Ancona-Osimo

Ancona nel regno della miseria: bivacchi dal Passetto agli Archi

La situazione degli accampamenti di clandestini e senza dimora non accenna a migliorare, nonostante gli sforzi e l'impegno di Comune, Prefettura, Caritas e associazioni

Accampamento ai piedi dell'ascensore del Passetto

ANCONA – I senzatetto, o senza fissa dimora, e i migranti senza permesso di soggiorno sono un argomento caldo e delicato, ovunque. Ancona è da tempo che si misura con questa triste realtà, cercando di porvi rimedio: lo fa il Comune, con il Centro di prima accoglienza ‘Un Tetto per Tutti’, nell’edificio dell’ex Benincasa di via Flaminia, lo fa la Prefettura attraverso i diversi Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, lo fanno la Caritas diocesana e altre associazioni e onlus distribuite sul territorio. Di solito, però, per accedervi bisogna essere registrati dalla Questura o dai carabinieri, oppure essere almeno in attesa di permesso di soggiorno per richiesta di asilo. La procedura è lunga e molte persone preferiscono l’anonimato e la clandestinità, e al pari di tanti senza fissa dimora non accettano gli aiuti e finiscono per cercare ricovero per la notte in accampamenti e bivacchi di fortuna, approntati in posti apparentemente poco frequentati, che talvolta si trovano a due passi da strade trafficate.

È il caso del bivacco ai piedi della struttura dell’ascensore del Passetto, come di quelli segnalati al parcheggio degli Archi, come altrove in città, come per esempio quelli sotto le arcate di via Papa Giovanni XXIII, oppure quelli al parco del Pincio. Una situazione che non accenna a migliorare, nonostante gli interventi effettuati a più riprese da Comune e Prefettura. L’amministrazione comunale ha di recente raddoppiato il numero di posti letto alla pensione Cantiani, ora capace di ospitare una quarantina di persone, come chiarito nei giorni scorsi dall’assessore Emma Capogrossi. Ma evidentemente tutto questo non basta e in città continuano a diffondersi giacigli approntati in zone appartate e realizzati con quello che c’è, per difendersi dal freddo, per poi recarsi alla mensa o altrove alla ricerca di un pasto caldo. Non è vita, è a malapena sopravvivenza nella miseria più totale, e l’accoglienza destinata a migranti, ai profughi e alle persone senza fissa dimora, tutti riuniti sotto la grande famiglia dei disperati, diventa ogni giorno un problema più urgente, ma certo di non facile soluzione.