ANCONA – «Saranno un estate e, probabilmente, un autunno molto “caldi” dal punto di vista occupazionale». L’avvocato Corrado Canafoglia, legale di Unione Nazionale Consumatori, lancia l’allarme sullo sblocco dei licenziamenti che potrebbe arrivare già a fine giugno se il governo non prorogherà la misura adottata per contrastare l’ondata di licenziamenti che scatterebbe a causa della crisi economica generata dalla pandemia.
Secondo l’avvocato, il rischio è quello che nelle Marche si aprano importanti vertenze che si andrebbero così ad aggiungere a quelle già in atto, una su tutte Elica, che produrrà 409 esuberi: una mannaia che si riflette sul Fabrianese già gravato dalla crisi del “bianco”. Il legale, che segue numerose vertenze nelle Marche, fra le quali spicca anche quella dei lavoratori di Aerdorica, spiega che con la pandemia numerose aziende sono entrate in difficoltà e, se non ci fossero stati il blocco dei licenziamenti e il ricorso agli ammortizzatori sociali a calmierare la situazione, queste imprese avrebbero già proceduto, con tutta probabilità, ad “alleggerire” le loro piante organiche.
«Il problema è quello dei licenziamenti collettivi – prosegue -, ci sono grandi aziende nelle Marche che hanno bisogno di sfoltire il numero dei dipendenti, perché magari devono portare le produzioni all’estero o perché sono in difficoltà, questo rischia di creare un problema enorme». Calo di fatturato e commesse che mancano, rischiano di mettere in crisi un sistema economico, quello marchigiano, già gravato dalla crisi del calzaturiero e del bianco, oltre che dal sisma.
Il ritorno graduale alla normalità, legato al calo dei contagi e alla campagna vaccinale che avanza, prima o poi faranno venire meno gli ammortizzatori sociali, e i nodi verranno al pettine. «Il governo – prosegue – probabilmente sta cercando di far collimare la fine del blocco dei licenziamenti collettivi con l’ingresso del Recovery Plan che consentirà investimenti importanti i quali daranno impulso all’apertura di cantieri che assorbiranno manodopera. Il problema, però, è che non tutti i licenziati potranno essere impiegati sfruttando le risorse europee: quelle tante persone che saranno assunte grazie alle risorse europee, non saranno le stesse “buttati per strada” dai licenziamenti collettivi».
Un aspetto di cui ancora non si parla, come osserva il legale, ma che prima o poi dovrà essere affrontato. Canafoglia citando un esempio fa notare che «una persona licenziata da Elica, difficilmente verrà riassunto grazie ai fondi del Recovery Plan, oltretutto si tratta di persone che spesso hanno una età media intorno ai 50 anni e quindi anche difficili da ricollocare».
Un’altra grande incognita è quella delle sofferenze bancarie, ovvero quei crediti la cui riscossione non è certa, una situazione già esistente che è stata ulteriormente accentuata dalla pandemia: tante imprese, partite iva e piccoli artigiani, che hanno acceso finanziamenti per “tirare a campare” ed evitare la chiusura per colpa della pandemia, presto dovranno restituire le somme ricevute, in questo modo, insieme anche ai licenziamenti collettivi, si potrebbe creare, secondo il legale, «una miscela esplosiva».
La figura di Draghi, in tal senso, è fondamentale per riequilibrare i mercati, osserva Canafoglia, in quanto è stato anche il presidente del Financial Stability Board, e per intercettare i licenziati così da consentirne la rioccupazione nelle imprese che apriranno con l’arrivo delle risorse del Recovery. Le procedure di licenziamento collettivo avviate dopo il 17 marzo 2020 sono nulle, quelle avviante prima, ma dopo il 23 febbraio, sono state sospese e da luglio ripartono i termini. Si tratta di procedure che durano circa due mesi e mezzo, ma se interessano meno di dieci lavoratori i tempi sono dimezzati. Diverso il discorso per i licenziamenti individuali alcuni dei quali sono soggetti al tentativo di conciliazione con l’Ispettorato del lavoro. Per le imprese sotto i 15 dipendenti i licenziamenti potrebbero scattare da luglio.
Sulla questione fa sentire la sua voce anche il mondo sindacale. «Siamo molto preoccupanti per la situazione occupazionale e per cosa accadrà quando verrà meno il blocco dei licenziamenti – afferma Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche -. Nelle Marche nei primi 3 mesi dell’anno sono state autorizzate 27 milioni di Cig, Fis e altri fondi, che equivalgono al mancato lavoro di 56mila lavoratori a tempo pieno».
L’auspicio di Barbaresi è che il blocco dei licenziamenti venga prorogato «per tutti fino a ottobre» e che venga definita subito una riforma degli ammortizzatori «a carattere universalistico. Senza una robusta ripresa – prosegue -, sono a rischio 50 mila posti di lavoro» nelle Marche. «Se vogliamo far ripartire questo Paese dobbiamo innanzitutto difendere il lavoro e l’occupazione perché, come recita lo slogan che abbiamo scelto per questo Primo Maggio: “L’Italia si cura con il lavoro”».