ANCONA – Siglato in Regione, il protocollo d’intesa tra Regione Marche e Ufficio scolastico regionale, denominato ‘Le Scuole che promuovono Salute’. «Rientra nel piano regionale di prevenzione» ha detto a margine dell’evento, l’assessore regionale alla Sanità e vice presidente della Regione Marche, Filippo Saltamartini. Presenti, Luca Galeazzi vice direttore generale Usr Marche, Fabio Filippetti dirigente Prevenzione e promozione della salute nei luoghi di vita e di lavoro Ars, Elisabetta Benedetti del Dipartimento Salute.
L’intesa consolida e formalizza i rapporti di collaborazione, per favorire e sostenere nelle scuole marchigiane, attività, iniziative e progetti di promozione della salute in applicazione del condiviso Piano regionale della prevenzione 2020-2025. «Corretti stili di vita, prevenzione dei fenomeni di abuso di sostanze stupefacenti e di alcool» anche in relazione alla sicurezza stradale e alla prevenzione degli incidenti, ma anche misure di prevenzione relative all’importanza di una «corretta dieta e pratica sportiva». Misure, «concordate con l’Ufficio Scolastico regionale per fare in modo che la cultura possa impedire» l’accadere di «eventi infausti e anche di una spesa sanitaria che non dovrebbe essere sostenuta specie per i ragazzi più giovani» per cui «la prevenzione diventa fondamentale».
L’assessore regionale alla Cultura Chiara Biondi ha detto: «Vogliamo una nuova generazione che sia consapevole delle sfide della contemporaneità. Insieme alla scuola vogliamo aiutare i giovani ad essere consapevoli e ad avere cura della loro salute». Il vice direttore dell’Usr Luca Galeazzi ha sottolineato che la scuola è un veicolo fondamentale di promozione dei corretti stili di vita ed ha espresso soddisfazione per il rinnovo della collaborazione.
Tra le progettualità al centro del protocollo, la promozione di abitudini alimentari salutari, l’attività motoria e sportiva; il contrasto e la prevenzione del tabagismo e dell’uso di sostanze (alcool, farmaci, sostanze dopanti e psicotrope); la prevenzione dei comportamenti disfunzionali e di dipendenza da gioco d’azzardo; il cyberbullismo; la promozione del benessere e la tutela della salute mentale; la diffusione della cultura della sicurezza e salute negli ambienti di vita, studio, lavoro, compresa la sicurezza stradale; l’educazione all’affettività; l’attenzione alle tematiche ambientali; la promozione di competenze di cittadinanza attiva. Prevista l’istituzione del Gruppo regionale integrato di coordinamento, l’approvazione del documento regionale condiviso di pratiche raccomandate e l’avvio della Rete marchigiana delle Scuole che Promuovono Salute.
Sentito sulle liste di attesa, Saltamartini ha spiegato che si tratta di «un problema generale del nostro Paese, la Regione Marche è quinta in Italia per rispetto dei livelli essenziali assistenziali (Lea, ndr), siamo quinti e non ventesimi». «Abbiamo tutti gli indicatori verdi – ha aggiunto – il problema è che ci sono tutta una serie di prestazioni che non sono garantite nei livelli essenziali assistenziali». Saltamartini ha rimarcato «lo sforzo che stiamo compiendo è il monitoraggio giornaliero che non veniva fatto nella nostra regione, veniva fatto a posteriori: abbiamo strutturato una organizzazione a livello provinciale e regionale, ogni mattina c’è una riunione e cercheremo di garantire tutte le prestazioni non garantite finora, nei Cup, attraverso l’acquisto di questi servizi dalla sanità in convenzione».
L’assessore ha ricordato la riforma della sanità regionale con l’eliminazione dell’Asur e la costituzione delle 5 Ast, aziende sanitarie territoriali provinciali, e che prima della riforma «si prospettava ad esempio per un cittadino di Urbino di andare a fare la prestazione a San Benedetto e per un cittadino di Fermo di farla nella provincia di Pesaro, questo non accadrà più perché le prestazioni dovranno essere garantite a livello provinciale» con l’obiettivo di portare la graduatoria ministeriale relativa ai Lea «dal quinto posto alle posizioni più avanzate del nostro Paese».
«Il discorso sanità – spiega – è un discorso enorme, perché è il più alto costo della spesa pubblica, 126 miliardi, noi rivendichiamo maggiori risorse, ma purtroppo le esigenze del Paese negli ultimi 10 anni hanno fatto si che la spesa si sia ridotta di ben 46 miliardi: dobbiamo tenere conto anche delle esigenze finanziarie del nostro Paese».