
Un presepe a cui c’è legata tutta la città e che per la pandemia lo scorso anno è saltato. L’idea venuta a Bronzini e ai parrocchiani nasce da una serie di circostanze. «Sono sempre stato amante dei presepi – aggiunge -; la parrocchia, come tutte, non aveva possibilità economiche, così ho lanciato l’idea di quel meraviglioso parco. Al tempo ero stato eletto presidente del circolo la Casetta, dislocato all’interno del parco di S. Raimondo. Subito però non tutti erano d’accordo viste le condizioni, ma con la mia testardaggine e visto che comunque io sarei andato avanti con il progetto, giorno dopo giorno le persone che collaboravano aumentavano. Siamo arrivati a lavorare di notte con 15 persone e con un entusiasmo mai visto e arrivando a creare tutto quello che abbiamo oggi». A dare una mano anche i soci del circolo Anspi La Casetta.