ANCONA – Mentre la pandemia anche in Italia sta entrando nella quarta ondata, nelle Marche crescono l’incidenza dei contagi e anche i ricoveri Con l’85% dei marchigiani che hanno ricevuto ameno una dose del vaccino contro il Covid e un 79,4% di persone che hanno ultimato il ciclo primario, a crescere è anche il numero dei ricoverati vaccinati con doppia dose.
Nei reparti di Terapia Intensiva della nostra regione, i vaccinati (con doppia dose) sono il 28.7%, una quota che in area Medica sale addirittura al 44.3%. Negli ospedali l’età media di questi pazienti si attesta a 61 anni in Terapia intensiva e a 54 anni in area medica.
Leggendo i dati in senso opposto, risulta che il 55,5% dei ricoverati in area medica non è vaccinato, mentre in terapia intensiva la quota dei non vaccinati in gravi condizioni per il virus è del 71,3%.
Numeri che possono preoccupare e anche dissuadere alcune persone che avevano già aderito al primo ciclo vaccinale dal sottoporsi alla terza dose. Abbiamo chiesto al virologo Stefano Menzo che ne pensa di questo incremento di ricoverati-vaccinati negli ospedali della regione.
A quali fattori è imputabile questa crescita?
«È un incremento normale quando c’è una enorme quantità di popolazione vaccinata e nelle Marche siamo intorno all’80%. Il vaccino non da una protezione assoluta, per cui è chiaro che sui grandi numeri si cresce e ci sono anche diversi vaccinati infettati. Anche se raramente, può succedere che su alcuni di questi si sviluppi una infezione grave, ma si tratta soprattutto di fasce d’età più avanzate della popolazione, mentre tra i giovani pochi subiscono la malattia grave».
Il professor Menzo sottolinea che «il problema si verifica soprattutto tra le persone che si sono vaccinate diversi mesi fa, fra gennaio e febbraio» verso i quali l’effetto protettivo del vaccino contro il Covid si è ridotto con il trascorrere dei mesi.
Prioritario, secondo il virologo «procedere il più in fretta possibile con la terza dose, in questo mi sembra che il sistema sanitario stia un po’ languendo. Bisogna cercare di riprodurre il modello di vaccinazione intensiva attivato per il prima ciclo vaccinale, ma il problema è quello dell’adesione che non mi sembra ancora su livelli entusiastici».
L’altro aspetto ritenuto cruciale dal virologo è quello vaccinare i bambini tra 5 e 11 anni, per i quali si attende l’autorizzazione di Ema ed Aifa: «Vaccinare anche questa fascia d’età è fondamentale perché come noto le scuole sono luoghi di raccoglimento importante dei bambini i quali sono una fonte di contagio anche per altre fasce d’età della popolazione».
Pensa che il dato dei ricoverati-vaccinati possa scoraggiare dall’adesione alla terza dose?
«No perché senza vaccini avremmo numeri più tragici, come nella prima e nella seconda ondata. La vaccinazione funziona, lo abbiamo tutti sotto gli occhi, è chiaro che non è perfetta e questo richiede che bisognerà somministrarla più spesso del previsto, finché non cambia il vaccino: aspettiamo tutti un vaccino aggiornato».