ANCONA – Aumentare gli stipend dei lavoratori della sanità privata riabilitativa. È la richiesta al centro del sit-in promosso da Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl Marche, che si è svolto questa mattina, 21 ottobre, in piazza del Plebiscito ad Ancona, davanti alla sede della Prefettura. I delegati sindacali si sono dati appuntamento per una protesta che nelle Marche interessa oltre 4mila addetti. I sindacati di categoria chiedono il rinnovo del contratto e chiedono che sia colmato il gap esistente fra lo stipendio di un dipendente privato e quello di un dipendente pubblico.
Il segretario regionale Fp Cgil Matteo Pintucci evidenzia che è «prevista anche una mobilitazione nazionale che culminerà a Roma il 29 ottobre». «Nella nostra regione – dice – c’è stato un tentativo di individuare risorse utili da destinare agli stipendi dei dipendenti del settore, ma il tavolo è attualmente in stallo per indisponibilità delle parti datoriali. Se non ci saranno risposte e al netto di eventuali iniziative di lotta lanciate a livello nazionale, valuteremo ulteriori iniziative senza escludere la possibilità dello sciopero nel mese di novembre».
«A parità di percorso di studi e di rischio professionale – spiega Raffaele Miscio, Cisl Fp – un lavoratore della sanità riabilitativa privata guadagna molto meno rispetto ad un collega che lavora per la sanità pubblica».
Secondo il sindacalista esiste poi «una questione più strettamente marchigiana che ha spinto a manifestare, ovvero il fatto che nonostante l’impegno della Regione Marche a rivedere il budget per questi lavoratori, mettendo a disposizione 2 milioni da erogare in toto ai lavoratori con un aumento del budget, la controparte, e cioè le aziende non intendono distribuire l’aumento delle risorse ai lavoratori se non incrementando le tariffe delle prestazioni». I sindacati evidenziano che si tratta di una situazione che avviene in una Regione dove le tariffe sono tra le più d’Italia».
«Bisogno trovare una soluzione – aggiunge Miscio – questa situazione è un paradosso: a fronte di chi vuole implementare risorse, c’è chi non è disponibile a distribuirle ai lavoratori se non vengono incrementate le tariffe».
«Gli aumenti del costo della vita non impattano solo sulle aziende ma anche sui lavoratori – dice Alberto Beltrani, Uil Fpl – Quelli della sanità riabilitativa privata, in particolare, hanno lo stesso stipendio che avevano nel 2008. Lo denunciamo da anni ma ora l’impatto è ancor più devastante. Regione e aziende devono trovare una soluzione in attesa che venga rinnovato il contratto nazionale. Come Uil chiediamo che tutti i lavoratori del settore tornino a 36 ore e abbiamo riconosciuto il giusto adeguamento salariale visto anche che il gap con lo stipendio dei colleghi del settore pubblico: a parità di mansioni un dipendente della sanità privata percepisce circa 500 euro in meno».