ANCONA – La famiglia può tirare un sospiro di sollievo, dopo il grande spavento dei giorni scorsi. Sta meglio il 14 enne ascolano che il 1 agosto aveva accusato un malore durante un provino con l’Ascoli Calcio. Il ragazzino si era accasciato a terra sul campo da gioco, colpito da ischemia cerebrale. Dopo un primo momento nel quale sembrava che avesse accusato soltanto un calo di pressione, gli allenatori e i dirigenti, compresa la gravità della situazione hanno chiesto l’intervento del 118. Al Pronto di Soccorso di Ascoli Piceno, dove il ragazzino è stato trasportato, i sanitari ne hanno disposto l’immediato trasferimento in eliambulanza all’Ospedale Regionale di Torrette.
IL CASO
«Si è trattato di un’occlusione improvvisa della carotide – spiega il primario della Clinica di Neuroradiologia degli Ospedali Riuniti di Ancona Gabriele Polonara, che ha in cura il ragazzo – una patologia molto severa, che costituisce una tra le cause più importanti di disabilità e morte. Il ragazzo sta meglio, è arrivato nella nostra struttura in tempo utile per eseguire il trattamento di trombectomia endovascolare meccanica che ha permesso di asportare il trombo che occludeva l’arteria carotidea».
Una storia a lieto fine, quella del 14enne ascolano, arrivato in circa 3 ore all’Ospedale di Torrette, dove i sanitari hanno potuto compiere un vero e proprio miracolo. «Data la situazione non immaginavamo una ripresa così – spiega la mamma del ragazzino – siamo molto colpiti dall’umanità e dalla vicinanza del personale sanitario, che ha mostrato un interesse costante. Nella sfortuna siamo stati molto fortunati, perché nostro figlio è stato validamente soccorso. Al Pronto Soccorso di Ascoli Piceno il neurologo in servizio ha capito subito la gravità della situazione e lo ha trasferito in tempi rapidissimi qui a Torrette, dove il personale segue questi casi specifici con grande competenza. Ci sentiamo di ringraziare tutta l’equipe di Ancona che lavora con umanità e impegno, rendendo possibili questi miracoli. Vogliamo appoggiare questa rete perché ci siamo resi conto che è un servizio fondamentale».
«Tempi che vorremmo ancora più brevi – sottolinea il primario Polonara – per questo occorrerà migliorare i contatti con le strutture periferiche, ridurre i tempi di trasferimento e d’intervento. Un primo obiettivo è quello di far arrivare i pazienti in ospedale nel minor tempo possibile. Per questo è importante una campagna di informazione pubblica che consenta di riconoscere i sintomi d’esordio. Inoltre è risultata decisiva la definizione di un protocollo d’intervento come il “PDTA percorso diagnostico terapeutico assistenziale dell’ictus acuto” varato dalla Regione Marche nell’agosto 2016, entrato in routine nel 2017, che tendiamo a perfezionare ma che già dimostra la sua efficacia».
«Una situazione psicologicamente devastante per il nostro giovane paziente – spiega Mirko Giannoni, neuroradiologo interventista che ha eseguito la trombectomia endovascolare meccanica sul 14enne ascolano – per gli esiti possibili che poteva avere. Ci siamo molto rincuorati e la ripresa sembra veramente ottima, anche se per lui è stato un duro colpo. Non avevamo un’esperienza su ragazzini di questa età, lui è stato il nostro paziente più giovane in assoluto».
LA STROKE UNIT DI SECONDO LIVELLO
Purtroppo non sempre un paziente colto da ictus può beneficiare di trattamenti in tempi rapidi perché la sintomatologia non viene compresa nella sua gravità fin da subito in quanto, sia il paziente che i familiari, tendono ad aspettare che passi. «Time is brain, cioè il tempo è cervello – sottolinea Giannoni – prima si esegue la terapia e maggiore sarà la possibilità di evitare che muoiano porzioni di cervello più ampie e che le lesioni si stabilizzino. Il trattamento va effettuato entro le 6 ore dall’evento, trascorso quel tempo le possibilità di recupero si riducono tantissimo».
