ANCONA – «Se dovessimo arrivare tra 80 e 90» malati Covid ricoverati in terapia Intensiva, «a quel punto si potrà valutare se riaprire uno dei moduli (del Covid Hospital, ndr) di Civitanova Marche». Lo ha detto l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini a margine della seduta odierna del Consiglio regionale parlando con i giornalisti. Un tema affrontato anche in Aula in risposta ad alcune interrogazioni dell’opposizione (Pd).
«L’opposizione fa l’opposizione – ha detto l’assessore -, quindi deve dire il contrario e criticare tutto ciò che fanno i governi, uno strumento che può essere descritto come il sale della democrazia», ma «le argomentazioni delle opposizioni non hanno nessun pregio».
Entrando nel merito Saltamartini ha sottolineato che con una «organizzazione delle terapie Intensive» che vede «56 ricoverati positivi su 256 posti, fa veramente sorridere la richiesta delle opposizioni di riaprire il Covid di Civitanova Marche perché siamo in grado di operare in assoluta tranquillità» grazie «all’avvento dei vaccini» con cui «abbiamo stoppato l’ultima barriera che si oppone al Covid, che sono le terapie intensive: abbiamo stoppato la patologia prima».
I numeri delle terapie Intensiva nelle Marche
L’assessore alla Sanità snocciolando i dati fa notare che dei 56 ricoverati Covid nelle terapie intensive, 26 sono degenti all’ospedale di Pesaro «dove sono stati allestiti e pagati dal governo 41 posti letto», a Torrette «sono ricoverate 20 persone su 38 posti realizzati e pagati dallo Stato» 3 a Jesi, 6 a Civitanova, 5 a Fermo e 3 a San Benedetto del Tronto, un quadro che piazza le Marche «in un range di rispetto» e che rientra «nella fisiologia».
Una situazione per cui «riaprire il Covid di Civitanova significa spostare tutte le specializzazioni, anestesisti, internisti, pneumologi e cardiologi» nella struttura allestita presso l’ex fiera «e bloccare completamente tutte le altre attività operatorie e chirurgiche. Questo è impossibile – afferma – perché non c’è solo il Covid, ci sono tante persone» che «devono essere operate, che devono subire interventi neurochirurgici: dobbiamo mantenere e mandare avanti la struttura sanitaria per curare tutti».
Saltamartini ha ricordato che il Covid Center era stato riaperto tra settembre ed ottobre del 2020 «quando nelle Marche nessun posto di terapia intensiva era stato allestito, nonostante il decreto legge del governo del 19 maggio autorizzasse la realizzazione di 105 posti letto», insomma «una ciambella di salvataggio di quel sistema» che tuttavia, come tiene a rimarcare ha reso necessario comprimere «tutte le altre attività chirurgiche di tutti gli altri ospedali principalmente per l’Area Vasta tre».
Una situazione che «non possiamo più permettere, perché abbiamo dei malati di tumore, degli infartuati e delle persone con ictus che devono essere curate». Oggi secondo l’assessore «non c’è più la distinzione positivi Covid e non positivi, ormai la distinzione è tra chi deve essere curato e chi invece può aspettare». L’assessore si è detto comunque «ottimista».