ANCONA – «Salario minimo? Sono favorevole: da alcuni anni in Italia, ma anche in altri Paesi il lavoro c’è, però è poco retribuito e i lavoratori sono poveri». A porre l’accento sul fenomeno degli working poor è l’economista Mauro Gallegati, professore dell’Università Politecnica delle Marche che collabora con il premio Nobel Joseph E. Stiglitz.
Il tema è al centro del dibattito in questi giorni. A proporre il salario minimo, ovvero una soglia di 9 euro per tutte le tipologie di lavoro, sono le opposizioni (Pd, M5s, Sl, Azione, Europa Verde e +Europa) che hanno definito alla Camera un testo unitario di una proposta di legge.
Secondo l’economista Gallegati, in una fase storica segnata dal caro vita, gli stipendi dei lavoratori hanno perso potere d’acquisto, per questo occorre «fissare un minimo salariale, non si può lasciare tutto in mano al mercato del lavoro che non garantisce le condizioni minime».
«Il caro vita è pressante – dice – ed erode gli stipendi: è come se i lavoratori guadagnassero un 15% in meno. La gente inizia ad impoverirsi. Ma non si può attribuire la colpa di questo processo ai disoccupati che non lavorano – aggiunge – perché molti tra loro vorrebbero trovare lavoro, ma hanno una età che li colloca al di fuori del mercato».
Le prospettive «non sono rosee» dice Gallegati, che fa riferimento anche ai mutamenti portati dalle nuove tecnologie, in particolare dall’Intelligenza Artificiale (AI): «Si stima che il 50-70% dei lavori saranno sostituiti dall’Intelligenza Artificiale, dalle macchine, di conseguenza, o ci si inventa nuove professioni o lo Stato interviene con misure di sostegno verso i lavoratori, come il salario minimo, gran parte dei Paesi ce l’hanno».
L’altro tema posto in evidenza dall’economista è «la necessità di affiancare queste misure a politiche che rafforzino la sicurezza nei luoghi di lavoro dove si registrano troppi infortuni, e garantire assistenza sanitaria pubblica a tutti, mentre stiamo andando in una fase in cui si privilegia l’assistenza privata, ma non tutti possono permettersela». In conclusione, per il professor Gallegati bisogna disegnare un nuovo welfare con una stima di lungo periodo.