ANCONA – Quattro condanne e una assoluzione nell’ambito dell’intricata inchiesta sulle “spese pazze” in Regione. La decisione del giudice Francesca De Palma nei confronti degli ex consiglieri regionali è arrivata ieri (11 novembre). Gli altri 55 sono stati rinviati a giudizio: per loro il processo prenderà avvio nel giugno del prossimo anno. Assolto perché il fatto non sussiste il parlamentare di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli, all’epoca consigliere regionale. Per tutti l’accusa è quella di peculato: i consiglieri in carica tra il 2008 e il 2012 avrebbero utilizzato soldi pubblici per spese personali.
Condannato a 2 anni Lidio Rocchi al quale sono state contestate spese per 29.500 euro, 1 anno e 8 mesi a Giovanni Zinni per oltre 9mila euro di spese, 1 anno a Adriana Mollaroli per 856 euro di spese, e infine 1 anno a Stefania Benatti alla quale sono state contestate spese per 2.325 euro. Le motivazioni saranno rese note fra 90 giorni.
Tra i 55 rinviati a giudizio c’è anche l’assessore regionale Angelo Sciapichetti, il consigliere regionale Enzo Giancarli, l’ex consigliere regionale e sindaco di Osimo Dino Latini, l’ex consigliere regionale Daniele Silvetti, l’ex assessore regionale Almerino Mezzolani e Marco Lucchetti, che aveva corso nella competizione elettorale per la poltrona di primo cittadino del Comune di Falconara Marittima.
«Il magistrato ha fatto un buon lavoro – ha commentato l’avvocato Marina Magistrelli, legale difensore delle ex consigliere regionali del Pd Stefania Benatti e Adriana Mollaroli – , non era facile verificare le migliaia di fogli agli atti. Per Mollaroli c’è l’assoluzione per 32 contestazioni su 39. Per Benatti assoluzione per 40 contestazioni su 50».
L’avvocato Magistrelli ha annunciato che ricorrerà in appello. Inoltre ha precisato che alla Mollaroli è stata attribuita una spesa a Roma, quando invece la ex consigliera si trovava in commissione ad Ancona, ma sottolinea «siamo in grado, in appello di dimostrare che quelle ricevute non sono della Mollaroli». Alla Benatti sono stati invece contestati 192 euro per servizi telematici previsti dalla legge regionale, «probabilmente il giudice li ha scambiati per sms telefonici – ha precisato la Magistrelli – ma non era così. Nel 2008 gli sms si facevano con il computer e non c’erano gli smartphone». Inoltre, sempre in riferimento alla ex consigliera Benatti, il legale ha spiegato che «quelle 10 contestazioni non sono reato perché erano state richieste dal gruppo di appartenenza. Oggettivamente – sottolinea – penso che in appello si potrà chiudere positivamente l’intera vicenda. Andiamo verso la fine di una lunga storia del 2008».