ANCONA – Il pressing degli esercenti di corso Garibaldi, e soprattutto l’evidenza di un decoro urbano ammalorato e in pieno degrado, ha dato i suoi frutti. L’altra sera in giunta comunale si è deciso: le isole tecnologiche se ne andranno. Dove? «Forse le riutilizzeremo altrove – dice l’assessore al porto Ida Simonella – ma intanto è certo che le smonteremo».
Le richieste
Quello che i commercianti chiedono a gran voce è un’immagine nuova, diversa, del corso principale. «Che sia visibile dall’inizio alla fine – auspica Ashraf Azzazy, titolare del negozio di abbigliamento +39 Store – e che abbia un’immagine più omogenea senza quelle costruzioni messe in mezzo». Un incubo per gli operatori che ogni giorno alzano la serranda di fronte a dei totem arrugginiti e cadenti. «Non posso che essere contento della decisone presa dall’amministrazione comunale» sottolinea Azzazy.
«Sono inutilizzabili – ribatte Sandra Sisti, titolare dell’ottica lungo il Corso – per non parlare delle fioriere dello stesso materiale con annesso cestino per l’immondizia». Il coro dei commercianti va all’unisono. «Non hanno più senso di esistere – rimarca Michele Zannini, titolare del Caffè Giuliani – vanno tolte e poi bisognerà pensare a sostituirle con qualcosa di bello». Difficile immaginare le tempistiche per un ipotetico restyling. Ma sulla rimozione si vede la luce in fondo al tunnel. Anche se l’amministrazione non intende sbilanciarsi, l’operazione potrebbe concludersi prima dell’arrivo dell’autunno.
I consigli
Viene da sé che con la rimozione l’amministrazione comunale dovrà ripensare un allestimento per il nuovo decoro urbano. «Ci confronteremo con i commercianti e le categorie prima di prendere decisioni» spiega l’assessore Simonella. E qualche suggerimento arriva già da parte degli operatori: «Basta guardare come fanno le altre città per attirare i turisti – afferma Sisti -. Penso a Rimini o Riccione, ad esempio».
«Bisogna studiare qualcosa di veramente accattivante – incalza Zannini – ci vuole qualcosa che sia finalmente consono al decoro della città, e che non diventi covo di bivacchi e immondizia».