ANCONA – Sono «120» in Area Vasta 2 le persone con «contratto in scadenza al 31 dicembre» tra «infermieri (66 in scadenza, altri dimissionari volontari per un totale di 71 unita), operatori socio sanitari, ostetriche, assunti a tempo determinato», numeri che potrebbero mettere «a rischio chiusura» la «sanità pubblica ed i servizi sanitari essenziali». A lanciare l’allarme è Matteo Riganese, della segreteria territoriale Nursind Ancona il sindacato delle professioni infermieristiche.
Il sindacato proprio ieri – 14 dicembre – ha inviato una pec alla Regione chiedendo «con urgenza la proroga dei contratti del personale dell’AV2 (Area Vasta 2, ndr) a tempo determinato con scadenza al 31/12/2022, trascurando
come non vincolanti il tetto di spesa e il piano occupazionale. Il personale attualmente in servizio, che potrebbe esservi mantenuto, è sufficiente appena per garantire il normale orario di lavoro senza sostituzione per ferie e malattie – si legge nella missiva inviata alla Regione -. Tale situazione, perdura da questa estate, quando le ferie sono state garantite dal medesimo personale costretto a saltare i riposi e sostituirsi gli uni con gli altri. Nel caso in cui non si provveda a prorogare i tempi determinati, si determinerebbe una grave criticità con conseguenze rilevanti sull’andamento organizzativo e funzionale dei servizi e dei reparti, con riduzione sensibile dei livelli standard assistenziali già precari».
Il sindacato «insiste nel richiedere la prosecuzione dell’impiego degli infermieri assunti a tempo determinato, a qualsiasi titolo, con la stabilizzazione di tutto il personale che abbia maturato i requisiti secondo legge». Elsa Frogioni, dirigente sindacale Nursind, mette sul piatto della bilancia anche un’altra questione: «Il problema – spiega – è che alcuni colleghi residenti nel nostro territorio, con il contratto a tempo determinato si stanno addirittura licenziando perché nell’incertezza, accettano altre proposte di lavoro fuori dalle Marche e ci sono colleghi che decidono di cambiare professione e si dimettono, perché delusi del rapporto di lavoro, troppe responsabilità, carichi di lavoro enormi, stipendio basso, stress emotivo e nessun aiuto».
Secondo Riganese, «L’Azienda Sanitaria risponde alle sollecitazioni dei colleghi e del Sindacato Infermieristico dichiarando di attendere decisioni a livello regionale. Intanto nei reparti ospedalieri con i pronto soccorsi di Jesi, Senigallia e Fabriano si alza la protesta e le segnalazioni di una dotazione insufficiente di personale nei turni, i carichi di lavoro sono eccessivi, inadeguati tanto che i professionisti a tento riescono a garantire l’assistenza e le cure necessarie agli utenti. Situazione critica anche presso l’Azienda Ospedaliera della Marche, nonostante l’Azienda abbia prorogato di qualche mese i tempi determinati in scadenza al 31dicembre 2022», mentre «all’Inrca sono palesi medesime difficoltà nel garantire i livelli minimi assistenziali ancor prima della prossima scadenza dei contratti a tempo determinato».
La richiesta del Nursind è quella di «salvaguardare la sanità pubblica e di tutelare il funzionamento dei servizi sanitari di base. I contratti del personale sanitario devono essere necessariamente prorogati senza il vincolo di spesa e del piano occupazionale. Se non ci sarà questo provvedimento i Servizi Sanitari dell’Area Vasta 2 subiranno un grave deterioramento; la riduzione di posti letto e l’allungamento delle liste d’attesa sarà inevitabile. Già allo stato attuale se anche una sola unità è assente per malattia è quasi impossibile garantire la continuità dei servizi e le Direzioni Sanitarie emettono continuamente Ordini di Servizio per recuperare personale dal riposo settimanale. I professionisti sanitari stanno accumulando straordinari, molta stanchezza e stress per la preoccupazione di non poter con le proprie forze garantire l’eccellenza e la qualità delle cure».
«La Regione Marche – conclude Riganese – deve affrettarsi e impegnarsi nel deliberare in favore dei tempi determinati e nelle stabilizzazioni dei colleghi con i requisiti previsti dalle leggi vigenti. Senza azioni concrete in favore della salute dei cittadini, la piazza accoglierà la nostra contrarietà e la protesta non solo dei sanitari ma anche della collettività».