ANCONA – Approfondire il significato del reddito di cittadinanza e delle politiche di reddito minimo e le loro conseguenze su economia, lavoro e mondo libero professionale, grazie ad alcuni dei massimi esperti in Italia di questi temi. Questo l’obiettivo del convegno, gratuito e aperto a tutti gli interessati, organizzato da Confprofessioni Marche, col patrocinio di Consiglio Regionale – Assemblea Legislativa delle Marche, lunedì 2 luglio, dalle 14:30, ad Ancona, presso la Sala Pagoda “Pino Ricci” Consiglio Regionale – Assemblea Legislativa delle Marche (Piazza Cavour 23).
Alle 14:30, dopo l’apertura dei lavori affidata al presidente di Confprofessioni Marche, Gianni Giacobelli e al direttore di Confprofessioni, Franco Valente, e ai saluti istituzionali del presidente del Consiglio Regionale delle Marche Antonio Mastrovincenzo, il coordinatore dell’Assemblea dei presidenti di Confprofessioni Andrea Dilli guiderà gli interventi dei relatori.
Dalle 15, Gianluca Busilacchi, professore del Dipartimento di Scienze Politiche, della Comunicazione e delle Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi di Macerata, autore di “Welfare e diritto al reddito – Le politiche di reddito minimo nell’Europa a 27”, con la sua relazione su “Reddito di cittadinanza o reddito minimo ? Le differenze concettuali. Sostenibilità e finanziamento delle politiche contro la povertà in Italia,” effettuerà un confronto specifico tra le esperienze internazionali in materia: «Il mio intervento si concentrerà su tre aspetti – spiega Busilacchi -. Innanzitutto, su un chiarimento di natura concettuale: che cosa è davvero il reddito di cittadinanza? quale la differenza con le politiche di reddito minimo garantito? Si ripercorreranno sinteticamente le principali proposte teoriche avanzate su questo tema, per poi concentrarsi sulla analisi delle concrete misure di reddito minimo presenti in Europa, cercando di comprendere come si sono evolute e come stanno funzionando. In conclusione, una disamina della situazione italiana, cercando di comprendere perché nel nostro paese le politiche di reddito minimo garantito hanno sempre trovato tanta difficoltà ad essere introdotte».
Successivamente, interverrà Giuseppe Allegri, ricercatore, docente in Scienze Politiche, Sociali e Giuridiche dell’Università degli Studi della Tuscia e dell’Università “La Sapienza” di Roma, socio fondatore di Basic Income Network Italia e coautore di “Il Quinto Stato” e “La furia dei cervelli”. Il suo contributo, “Reddito di base, tra autonomia e solidarietà. Per un nuovo welfare tra reti, città e UE”, esaminerà più approfonditamente l’ambito europeo: «Nel contesto globale – sottolinea – è bene partire dalla consapevolezza che oltre un secolo dopo l’introduzione dell’assicurazione sociale obbligatoria prevista da Otto von Bismarck, settanta anni dopo il Rapporto di Sir William Beveridge e il suo Welfare universale di impronta anglosassone, si tratta di pensare e realizzare nel concreto un sistema di garanzie sociali all’altezza delle trasformazioni economiche e produttive che viviamo, in cui il percorso dal reddito minimo garantito al reddito di base può rappresentare l’opzione più adeguata e al contempo trasformativa della società e della mentalità delle persone, per tenere insieme libertà e solidarietà».
«Per l’arretrato contesto italiano – aggiunge Giuseppe Allegri –, ancora privo di protezioni sociali individuali e universalistiche, è probabilmente assai importante parlare dell’introduzione di un nuovo diritto sociale fondamentale (un vero e proprio Ius Existentiae) che parta dal reddito minimo garantito nel quadro di un Welfare universalistico, per contrastare l’impoverimento di una larga parte della società. Ma non si tratta solamente di una pur necessaria “lotta alla povertà”, quanto di un adeguamento agli standard degli altri Paesi d’Europa e poi di un vero e proprio investimento pubblico per valorizzare gli spazi di libertà della persona, permettere di rifiutare i ricatti e la dipendenza familiare, patriarcale, caritatevole, etc. e promuovere quindi una maggiore autodeterminazione delle proprie scelte di vita e lavoro, in un quadro di solidarietà sociale che restituisca fiducia al rapporto tra individuo, società ed istituzioni».
In conclusione, Ileana Piazzoni, concentrerà la propria analisi su “Il reddito di inclusione (REI)”, che cos’è, come è stato costruito, lo stato dell’attuazione, il ruolo delle Regioni, le prospettive future, il confronto con le altre proposte: «Il Reddito di Inclusione – osserva la relatrice di maggioranza del disegno di legge sul contrasto alla povertà nella XVII legislatura – è la prima misura nazionale di contrasto alla povertà, la prima misura di reddito minimo. La gradualità del suo finanziamento è stata dettata dalla necessità di accompagnarne l’estensione con il rafforzamento progressivo dei servizi territoriali, senza i quali è impossibile mettere in atto una vera strategia di inclusione sociale. Monitorare e valutare gli aspetti che stanno funzionando e quelli che stanno invece rivelando criticità, verificare le differenze di attuazione nelle varie regioni italiane, comparare i risultati con quelli degli altri paesi europei, sono azioni essenziali per poter intervenire al completamento e al miglioramento di una misura indispensabile e innovativa per il welfare italiano».