ANCONA – «Non credo al caso. Sarebbe dovuto andare così». A distanza di quasi 10 giorni dall’incidente in autostrada che ha visto (causalmente) protagonista l’infermiera Isabella Zermani Anguissola, torniamo sulla vicenda, perché abbiamo rintracciato e intervistato la 31enne. Sull’A1, quel dannato 1° febbraio, Isabella sbaglia strada: non svolta per Ancona, ma per Firenze e si ritrova davanti ad un grave incidente.
Lei è in auto con i suoi due figli e con sua madre, ma non ci pensa due volte a soccorrere il ferito. «Non mi sento un’eroina, perché non lo sono» – fa sapere l’operatrice sanitaria che presta servizio al pronto soccorso di Piacenza.
Zermani Anguissola era diretta ad Ancona perché il suo ex marito, padre dei suoi figli, è di Jesi: «Portavo i bimbi dal loro papà. Sarei dovuta arrivare a Monsano». Ma andiamo con ordine: «È successo che in autostrada non prendo la bretella per Ancona, ma per Firenze».
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A volte, capita di sbagliare, magari si confonde un segnale, ma poco importa: «Avrei recuperato a Bologna – dice. Però poi, percorrendo l’A1, noto qualcosa sulla sinistra, nella corsia di sorpasso. C’è un tir fermo e un furgoncino incidentato».
Zermani Anguissola pensa dapprima a un banale incidente: «Credevo fosse scoppiato uno pneumatico, dato che un uomo era sulla carreggiata, ma passando mi giro e vedo che c’è un ferito dentro un abitacolo».
«Così, accosto e scendo dopo aver fatto un po’ di retromarcia per mettere al sicuro i miei figli e la nonna». L’infermiera si prenderà cura di quell’uomo per 60 interminabili minuti, in attesa dell’arrivo di ambulanza e vigili del fuoco: «L’autostrada dilata i tempi del soccorso. Io mi sono limitata a tenergli ferma la testa e a parlargli. Non potevo rischiare che si muovesse, sarebbe stato pericoloso se si fosse accasciato, era semicosciente».
Una volta arrivati i soccorsi, Isabella ha aspettato che Giuseppe Riccardo – il 30enne coinvolto nel sinistro – venisse messo a terra, sulla spinale. «A quel punto – racconta – salgo in macchina e proseguo il mio viaggio verso Ancona». Come hanno reagito i suoi familiari, in macchina? «Beh, loro conoscono il mio lavoro. È stata mia figlia piccola ad essere rimasta più scossa quando mi ha visto arrivare insanguinata».
Isabella arriva a Monsano, lascia i figli, pranza a Senigallia e riparte, «perché nello stesso giorno – fa notare – avrei dovuto fare il turno di notte». E pensare che con Ancona ha un legame particolare: «Nelle Marche – spiega – ho lavorato per 5 anni, le ho lasciate nel 2019». Zermani Anguissola ha infatti prestato servizio in diverse strutture doriche, come gli Anni Azzurri di Ancona, la Marotti di Montemarciano e La ginestra di Chiaravalle.
Dall’età di 18 anni è volontaria in una pubblica assistenza locale, oltreché infermiera professionista. Di lei ha parlato tutta Italia, da La Repubblica al Corriere della Sera: «Non mi aspettavo questa attenzione. Non ritengo di essere un’eroina, ho fatto ciò che tutti avrebbero dovuto fare, invece chi mi precedeva, sul luogo dell’incidente, passava senza fermarsi. Mi sarei fermata anche se non fossi stata un’infermiera».
Tutta quest’attenzione mediatica, secondo lei, «è dovuta al fatto che abbiamo bisogno di belle storie». E forse è proprio così, se pensiamo che nel piacentino, la settimana prima, un’infermiera, per altri motivi, è stata arrestata. «Siamo fieri di Isabella» – fa sapere la presidente dell’Ordine degli infermieri di Piacenza, Maria Genesi, che – incalzata – si lascia scappare questa frase: «Se premiarla? Valuteremo in sede di Consiglio».
Dopo l’incidente, Isabella cercava sul web notizie del ferito: «Ho letto che sua madre aveva lanciato un appello per incontrare chi aveva soccorso il figlio e quindi mi sono messa in contatto con lei. Ora, mi aggiorna costantemente sulle condizioni di Giuseppe». Lo svincolo sbagliato ha portato l’infermiera sulla strada giusta. Se crede nel destino? «Non credo al caso. Penso che dovesse andare così» – conclude Zermani Anguissola.