ANCONA – No all’ulteriore privatizzazione di Poste. È la richiesta dei sindacati Slc Cgil, Slp Cisl, Uil poste, Confsal, Failp Cisale e Fnc Ugl che questa mattina 18 maggio si sono dati appuntamento davanti alla sede della Prefettura di Ancona, in Piazza del Plebiscito per un presidio di protesta.
L’iniziativa è stata promossa da lavoratori e sindacati che temono le conseguenze di una ulteriore privatizzazione sul fronte occupazionale. La richiesta rivolta alle istituzioni è stata quella di ascoltare la voce dei lavoratori e dei cittadini per «porre fine a qualsiasi tentativo di ulteriore privatizzazione di Poste italiane».
Vincenzina Campana, dipendente di Poste «da quasi 20 anni» ha raccontato il «grande cambiamento» avvenuto negli ultimi anni: «È diminuito moltissimo il personale – ha detto – ed è aumentato tantissimo il lavoro, con tanta pressione e malcontento tra i lavoratori». La richiesta alla Prefettura, da parte dei lavoratori e dei sindacati è quella a tenere accesi i riflettori sulla questione. «Vogliamo lavorare in tranquillità» ha concluso Campana.
La coordinatrice regionale Slc Cgil, Annalisa Marini ha sottolineato tra le conseguenze di una ulteriore privatizzazione «i grandissimi disagi» per i «lavoratori e le lavoratrici, ma anche la mancanza di servizi nei piccoli centri, quelli più disagiati, dove vice principalmente la popolazione più fragile». La sindacalista ha poi annunciato che i sindacati il 30 maggio saranno al Mef per chiedere al ministro Giorgetti di «ripensare questa decisione» che «oltre a creare un danno alla popolazione, e ai lavoratori e alle lavoratrici, non è neanche redditizia dal punto di vista economico».
«Temiamo la diminuzione del numero degli uffici postale con un peggioramento del servizio» ha spiegato Gabriele Lalli, segretario generale Slp Cisl. «Il paradosso sarebbe che gli Uffici Postali che sono meno remunerativi per l’azienda verranno chiusi fino al punto che in alcune zone rurali la posta non sarà nemmeno più consegnata e non utlimo un taglio netto al personale. Oggi solo nelle Marche abbiamo circa 3mila posti di lavoro in Poste».
Per Michele Spettatori, segretario generale della Uil poste «inevitabilmente la perdita di controllo da parte del Governo di Poste Italiane potrebbe» comportare «un taglio del personale» mettendo «in discussione il servizio sociale» che Poste «garantisce alla cittadinanza e soprattutto alla fascia più debole della popolazione». Il segretario regionale Confsal, Failp Cisal Maurizio Giampieri ha sottolineato che «la privatizzazione va ad incidere sui servizi e sulle necessità dei pensionati e delle classi meno abbienti». «Temiamo – ha aggiunto – una marginalizzazione del pubblico, per cui lottiamo tutti insieme per riuscire a mantenere la maggioranza della partecipazione pubblica in questa azienda».