ANCONA – Agosto tempo di ferie e di partenze per le vacanze, ma non per tutti. L’inflazione pesa e non sono pochi quelli che hanno dovuto rinunciare ai viaggi. Il carburante tornato a crescere in prossimità dell’esodo estivo, i pacchetti viaggi e vacanze che segnano rincari e poi i prezzi dei voli, saliti anche quelli, disincentivano le partenze in un quadro più generale segnato da rincari a più livelli, dall’energia all’alimentare, passando per i mutui.
I marchigiani, così come tanti italiani, si fanno i conti in tasca e non sono pochi quelli costretti a restare a casa. Il turismo incoming, ovvero quello in entrata segna una frenata, mentre l’outgoing, il turismo diretto all’estero, appare più florido.
Come mai? Perché in alcuni casi farsi una vacanza all’estero può costare meno che in Italia. «Quest’anno per la prima volta da vent’anni a questa parte il mare italiano non registra il pienone – dice Ludovico Scortichini, fondatore del tour operator Go World e membro del board nazionale di Astoi Viaggi di Confindustria -. La settimana di vacanza al mare in Puglia, in Sardegna, in Sicilia, la classica meta agostana delle famiglie di ceto medio, per la prima volta segna un buco di presenza, con un calo almeno del 20%».
Il perché è presto detto: «Gli imprenditori del turismo, complici gli ultimi due anni positivi, hanno alzato troppo i prezzi dei soggiorni e le famiglie medie, un nucleo di due persone che guadagna complessivamente 3mila euro al mese, con tutti i rincari che ci sono stati non si muove. Lo vediamo anche nelle Marche, dove rispetto all’anno scorso ci sono meno turisti italiani, complice anche la ripresa dei viaggi all’estero».
Insomma, le stangate prese dagli italiani sul fronte del pieno al distributore, del costo di una camera di albergo, di una cena al ristorante, unite agli altri rincari frenano una bella fetta di turisti che si ingegnano come possono per concedersi comunque una ‘fuitina’. «Alcuni vanno a trovare i parenti lontani o gli amici, altri si organizzano con lo scambio di case – dice Scortichini -, per quanto riguarda invece i viaggi all’estero, quest’anno si è mosso per le vacanze solo ceto medio – alto, quello che poteva permettersi una spesa media di 4-5mila euro per nucleo familiare».
Chi invece può spendere, si fa bene i conti in tasca e opta più facilmente per l’estero, non solo perché si può tornare a viaggiare oltre i confini nazionali, ma proprio per un discorso di convenienza. «Una settimana in Mar Rosso – spiega Scortichini – costa circa 8-900 euro – massimo mille euro a persona, mentre in Sicilia una settimana tra volo e hotel non si trova a meno di 1.300 – 1.500 euro a persone, anche peggio in Sardegna dove tra albergo e spostamento si può arrivare anche 2mila euro a persona. Sono prezzi troppo alti che scoraggiano il turismo e per questo i marchigiani, e più in generale gli italiani quest’anno hanno scelto di andare all’estero».
Ma c’è anche un altro fenomeno che sta prendendo piede: «Da una settimana a questa parte alcuni albergatori mi riferiscono di ricevere chiamate da potenziali clienti che si informano sul prezzo di una camera per una settimana e poi propongono all’albergatore un loro prezzo, più basso di quello praticato. Non era mai successo finora che il cliente volesse definire il prezzo».
Una tendenza che rende la dimensione degli attuali tempi. Tra le mete più gettonate dai marchigiani che possono spostarsi ma che non vogliono spendere un patrimonio, spiega Scortichini, ci sono Albania, Croazia e Grecia, sono le destinazioni più economiche», mentre tra le mete più gettonate per chi se le può permettere, ci sono degli ever green: Egitto, Mar Rosso, Turchia e Spagna, più a lungo raggio Stati Uniti, Indonesia, Africa Australe».
Come sarà settembre? «Dopo un maggio e un giugno disastrosi dal punto di vista meteorologico, a luglio si è lavorato sotto data, perché le persone chiamavano all’ultimo minuto prima di partire. A settembre se qualche imprenditore deciderà di abbassare i prezzi il turismo potrà riprendere quota in Italia».