ANCONA – Le contestavano cinque episodi pari a cinque prestiti, fatti ad imprenditori e privati cittadini, con tassi di interesse arrivati anche al 600%. Condannata per usura una donna fabrianese residente a Sassoferrato. Titolare insieme al marito di una società proprietaria di un impianto di rifornimento è stata ritenuta colpevole solo di un episodio, avvenuto tra il 2010 e il 2011. Quello relativo ad un prestito fatto ad un piccolo imprenditore siciliano, di 2mila euro. L’imputata, 69 anni, aveva chiesti indietro 6mila euro. Il collegio penale, presieduto da Giovanni Spinosa, oggi le ha inflitto una pena di 4 anni più il pagamento di 4mila euro di risarcimento all’imprenditore che si è costituito parte civile. Assolta per tutti gli altri (uno addirittura è andato in prescrizione). La Procura aveva chiesto una condanna a 6 anni complessiva, ritenendola colpevole anche degli altri quattro episodi.
LA VICENDA. La benzinaia era stata arrestata a giugno 2011, a Sassoferrato, poi rimessa in libertà in attesa del processo iniziato dopo il rinvio a giudizio del gup, avvenuto nel 2014. A farla finire in manette era stata una delle presunte vittime che l’aveva denunciata. Inizialmente le sono sono stati contestati cinque fatti, a persone diverse. Due sole si sono costituite parti civili nel processo.
Il primo episodio comprende il periodo 2005-2011, quando avrebbe prestato 7mila euro ad un siciliano, chiedendone poi in cambio circa 40mila. Qui è stata assolta. Il secondo fatto risale al periodo 2010-2011, al fratello del siciliano, un imprenditore. A fronte di 2mila euro gli avrebbe chiesto 6mila euro. Il collegio penale l’ha condannata. Il terzo episodio contestato era relativo ad un prestito fatto ad una casalinga, tra il 2004 e il 2009. Piccole somme dalle quali aveva voluto in cambio 1.600 euro. Assolta. Nel quarto episodio contestato avrebbe prestato prima 300 euro e poi 3.500 euro chiedendo alla presunta vittima 200 euro al mese di interessi per un anno e mezzo. Per questo una parte è caduta in prescrizione e per la seconda parte è stata assolta. L’ultimo episodio, relativo al periodo che va dal 2006 al 2010, riguardava un immobile a Senigallia, di un valore tra i 300mila e i 400mila euro. La benzinaia si sarebbe fatta dare, da una imprenditrice edile alla quale aveva prestato più di mezzo milione di euro, la casa a garanzia in attesa di avere indietro oltre 800mila euro. Assolta anche qui.
La 69enne era difesa dall’avvocato Marco Pacchiarotti che ha già annunciato il ricorso in appello. I prestiti che avrebbe fatto alle presunte vittime avvenivano per lo più in contanti e per riaverli indietro richiedeva sempre contanti o assegni. La benzinaia ha sempre respinto le accuse.