ANCONA – «Un modello vicino ai territori». Così il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli ha presentato la riorganizzazione della sanità alla luce del nuovo assetto degli enti del servizio sanitario regionale, che arriva a 19 anni dalla Legge 13 e che sancisce l’addio all’Asur, l’Azienda sanitaria unica regionale, in favore di 5 Ast, Aziende sanitarie territoriali.
Affiancato dall’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini e dal direttore del Dipartimento Salute Armando Gozzini, il governatore ha presentato la riorganizzazione sanitaria, annunciando che la Regione approverà il nuovo Piano socio sanitario.
Obiettivi della riforma, quelli di potenziare i servizi sanitari sul territorio e restituire centralità ai cittadini per riequilibrare l’offerta sanitaria regionale. Entro fine anno la soppressione dell’Asur, con la costituzione delle cinque Ast, ognuna con propria personalità giuridica e alla riconfigurazione dell’Agenzia Sanitaria Regionale (Ars).
«Ritorniamo ad un modello più vicino ai territori – ha detto Acquaroli -. Nel 2003 quando venne istituita l’Asur si effettuò un’opera di centralizzazione: un’unica grande azienda da Ancona gestiva tutta la regione. Oggi vediamo la redistribuzione in cinque Ast che avranno la possibilità di individuare la governance migliore in base al loro contesto, e di sviluppare una trasversalità e una sinergia tra la rete ospedaliera e i servizi territoriali. Si tratta – ha rimarcato – un’azione molto importante che rende protagonisti i territori. E’ un’inversione di tendenza per cui ovviamente non basta solo una legge, sarà un iter che ci porterà nei prossimi mesi a porre le basi del nuovo modello di sanità che vogliamo, che abbia come presupposto il miglioramento delle risposte nei confronti dei cittadini anche in vista del nuovo piano socio-sanitario e di una seria spending review».
Una riforma con approccio programmatico e scientifico, ha detto il governatore, sottolineando che si basa sugli studi di settore in collaborazione con l‘Università Politecnica delle Marche e «vuole riorganizzare le risorse evitando doppioni in funzione delle reali esigenze di una comunità che negli ultimi 20 anni è profondamente cambiata dal punto di vista demografico (bassa natalità, allungamento della vita media) sviluppando nuove esigenze e bisogni per cui dobbiamo programmare soluzioni in termini di servizi e personale».
«Dopo 20 anni una riforma significativa dell’assetto sanitario della nostra Regione. Abbiamo previsto una riorganizzazione del sistema sanitario in base alla domanda – ha detto Filippo Saltamartini -. Avremo aziende sanitarie più aderenti ai rispettivi territori con disponibilità di risorse finanziarie, strumentali e personale e che saranno chiamate ad essere autosufficienti in base al principio di prossimità delle cure. Nel modello che perseguiamo è previsto anche un intervento sul sistema delle prenotazioni: dal medico di medicina generale direttamente al presidio ospedaliero. Questo richiede un ammodernamento del sistema – ha aggiunto – che potremo avviare con le risorse del Pnrr. Obiettivo, prestazioni adeguate e abbattimento delle liste d’attesa. Mettiamo in campo tutte le risorse del nostro sistema per giocare una partita che speriamo possa cambiare la sanità che abbiamo conosciuto finora».
Giovedì la Regione presenterà uno studio sul fabbisogno dei servizi a livello territoriale. Due i pilastri alla base delle sette aziende, ha spiegato Saltamartini, «efficienza ed economicità: spendere meglio per servizi migliori», autosufficienza, una volta privatizzate per rispondere alla domanda di prestazioni sanitarie: le aziende dovranno auto-organizzarsi ed entro gennaio 2023 ci sarà l’atto aziendale.
Saltamartini ha sottolineato la componente di “democraticità” della riforma con le conferenze di sindaci chiamate a esprimere pareri obbligatori sugli atti programmatici e a dare un giudizio sul direttori generali. «I sindaci – ha detto – esprimeranno un parere che peserà». «Un parere negativo – ha specificato – andrà valutato di volta in volta, non strumento di natura politica ma istituzionale, per aiutare il sistema a lavorare meglio e creare giusta relazione tra territorio e sistema».
Novità anche per quanto riguarda l’Urp che vedrà una ristrutturazione sotto la responsabilità dei direttori generali n modo da garantire risposte tempestive. Gozzini, ha spiegato che l’Ars non avrà una funzione di coordinamento delle Ast.