ANCONA – Cresce nel 2020 nelle Marche il consumo di ansiolitici e antidepressivi e la nostra regione è al secondo posto in Italia per il maggior incremento. A dirlo è l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Aifa.
Ansia da pandemia, lutti e restrizioni da lockdown secondo il report potrebbero aver spinto in alto il consumo di questi farmacia, che già negli ultimi 7 anni registrava numeri in crescita di oltre il 10%. La prevalenza d’uso di psicofarmaci nella nostra regione è stata del 7,2% (7 persone su 100) con una età media di 68 anni: persone alle quali questi farmaci sono stati prescritti almeno 5 volte in un anno.
Rispetto al 2019 l’aumento tocca quota 17,8% un dato che rispecchia un trend diffuso nel centro Italia, dove si assumono più ansiolitici e antidepressivi rispetto alle regioni del nord Italia. A guidare la classifica però c’è la Toscana.
Nel 2020 il 6,5% della popolazione italiana ha fatto ricorso a farmaci antidepressivi con livelli di consumo doppi nelle donne, specie ultracinquantenni. Metà degli utilizzatori ha un’età superiore ai 66 anni. Il consumo degli antidepressivi rappresenta il 3,7% del consumo totale di farmaci in Italia, con un aumento, rispetto al 2019, dell’1,7%. Analogamente la spesa pro capite evidenzia un incremento del 2,3%, attestandosi nel 2020 a 6,7 euro pro capite.
Le Marche insieme alla Sardegna sono le Regioni che hanno un consumo e un costo per giornata di terapia lievemente superiore alla media nazionale per quanto concerne gli psicofarmaci. Un quadro da non sottovalutare che impone fra le nuove emergenze da fronteggiare, anche quello della salute mentale.
La mozione
Il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli, psichiatra, ha presentato una mozione in Consiglio regionale per chiedere di innalzare la soglia di spesa destinata alla salute mentale nelle Marche che attualmente si attesta al 2,3% del Fondo Sanitario Nazionale destinato alla nostra Regione, adeguandolo alla media nazionale che è pari al 3,5%, comunque al di sotto di quel 5% fissato attraverso il Progetto Obiettivo Salute Mentale 1998/2000, percentuale confermata dalla Conferenza Stato Regioni del 24 gennaio 2013.
«Si tratta di un atto di civiltà e di andare incontro alle reali esigenze dei malati e delle loro famiglie» ha dichiarato Ciccioli, primo firmatario, della mozione presentata il 20 luglio e sottoscritta anche dai consiglieri regionale di FdI Leonardi, Putzu, Assenti, Borroni, Ausili, Baiocchi.
«Il settore della Salute Mentale è importante per la sanità nazionale e regionale – afferma – . La ridotta spesa produce sia una insufficienza del personale nelle diverse articolazioni, necessario per un corretto funzionamento dei servizi e delle prestazioni, sia il ricorso a una residenzialità leggera (coabitazioni) senza adeguata assistenza e senza individuazione di precise responsabilità».
La mozione chiede anche la ripresa delle convocazioni della Consulta Regionale per la Salute Mentale, la rappresentanza delle associazioni nella Cabina di Regia con indirizzi decisionali e nel gruppo di lavoro per il controllo delle strutture. Impegna inoltre la giunta alla rivisitazione dell’accordo tariffe assistenza residenziale e semiresidenziale tra Regione Marche ed Enti Gestori e alla sua applicazione, oltre ad un intervento per quanto riguarda il Fondo Regionale di Solidarietà, volto a fare adottare da parte di tutti i Comuni, il regolamento Isee in modo di evitare alle famiglie di dover ricorrere al Tar con notevole sacrificio economico, per vedersi riconosciuti legittimi diritti alla compartecipazione delle spese di ricovero nelle strutture da parte degli stessi Comuni.
Tra le richieste anche quella di attribuzione del budget della salute di tipo socio-sanitario, la costituzione da parte dei Dipartimenti Salute Mentale dei Gruppi Appartamento necessari da gestire sotto la loro diretta responsabilità. «Non è accettabile continuare a sentirsi ripetere dai servizi: “Non possiamo fare niente, non abbiamo il personale, non abbiamo le risorse”. L’eredità ricevuta in sanità- conclude -, anche in questo settore, è pesante, ma bisogna cambiare».