Sisma e ricostruzione, l’appello dei comitati a Conte: «Promuovere lo sviluppo economico dei territori»
È quanto invoca anche il presidente regionale Luca Ceriscioli che chiede l'accoglimento degli «emendamenti che avevamo proposto due mesi fa per semplificare e velocizzare le procedure». La testimonianza di una allevatrice
ANCONA – La ricostruzione post-sisma e lo sviluppo economico dei territori colpiti, tra le priorità dell’agenda del nuovo governo appena formato. È quanto invocano il presidente regionale Luca Ceriscioli e i rappresentanti dei terremotati.
«È fondamentale un cambio di passo per la ricostruzione dei nostri territori – chiede Ceriscioli -. Devono essere necessariamente accolti gli emendamenti che avevamo proposto due mesi fa per semplificare e velocizzare le procedure. Un evento straordinario come il terremoto ha bisogno di strumenti straordinari».
«Lo chiediamo da più di due anni – prosegue il presidente regionale – , lo abbiamo chiesto ai due precedenti governi. Lo chiedono le decine di migliaia di marchigiani che hanno bisogno di risposte immediate. Per questo sono certo che il nuovo governo ci sosterrà con le misure necessarie».
Ricostruzione a rilento, muffa e umidità nelle Sae: i terremotati sono stanchi. «Al nuovo governo chiedo più chiarezza e fatti concreti. Siamo stanchi di essere presi in giro, ricordo loro che siamo essere umani e non pupazzi», si sfoga Cristiana Salvatori, una residente delle Sae di Fiastra.
Intanto il 2 settembre scorso il presidente del consiglioGiuseppe Conte ha convocato i rappresentanti delle aree terremotate per ascoltare le indicazioni dei comitati e portarle ai tavoli di lavoro del nuovo esecutivo. In quell’occasione ha espresso la volontà di realizzare un Testo Unico per la prevenzione e la ricostruzione post-sisma.
«Al nuovo governo chiediamo di far partire la ricostruzione in tempi rapidi e di promuovere lo sviluppo economico dei territori feriti dal sisma – spiega Flavia Giombetti, membro del comitato terremoto del centro Italia- . Inoltre l’auspicio è che il confronto prosegua e che l’incontro del 2 settembre non resti un episodio isolato, ma sia il primo di una lunga serie data l’urgenza del tema».
Provati anche gli allevatori, una categoria che ha risentito moltissimo del terremoto, specie quelli che vivono nelle zone montane.
La testimonianza di Silvia Bonomi
L’allevatrice di Pecora Sopravissana Silvia Bonomi, di Visso, rivolge un appello al premier Conte e al neo ministro dell’Agricoltura a visitare le aree colpite dal sisma. «Dopo 4 governi e 3 commissari siamo sfiduciati e ci troviamo ancora in piena emergenza. La nostra categoria è la più penalizzata – si sfoga l’allevatrice – anche perché rispetto ai cittadini non abbiamo potuto lasciare il territorio.
Abbiamo trascorso il primo inverno dopo il sisma (2016-2017) in roulotte con 2 metri di neve, poi ci hanno proposto di scegliere tra le Sae (Soluzioni abitative emergenziali) e i Mapre (Moduli abitativi prefabbricati rurali emergenziali) un container alimentato a corrente non adatto alle zone montane, dove basta una nevicata sul filo della corrente che passa nel bosco, per restare isolati, come è accaduto più di una volta, quando siamo rimasti senza corrente per 17 ore di seguito, senza poter cucinare né scaldarci. Alla fine abbiamo optato per i Mapre perché ci hanno detto che sarebbero arrivati prima delle Sae e così è stato».
L’allevatrice pone l’accento sulle lungaggini: «Se ci avessero detto che questa situazione sarebbe durata 3 anni, lo avremmo capito e ci saremmo adattati, ma ad oggi non vediamo la fine. È giusto aver dato un tetto a tutti, ma occorre riflettere sul fatto che i Mapre nelle Marche sono 122, dei quali solo 32 in zona svantaggiata: avrebbero dovuto fare una distinzione tra chi vive alle porte dei paesi e chi invece si trova in aree disagiate come quelle montane. Sarebbe opportuno optare per soluzione differenziate, pensando ad esempio alla riconversione dei Mapre con moduli in legno più salubri, perché privi di muffa con la quale siamo costretti a combattere quotidianamente e anche più facili da riscaldare».
Secondo l’allevatrice il governo avrebbe dovuto operare una distinzione anche tra «chi ha la casa molto danneggiata e chi invece ha avuto meno danni e quindi ha una prospettiva di rientro più breve rispetto a chi ha l’abitazione in zona rossa».
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