ANCONA – Dibattito acceso in Consiglio regionale per l’esame della proposta di legge sulla riforma del servizio sanitario regionale, la legge 13. La pdl, ad iniziativa della giunta andrà al voto nella seduta consiliare di oggi. Una riforma epocale secondo la maggioranza, per cui la pdl avvicinerà la sanità ai cittadini, mentre l’opposizione annuncia battaglia e presenta una valanga di emendamenti (più di 150) di cui più di 100 solo del Pd, 42 di Rinasci Marche e 6 del Movimento 5 Stelle. La discussione si preannuncia già accesa.
Cosa prevede la riforma? Scompare innanzi tutto l’Asur e al suo posto ci saranno cinque Ast. Aziende sanitarie territoriali, corrispondenti alle province (Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Pesaro Urbino). Via Marche Nord che sarà incorporata nell’Ast di Pesaro e Urbino. Restano invece l’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche e l’Inrca di Ancona. Ciascuna Ast si articolerà in distretti, dipartimenti (tra cui quello di Prevenzione) e uno o più presidi ospedalieri.
Il consigliere del Pd Antonio Mastrovincenzo parla di «una riforma intempestiva, approssimativa e fatta in gran fretta senza un adeguato confronto. Una riforma organizzativa che aumenterà aziende ospedaliere, direttori e costi, che è stata presentata in un momento in cui erano altre le priorità: le criticità dei Pronto Soccorso, le difficoltà dell’emergenza-urgenza, la gestione della pandemia, le lunghe liste di attesa, il recupero delle decine di migliaia di prestazioni di specialistica ambulatoriale sospese negli ultimi due anni».
Secondo il dem si tratta di una riforma «che presenta tanti punti di debolezza: non si basa su alcun dato certo, declassa la prevenzione, sbaglia totalmente l’impostazione sull’integrazione socio-sanitaria, non prevede una adeguata partecipazione delle parti sociali. Abbiamo presentato oltre 100 emendamenti, per modificare una legge che così come è non voteremo».
La seduta si era aperta con la discussione dell’interrogazione presentata dalla capogruppo del Movimento 5 Stelle, Marta Ruggeri, in merito all’adozione dei piani di fabbisogno del personale da parte dell’Asur e dell’Azienda Marche Nord. La consigliera ha contestato che i due enti hanno adottato lo scorso giugno i rispettivi piani di fabbisogno del personale, prevedendo diverse assunzioni a tempo indeterminato di figure dirigenziali in ambito amministrativo, nonostante entro fine anno scompariranno.
«Ecco perché abbiamo ritenuto doveroso chiedere alla giunta regionale se giudicasse opportuna la condotta delle due aziende sanitarie – dice Ruggeri – La risposta dell’assessore Saltamartini non solo è stata molto succinta, ma anche del tutto elusiva rispetto a una valutazione politica di quanto avvenuto, trincerandosi dietro a considerazioni di carattere tecnico, tra l’altro molto banali. È infatti scontato che tutte le pubbliche amministrazioni siano tenute a pianificare ogni anno le dotazioni organiche, ma ovviamente nulla obbliga a prevedere nuove assunzioni nel pieno di una fase di radicale trasformazione».
La consigliera ha poi evidenziato che la normativa più recente stabilisce l’assorbimento del piano per il fabbisogno del personale nel nuovo PIAO (Piano Integrato di Attività e Organizzazione), già adottato dalla Regione , mentre Asur e Marche Nord sono rimaste ferme al vecchio strumento di programmazione. «Soprattutto – conclude la consigliera – non abbiamo avuto rassicurazioni sul fatto che questa iniezione di nuovo personale dirigenziale, nel bel mezzo di una transizione, non sollevi problematiche difficili da gestire nel futuro assetto organizzativo. Il rischio concreto è che le nuove Aziende Sanitarie Territoriali (AST), subito dopo la loro istituzione, siano costrette ad occuparsi della risoluzione di molteplici beghe amministrative, distraendosi dalle esigenze di cura dei cittadini marchigiani».