Agli Ospedali Riuniti di Ancona è attiva l’unica Stroke Unit regionale di secondo livello, ovvero una unità neurovascolare con personale medico dedicato esclusivamente alla diagnosi e terapia dell’ictus cerebrale. Qui opera in sinergia un team composto da neuroradiologi interventisti, neurologi, neuroriabilitatori, logopedisti, neurofisioterapisti, oltre agli infermieri e alle altre figure coinvolte nel trattamento di riabilitazione, che a Torrette viene eseguito internamente sin dalle prime ore di trattamento dell’ictus. Dal 2016 all’Ospedale di Ancona è attivo un protocollo per il trattamento dell’ictus basato su due terapie: la trombolisi o fibrinolisi endovenosa farmacologica e la trombectomia endovascolare meccanica.
«La fibrinolisi si avvale di un potente farmaco dall’azione anticoagulante – spiega Ruja Taffi, neurologa degli Ospedali Riuniti di Ancona – che scoglie il trombo in maniera non invasiva. Un trattamento tempo dipendente, che va eseguito entro la quarta ora dall’ischemia cerebrale»
Nei casi in cui questo trattamento non possa essere eseguito o quando è stata praticato ma non ha sciolto completamente il trombo si ricorre, entro le 6 ore, alla trombectomia meccanica.
«Il trattamento – precisa il dottor Mirko Giannoni – consiste nell’aspirazione del coagulo attraverso dei cateteri, fatti entrare nei vasi sanguigni dall’arteria femorale. Questo permette la disostruzione meccanica e la riperfusione del vaso e del cervello».
Un centro di eccellenza quello di Torrette, dove nel 2017 sono state eseguite 80 trombectomie meccaniche, mentre nel 2018 ne sono già state effettuate 46. Sono oltre 500 i casi annui di ischemie ed emorragie cerebrali trattati agli Ospedali Riuniti di Ancona, dove arrivano pazienti dalle Stroke Unit di primo livello, che possono eseguire solo la trombolisi farmacologica. Nelle Marche i centri ictus di primo livello sono quelli degli Ospedali di Macerata, Fano, Jesi, San Benedetto del Tronto e Fermo.
Da Gabicce a Porto d’Ascoli, solo ad Ancona c’è la figura del neuroradiologo interventista che può praticare la trombectomia meccanica, un trattamento che permette ad 1 paziente su 3 di migliorare significativamente, e ad 1 su 5 di non riportare deficit (datI internazionalI). «A Torrette pratichiamo la riabilitazione precoce in fase acuta – spiega la neuroriabilitatrice Michela Coccia – un trattamento tempestivo che fa la differenza riuscendo a modificare la storia della malattia. Questo permette di prevenire complicanze e fa guadagnare tempo, portando a risultati migliori. Inoltre la possibilità di fare riabilitazione direttamente all’interno dell’Ospedale consente di evitare trasferimenti presso altre strutture con dispersione in reparti non specifici». Normalmente la riabilitazione viene iniziata entro le 48 ore dall’ictus, ma a Torrette viene avviata già entro le 24 ore. Un lavoro di squadra che salva molte vite: «per noi, team is brain», conclude la neuroriabilitatrice, sottolineando come il lavoro di equipe sia fondamentale per la salute del cervello.
I SINTOMI, QUANDO CORRERE IN OSPEDALE
«Correre in Ospedale il più presto possibile», è questo l’appello corale dei medici della Stoke Unit di Torrette. In questo senso è importante riconoscere sin da subito la sintomatologia, che ha un «esordio acuto – spiega il primario Gabriele Polonara – caratterizzato da deficit motorio, perdita di forza ad un braccio, una gamba o ad entrambi. La bocca può apparire storta e possono manifestarsi disturbi della parola, disartria o difficoltà nel reperire le parole e nel nominare oggetti.
A volte possono comparire disturbi alla vista, con riduzione del campo visivo, stato confusionale, disorientamento e difficoltà nel riconoscere le persone».
In questi casi è bene contattare tempestivamente il 118: «meglio fare un controllo piuttosto che attendere che passi», spiega il team di Torrette.