ANCONA- «Ridurre la tassazione, fare chiarezza sulle norme per non lasciare spazio all’interpretazione e armonizzare il sistema». È questo il cuore della riforma del fisco, varata dal governo alcuni giorni fa, secondo il consulente del lavoro Francesco Serpilli del centro Studi di Ancona.
La riforma dell’Irpef è tra le novità che interessano maggiormente la popolazione dei contribuenti. Cosa cambia? In pratica è stata introdotta una tassazione al 23% per i redditi fino a 28mila euro lordi, mentre prima erano previsti due scaglioni, ovvero si applicava una tassazione al 25% da 15mila a 28mila euro e al 23% fino a 15mila euro.
Con il nuovo sistema «la tassazione è più leggera» specie per i redditi più bassi: «Ipotizzando un reddito fino a 28mila euro – spiega – fino al 31 dicembre 2023 si pagavano 3.450 euro fino a 15mila euro di reddito e altri 3.250 euro dai 15 ai 28mila euro; quindi, complessivamente la tassazione ammontava a 6.700 euro. Invece adesso – prosegue – la tassazione Irpef scende a 6.440 euro», quasi 300 euro in meno.
Non solo, spiega Serpilli, «è stata anche innalzata la detrazione da lavoro dipendente che passa da 1.880 a 1.955 euro: da un lato c’è una minore tassazione lorda, dall’altro c’è più ricchezza in busta paga in termini di netto». La riforma del fisco, naturalmente, interessa anche le imprese, per le quali viene introdotto il concordato preventivo biennale con l’Agenzia delle Entrate.
Nel dettaglio il concordato preventivo «prevede una proposta di tassazione da parte dell’Agenzia delle Entrate valida per due anni, con la quale l’Agenzia e l’impresa si accordano preventivamente sulla tassazione che sarà applicata. I requisiti per accedere sono essere titolari di reddito da impresa e lavoro autonomo, essere residenti Italia ed avere un Isa con punteggio di almeno 8 (si tratta di un indice che attesta l’attendibilità in termini fiscali e tributari dell’impresa), inoltre limpresa non deve avere debiti tributari o deve averli estinti».
Una formula che, secondo il consulente del lavoro «potrebbe aiutare le attività a definire prima il carico fiscale a cui vanno incontro nei due anni successivi, senza dover aspettare la chiusura del bilancio. In questo modo le imprese evitano di incorrere sanzioni, mentre il beneficio per l’Agenzia delle Entrate è quello di avere sicurezza del gettito».
Una riforma molto ampia, spiega, che include novità sul fronte tributario, fiscale e contenzioso. Al vaglio del governo, conclude, «ci sono anche ulteriori interventi nell’ambito della fiscalità internazionale, ovvero per le imprese con sede all’estero o con sede in Italia ma collegate ad imprese all’estero».