ANCONA – Ha ormai le ore contate il pagamento da parte dei terremotati della cosiddetta “busta paga pesante”, la restituzione dell’Irpef e dei contributi previdenziali il cui versamento era stato sospeso dal Governo per dare “respiro” all’economia dei territori colpiti dal sisma nel 2016.
Un salasso per i residenti nelle aree del cratere che si troveranno nella condizione di dover restituire in una unica soluzione le 5 rate che erano state sospese da giugno a ottobre. Roba da togliere il sonno per chi, come le popolazioni colpite dal sisma, già lotta contro tante difficoltà. La restituzione scatterà il 15 ottobre, una data tutt’ora confermata nonostante le proteste dei comitati.
I comitati avevano chiesto al premier Giuseppe Conte di «fissare un inizio della restituzione ancorandolo a precisi parametri di ripresa economica» e di decurtare le somme da restituire come avvenuto anche in occasione di altri terremoti, mentre sul fronte del rilancio economico, di istituire una zona franca e il reddito di cratere, strumenti necessari, secondo i comitati, per evitare lo spopolamento e la morte dei territori.
Un grido di allarme, quello dei rappresentanti dei terremotati, che è stato raccolto dai senatori Andrea Cangini (Forza Italia) e Francesco Verducci (Pd) che hanno presentato due distinti emendamenti al decreto crisi aziendali che verrà discusso in Senato questa settimana.