ANCONA – «Lavorare così è molto demotivante, non ci sentiamo ripagati di tutto l’impegno che mettiamo quotidianamente». Marina Giuliani, fisioterapista presso la struttura Villa Adria di Ancona, del gruppo Kos Care, spiega così le ragioni che hanno spinto il personale della rete riabilitativa del Santo Stefano, a manifestare in presidio per la prima volta. Un’iniziativa per chiedere parità di trattamento salariale e normativo rispetto ai colleghi che lavorano nelle strutture pubbliche.
Una protesta accesa che ha visto gli operatori occupare per qualche istante via Flaminia, armati di cartelloni sui quali hanno veicolato il loro messaggio di protesta. «Siamo in una situazione surreale – prosegue la fisioterapista – non vediamo il motivo per cui la nostra professionalità debba essere ricompensata in questo modo. Lavoriamo per 38 ore settimanali, ma siamo remunerati per 36 ore».
Lavoratori e sindacati di categoria, Cgil, Cisl e Uil, si rivolgono al gruppo Kos Care, per chiedere il rinnovo del contratto per il personale della riabilitazione e di applicare il contratto della sanità privata ospedaliera a 36 che è stato rinnovato ad ottobre 2020. Ma chiedono un intervento anche della Regione Marche: «Vogliamo che anche la politica faccia la propria parte», conclude la dipendente. «Eroi a basso costo» come è stato scritto nero su bianco sui cartelloni di protesta tenuti in mano dai lavoratori che lamentano «uno stipendio da fame».
Alcuni numeri
Nelle Marche sono circa 2mila i lavoratori del Gruppo Kos Care interessati dalla questione, un centinaio a Villa Adria. Una «iniziativa a scacchiera», spiega il segretario regionale Fp Cgil Marche, Matteo Pintucci, che dopo Ascoli, ha visto questa mattina, 21 luglio, il presidio ad Ancona, e che nei prossimo giorni toccherà anche i capoluoghi di provincia. Dal 1949 è la prima volta che i lavoratori del gruppo protestano.
Giorgio Paterna, funzionario Fp Cgil di Ancona, ha sottolineato che «la stortura è evidente, è sotto gli occhi di tutti, è inaccettabile. A ottobre è stato rinnovato il contratto che guarda alle professionalità che sono occupate anche a Villa Adria, nei centri privati ambulatoriali e in tutta la rete riabilitativa, ma a questi lavoratori non viene applicato, è una ingiustizia colossale».
«Aspettiamo delle risposte dal Kos Care e anche dalla Regione che deve riconoscere alla sanità privata il 50% dell’aumento del costo contrattuale – spiega il sindacalista – per agevolare l’omogenizzazione di trattamento e avere un unico contratto per la sanità privata in tutta la rete marchigiana. Se non ci ascolteranno si arriverà probabilmente allo stato di agitazione con la proclamazione dello sciopero».
Alberto Beltrami, Uil Fpl Marche ha sottolineato che il contratto nazionale è scaduto nel 2012, mentre gli stipendi sono fermi addirittura dal 2007 e quindi è forte «la necessità di rinnovare il contratto della riabilitazione». Tra i nodi sul tavolo la minore remunerazione percepita da questi lavoratori con punte, a parità di lavoro e di titolo professionale, che toccano anche i 400 euro lordi in meno al mese di stipendio, spiega Beltrami, un «problema economico, ma anche di diritti» e una differenza «insostenibile oltre che ingiusta».
«La Kos Care – prosegue – non si è detta contraria all’applicazione del contratto a 36 ore, ma ha posto un problema di coperture e in questo caso entra in gioco la Regione che deve dare una risposta rispetto a questa possibilità. Abbiamo sollecitato la Regione ad un incontro e speriamo che questo appello venga accolto, per sederci al tavolo anche con le parti datoriali, l’Aris e l’Aiop».
Raffaele Miscio, Fp Cisl ha evidenziato che il Gruppo Kos «operando in sanità convenzionata», e quindi «con soldi pubblici», dovrebbe garantire parità salariale. A tal riguardo lamenta disparità anche tra dipendenti della stressa struttura dal momento che «agli ultimi assunti sono stati offerti dei bonus contrattuali e hanno uno stipendio maggiore, un sistema nun accettabile: la sanità deve avere al suo interno operatori con lo stesso stipendio».