ANCONA – Si apre oggi, 24 maggio, al Tribunale di Ancona un nuovo capitolo processuale della strage di Corinaldo, quello legato al rilascio dei permessi, alla proprietà e alla gestione della struttura dove morirono 5 adolescenti e una mamma 39enne che aveva accompagnato la figlia nel locale. Era la notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018 quando nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo si scatenò il fuggi fuggi in quanto era stata spruzzata una sostanza urticante dalla cosiddetta “banda dello spray” per mettere a segno furti di preziosi. Una calca che risultò tragicamente fatale per 6 persone e nella quale rimasero feriti oltre 200 ragazzi. L’udienza preliminare davanti al gup del tribunale di Ancona, Francesca De Palma, si apre alle 12.
Nel locale quella notte doveva tenersi l’esibizione del trapper Sfera Ebbasta che però non giunse mai nel locale. Un locale sovraffollato: infatti le persone, soprattutto adolescenti, giunti per il concerto erano il triplo rispetto al consentito. Il primo capitolo nel quale vennero accertate le responsabilità della “banda dello spray” costituita da un gruppo di giovani della Bassa Modenese, aveva portato alla sentenza emessa a fine luglio 2020 dal gup del tribunale di Ancona, Paola Moscaroli, al termine del processo con rito abbreviato, nella quale erano stati riconosciuti tutti i capi di imputazione tranne l’associazione a delinquere.
I sei componenti del gruppetto (Ugo Di Puorto, Raffele Mormone, Badr Amouiyah, Andrea Cavallari, Moez Akari e Souhaib Haddada), dedito ai furti con strappo all’interno delle discoteche, dove spruzzavano sostanze urticanti per approfittare della confusione così da mettere a segno i loro colpi, erano stati condannati a pene tra i 10 e i 12 anni, con uno sconto significativo rispetto alle richieste dei pm Paolo Gubinelli e Valentina Bavai. Una sentenza che aveva lasciato l’amaro in bocca alle famiglie delle vittime e dei feriti.
Ora i riflettori sono puntati su 19 imputati accusati di omicidio colposo plurimo, lesioni anche gravissime, falso e disastro colposo: tra questi figurano i proprietari del locale, i gestori della discoteca, tra i quali la società Magic srl, alcuni addetti alla sicurezza, e chi rilasciò i permessi al locale, tra questi i sei componenti della Commissione di Vigilanza che diede il nullaosta all’esecuzione di pubblici spettacoli all’interno della struttura che un tempo era un magazzino agricolo. Nella commissione c’è anche il sindaco di Corinaldo, Matteo Principi, tecnici e consulenti. Secondo i pm il locale non garantiva le condizioni di sicurezza necessarie allo svolgimento di pubblici spettacoli.
Quella notte sotto il peso della calca cedettero le balaustre laterali alla rampa di uscita dal locale, con la conseguente strage. Una rampa nella quale il perito dei Carabinieri, Marcello Mangione aveva riscontrato numerose irregolarità. Sotto i riflettori oltre alle uscite di sicurezza, anche i sistemi di protezione, antincendio e la capienza all’interno del locale, quella sera sovraffollato.