ANCONA – È stato spento dopo più di 9 ore incessanti di lavoro dei vigili del fuoco il vasto rogo di sterpaglie che nel pomeriggio del 1 agosto ha interessato un’area che coinvolge i comuni di Castelfidardo, Numana e Porto Recanati. Le fiamme, alimentate dal caldo vento africano, non hanno travolto solo le Marche, ma anche l’Abruzzo, causando disagi alla viabilità con l’A14 bloccata e la circolazione ferroviaria interrotta e ripresa solo ieri sera. E dietro a questo, come dietro ad altri incendi, c’è la mano dell’uomo. Ma andiamo per ordine.
Il primo bilancio del 2021 appare pesante sul fronte degli incendi. Dal primo gennaio di quest’anno al 2 agosto sono 67 gli incendi boschivi che si sono sviluppati nelle Marche, con quelle di Ascoli e Pesaro tra le provincie più colpite: 16 incendi hanno interessato la provincia di Ascoli Piceno e 16 quella Pesaro Urbino, 13 la provincia di Fermo, 12 il Maceratese e 10 la provincia di Ancona. Ad andare letteralmente in fumo sono stati 79 ettari di superficie.
Raffrontando i dati con quelli dello scorso anno, emerge che nel 2020 erano stati 31 gli incendi boschivi che avevano interessato 70 ettari di superficie. In soli sette mesi sono raddoppiati ma va considerato che l’estate 2021, il periodo dell’anno più critico su questo fronte, finora è stata più calda rispetto alla precedente.
«Il 99,9% degli incendi si sviluppa per “mano” dell’uomo» ci spiega il tenente colonnello dei Carabinieri Forestali di Ancona Simone Cecchini, «gli incendi naturali non esistono e la maggior parte dei roghi sono colposi o dolosi». In quest’ultimo filone rientrano quelli appiccati per danneggiare la proprietà privata o da piromani (persone con mania incendiaria). Tra le cause di rogo, ci sono spesso anche le attività umane come i fuochi accesi in campagna per bruciare le potature o le sterpaglie, o i barbecue accesi in campagna fuori da aree autorizzate. In alcuni casi sono fiamme accidentali che si sviluppano da scintille partite da macchine agricole.
Il tenente colonnello Cecchini ricorda che «è vietato accendere fuochi all’aperto per tutto il periodo estivo» , quindi non è possibile bruciare sterpi o potature, né accendere barbecue fuori dalle aree attrezzate. «Pesanti le sanzioni» che vanno da 2mila a 10mila euro per chi è sorpreso a violare la normativa. «Eliminando queste condotte, si evitano il 60% degli incendi» prosegue. Roghi che quando si sviluppano in giornate ventose come quella del primo agosto sono particolarmente complessi da domare.
I Carabinieri Forestali sono in prima linea nel pattugliamento delle aree boschive a scopo preventivo, per evitare che possa svilupparsi un incendio. «Queste sono ore difficilissime – conclude – se il vento non cessa la situazione tenderà a peggiorare».
Il piano regionale contro gli incendi, che va dal 1 luglio al 15 settembre, il periodo più critico per i roghi, vede in campo oltre 2mila unità di pronto intervento dei Vigili del Fuoco con una task force giornaliera di 50 uomini impegnati in caso di incendi boschivi. Sul territorio regionale ogni giorno sono operative e pronte ad intervenire 8 squadre di Vigili del Fuoco, da 5 operatori ciascuna, insieme ad un Direttore Operazioni Spegnimento per provincia (Dos) con unità VF di supporto e due unità dei Vigili del Fuoco presso la Sala Operativa Unificata Permanente della Protezione Civile regionale.
Squadre altamente specializzate che restano in prima linea per tutta l’estate, affiancandosi alle fiamme rosse che effettuano il soccorso tecnico ordinario. «La Regione Marche ha affidato da alcuni anni la gestione degli incendi boschivi ai Vigili del Fuoco – spiega il DV Aib Maria Teresa Sperti, referente del Servizio AIB ((servizio antincendi boschivi) regionale del Corpo dei Vigili del Fuoco –. Nel periodo estivo viene potenziato l’assetto con squadre dedicate agli incendi boschivi e i Vigili del Fuoco, durante l’intervento, oltre a spegnere le fiamme, coordinano i volontari e i mezzi aerei impiegati per lo spegnimento delle fiamme nelle zone difficilmente raggiungibili da terra».
In estate è previsto il supporto di mezzi aerei come i canadair, messi a disposizione dal Centro Operativo Aereo Unificato (Coau) della Protezione Civile, come accaduto nell’incendio del primo agosto, oltre ad un elicottero antincendio della Regione Marche che resta a disposizione per tre mesi, rimanendo di stanza a Cingoli: un mezzo che in 20 minuti circa riesce a raggiungere ogni zona sperduta della regione, lanciando acqua sulle fiamme.
Nelle Marche «non c’è una criticità esasperata per gli incendi, come al sud d’Italia, dove possono verificarsi anche decine di roghi giornalieri» e come stiamo vendendo anche in questa estate, con Sardegna, Sicilia e Abruzzo travolte dalle fiamme. La stagione degli incendi però quest’anno si era già aperta nel mese di febbraio con un rogo, come spiega la referente, evidenziando che anche in inverno, «quando la vegetazione ha perso il fogliame, possono svilupparsi incendi. E l’inverno appena trascorso è stato contraddistinto dalle scarse precipitazioni che determinano la secchezza della vegetazione influenzando gli incendi boschivi».
Facendo riferimento ai dati Maria Teresa Sperti fa notare che gli ettari di terreno andati in fumo nelle Marche sono decisamente inferiori rispetto a quanto avviene in altre aree italiane, segno «che la macchina operativa funziona». Rivolgendo un messaggio alla popolazione la dottoressa Sperti invita a «prestare la massima attenzione durante le attività antropiche in ambiente. Non si possono accendere fiamme per bruciare potature o sterpaglie, e grande attenzione va rivolta anche all’impiego dei mezzi agricoli, oltre che da parte di tutti i fruitori di aree verdi nell’impiego dei barbecue, rigorosamente da effettuare nelle apposite aree attrezzate».
La referente invita infine a contattare tempestivamente in caso di avvistamento di fiamme il numero unico di emergenza Nue 112, che poi dirotterà l’emergenza alle centrali operative interessate, mettendo in moto tutta la macchina di intervento: Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestali, Protezione civile. «In questi casi la tempestività è d’obbligo», conclude, specie negli incendi che come quello del primo agosto hanno lambito abitazioni e un camping, con conseguente necessità di evacuazione delle strutture interessate.
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