ANCONA- È stato siglato nella mattinata di oggi (13 marzo), presso l’Ufficio del Procuratore Generale della Repubblica Sergio Sottani, un Protocollo di intesa tra la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e gli Uffici Giudiziari del Distretto delle Marche.
Il documento è stato sottoscritto dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero De Raho, dal Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Ancona Sergio Sottani, dal Procuratore Distrettuale Antimafia f.f. e dai Procuratori della Repubblica dei Circondari. All’incontro anche il Procuratore Nazionale Antimafia Francesco Polino, che per conto della Procura nazionale Antimafia cura i rapporti con i procuratori delle Marche.
Con l’entrata in vigore del nuovo codice antimafia, il Protocollo prevede misure di prevenzione personali e patrimoniali, per rendere più rapide ed efficaci le indagini sull’aggressione ai capitali illeciti di provenienza mafiosa e per agevolare lo scambio di informazioni tra gli organi inquirenti. Grazie al nuovo Protocollo, sarà possibile procedere più facilmente a sequestri e confische di patrimoni di origine criminale. Riguarda misure di prevenzione, che come ha precisato il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Cafiero «Sono uno strumento fondamentale di contrasto alle mafie e soprattutto di aggressione ai patrimoni. Sono gli indizi che vengono utilizzati come base per poter aggredire i patrimoni ed è fondamentale l’utilizzo di questo meccanismo nel territorio del Distretto di Ancona. Credo sia fondamentale il Protocollo perché attraverso di esso riusciamo da avere una informazione che è circolare, che tocca tutti i soggetti del Protocollo. In qualunque momento ciascuno di noi si trova ad avere informazioni su determinati soggetti le condivide con gli altri e nel momento in cui bisogna esercitare l’azione di prevenzione essa la si concorda con il soggetto che può essere competente ad esercitarla».
Dello stesso avviso il Procuratore Generale della Repubblica di Ancona Sergio Sottani secondo il quale il documento siglato punta a «Innalzare il livello di prevenzione e soprattutto di repressione. Un livello ulteriore rispetto agli altri Protocolli che abbiamo fatto per la ricostruzione, perché mentre i precedenti puntavano ad accertare le infiltrazioni mafiose nella ricostruzione, questo ha l’obiettivo di accertare tutti i fenomeni di criminalità organizzata».
L’intervento del Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho
Traffico di stupefacenti e infiltrazioni economico-finanziarie nelle imprese, sono i settori nei quali la mafia si diffonde maggiormente. «Oggi le mafie – ha spiegato il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero De Raho – riescono a reinvestire somme di denaro enormi, se si pensa soltanto al traffico di stupefacenti, alle tonnellate di cocaina che vengono convertite in somme di denaro, che poi finiscono per essere reinvestite nell’economia. Un’economia apparentemente legale ma che in realtà è sostenuta in parte dal denaro delle mafie. Spesso queste riescono ad entrare nell’economia attraverso la costituzione di società, che vengono formate con persone che hanno lavorato nello stesso settore e che in momenti di difficoltà economica danno un sostegno, senza curarsi della provenienza del denaro».
Denaro che, come ha spiegato il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, consente alle imprese in crisi di risalire la china, nell’ambito di un circuito di sostegno ad una economia in difficoltà.
La modalità attraverso la quale la mafia si infiltra nel territorio è quella della «Costituzione di società, anche all’estero, per la formazione di false fatturazioni», che producono risorse economiche in parte utilizzate per coprire «il canale finanziario che sostiene le imprese mafiose e in parte per agevolare le società che apparentemente lavoravano in modo legale. Il denaro, è la prima modalità attraverso la quale le mafie comprano la partecipazione delle imprese».
La mafia nel corso degli anni si è evoluta molto, ed oggi opera in maniera diversa rispetto al passato, quando la sua azione passava attraverso l’intimidazione o la violenza «Con le quali riuscivano a comprare le imprese estorcendo denaro o attraverso l’usura. Oggi il meccanismo, è totalmente cambiato».
Il volto nuovo della mafia si presenta con una “facciata pulita”. È attraverso numerose figure insospettabili che si muove la criminalità mafiosa. Come ha sottolineato il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Cafiero «Si tratta di mediatori, facce pulite, come professionisti, commercianti, avvocati, che trattano e acquistano per conto della mafia. Il loro prestanome è in genere una persona che non ha precedenti, che non è conosciuta e a volte ha anche un passato economico-finanziario, un soggetto che ha già operato nel tessuto sociale ed economico e che quindi non è sospetto, ma alle spalle ha un’organizzazione mafiosa che lo sostiene. Oggi combattiamo una battaglia importante che è la battaglia della legalità soprattutto in questi territori in cui la pericolosità dell’infiltrazione mafiosa è più alta».
Le Marche non sono immuni alle infiltrazioni mafiose, anzi il fenomeno si sta diffondendo, nonostante la minore percezione della loro presenza, rispetto ad altre regioni italiane. «Nelle Marche, come nelle altre regioni – ha affermato il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Cafiero – le mafie si infiltrano attraverso il meccanismo dell’inquinamento dell’economia e si presentano con le proprie imprese. A volte queste imprese provengono da altri territori, a volte sono quelle già costituite, ma che sono state inquinate dalla presenza mafiosa. È difficile dire quanto siano presenti, ma è certo che l’inquinamento mafioso si estende sempre più e se non riusciamo a bloccarlo e a contrastarlo efficacemente, diventa un po’ come un cancro che si sviluppa sempre più velocemente. Credo invece che in questo momento sia proprio il sistema economico che debba trovare il meccanismo per battere le mafie e impedire l’infiltrazione nel proprio sistema».
La mimetizzazione è il meccanismo attraverso il quale opera la mafia nelle Marche «Anche grazie alle connivenze, a quella che chiamiamo la borghesia mafiosa, quella parte della società che appare pulita, mentre in realtà è contigua e collusa, se non addirittura intranea alle mafie. Grazie a un gioco di corrispettivi, il ricavo finisce per essere il collante che lega la borghesia alle mafie. Se non alziamo una barriera contro queste forme di inquinamento, contro un denaro facile che sostiene e cambia il corso di alcune imprese, se non comprendiamo che quel denaro rende l’imprenditore schiavo, andremo a finire in un baratro. Oggi è necessario potersi rialzare e contrastare le mafie e lo si può fare. Non abbandoniamo quelli che sono i nostri diritti e soprattutto la nostra libertà. Consentire alle mafie di entrare nell’economia – ha concluso il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo – significa perdere la libertà e consentire che altri se ne impossessino. Ci vuole un grande impegno ed è quello che le forze dell’ordine e la magistratura stanno mettendo in questo momento».
Il Procuratore Generale della Repubblica di Ancona Sergio Sottani, parlando della realtà del territorio, ha ribadito l’importanza di porre attenzione alle imprese nelle quali operano soggetti mafiosi: «Dobbiamo soprattutto stare attenti ai capitali, bisogna entrare nell’ottica che il capitale frutto del lavoro, dell’imprenditoria e delle capacità professionali è un capitale che fa bene all’economia, mentre il capitale che è frutto del crimine distrugge l’economia, e noi cerchiamo di colpire questi capitali».