ANCONA – «I fatti stanno dimostrando che avevamo ragione quando in campagna elettorale denunciavamo il rischio che con la destra al governo delle Marche il nostro modello sanitario avrebbe virato verso una privatizzazione selvaggia, sull’esempio di regioni come la Lombardia e il Veneto». Ad entrare in polemica sono i consiglieri regionali del Partito Democratico Maurizio Mangialardi e Fabrizio Cesetti.
«La vertenza aperta dalla Cgil sull’affido dei Pronto soccorso a cooperative private in moltissimi comuni marchigiani ne è l’ennesima prova – dicono – Si tratta di un tema che il gruppo assembleare del Pd ha più volte sollevato in questi due anni attraverso interventi pubblici e interrogazioni in consiglio regionale, senza peraltro mai ricevere risposte soddisfacenti dal presidente Acquaroli e dall’assessore Saltamartini. Così come senza risposta sono rimaste le rumorose proteste del personale sanitario degli stessi Pronto soccorso, sottoposto a livelli di stress insopportabili, che si sono svolte in molte città per richiamare l’attenzione su una situazione ormai al collasso».
I dem puntano il dito sui pronto soccorso. «Basti vedere quanto accaduto durante l’estate appena trascorsa in molte località balneari delle quattro province marchigiane, dove la presenza di migliaia di turisti ha di fatto mandato in tilt i servizi di emergenza creando – sostengono – pericolosi e pesanti disagi, alimentati anche dall’incapacità della Regione Marche di predisporre un adeguato servizio di Guardia medica estiva come avvenuto fino al 2020».
«Come sanno bene medici e infermieri – aggiungono- queste criticità sono destinate a protrarsi nel tempo, se non addirittura ad aumentare, a causa della riorganizzazione che il centrodestra ha approvato in fretta e furia a inizio agosto a mero scopo elettorale. Tale ‘non’ riforma, infatti, non prevede risorse aggiuntive, né il finanziamento dei livelli essenziali di assistenza, né tanto meno l’assunzione di personale per colmare le carenze di organico». «Il risultato sarà quello di un sempre più smodato ricorso al privato – concludono – , peraltro di bassa qualità visto che, come noto, i servizi offerti dalle cooperative utilizzate fino a oggi per sopperire ai servizi pubblici, sono erogati attraverso personale sottoqualificato rispetto a quello presente negli ospedali».