ANCONA – È attesa per lunedì (19 l’udienza davanti alla gup Francesca De Palma per decidere sui riti alternativi del caso “Ghost Jobs” che a novembre di due anni fa fecero scoppiare l’inchiesta di corruzione in Comune. Sulla decisione però è già segnato il rischio di un altro rinvio ed è sempre più lontano il patteggiamento per Simone Bonci, il geometra del Comune di Ancona accusato di corruzione aggravata per aver pilotato appalti di lavori pubblici a ditte amiche e facilitato alle stesse il pagamento di lavori mai eseguiti o eseguiti in parte.
La Procura infatti ha impugnato in Cassazione la decisione del tribunale del Riesame che due mesi fa gli aveva respinto l’appello contro l’ordinanza di dissequestro di 32mila euro emessa dal giudice dell’udienza preliminare in favore dell’ex dipendente comunale. Stando al sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo, che ha firmato l’impugnazione dell’atto che verrà discusso il prossimo 28 settembre, la restituzione del profitto non potrebbe evitare la confisca e così facendo il denaro verrebbe sottratto allo Stato, l’unico soggetto a cui spetterebbe la cifra sequestrata.
Senza la disponibilità di quei soldi però Bonci non potrebbe patteggiare perché la cifra serve a risarcire il Comune del danno arrecato ed è vincolante per accettare il patteggiamento per il quale c’era stata anche una apertura della Procura ad una pena di due anni e mezzo. Lunedì (19 luglio) è probabile l’ennesimo rinvio dell’udienza, almeno fino alla pronuncia della Cassazione.
L’udienza era stata fissata anche per decidere sui patteggiamenti chiesti da due dei cinque imprenditori finiti sotto inchiesta, Marco Duca di Cupramontana e Carlo Palumbi di Teramo (formalizzata una richiesta di patteggiamento ad un anno e dieci mesi) e sul rinvio a giudizio o meno degli altri tre imprenditori che non hanno fatto richieste di riti alternativi: Moreno Ficola di Osimo, Tarcisio Molini di Treia e Francesco Tittarelli di Offagna.