ANCONA – Mortalità di massa del mosciolo selvatico di Portonovo documentata dal Cnr Irbim. I ricercatori dell’Istituto per le Risorse Biologiche e le Biotecnologie Marine del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Irbim) nelle giornate del 25 e 26 agosto ha documentato con un video l’evento a seguito di immersioni avvenute lungo la costa del Conero, a Numana. Davanti ai loro occhi una distesa di mitili morti, come mai documentato finora. L’ evento è successivo al verificarsi di prolungate ondate di calore marine, registrate dalle boe del CNR, con picchi di temperatura del mare superiori ai 30 gradi centigradi e fenomeni estesi di mucillagine.
«Le immagini di questa moria di massa sono certamente drammatiche- evidenzia il professor Gian Marco Luna, ricercatore del Cnr Irbim -. Sappiamo che il nostro mosciolo è purtroppo sotto stress, da diverso tempo. Questa sofferenza, evidente anche in termini di forte calo della produzione, si mostra ancora più evidente durante eventi di mortalità di massa come questo, e probabilmente è il risultato di una pluralità di fattori di stress. Tra questi, difficoltà nel reclutamento (che stiamo registrando anche quest’anno), ondate di calore che quest’anno appaiono particolarmente intense (con misure di temperatura nell’acqua, effettuate dalle boe presenti in mare, che hanno superato i 30°C) e forse, in questa difficile estate, anche le mucillagini, che possono aver creato a livello locale situazioni di anossia e soffocamento, mettendo a dura prova popolazioni di mitili già fragili».
Il collega Ernesto Azzurro parla di «un evento drammatico che rappresenta un segnale senz’altro allarmante. Dai primi rilievi effettuati lungo la costa di Numana e Sirolo abbiamo rilevato tassi di mortalità che si avvicinano al 100%. Questo significa che in questo tratto di costa sono già morti quasi tutti i mitili. Non abbiamo ancora contezza della reale estensione del fenomeno ma è possibile che stia interessando anche altre zone dell’Adriatico». Se finora per il mosciolo si è parlato di crisi, a causa della scarsa crescita e della ridotta produzione, adesso lo scenario è ben diverso e più grave, siamo difronte ad una mortalità di massa che ha pochi precedenti.
Il ricercatore spiega che mortalità di massa di mitili sono state registrate in diversi paesi del mondo e spesso le cause di questi eventi rimangono sconosciute o vengono attribuite ad una combinazione di fattori. In questo caso, la mortalità è immediatamente successiva alle ondate di calore registrate in Adriatico. «questo tipo di anomalie termiche stanno mettendo a dura prova molte altre specie del mediterraneo. Mortalità di massa in relazione alle ondate di calore sono state recentemente documentate per oltre 50 specie nel Mediterraneo».
Non c’è ancora un sistema di monitoraggio delle temperature del mare lungo la costa del Conero, ma le boe del CNR poste a circa 2 km dalla costa di Senigallia, nei pressi del Cesano mostrano temperature da record per il mese di Agosto (https://www.irbim.cnr.it/mare-in-tempo-reale/)
Le ondate di calore sono quindi il primo indiziato, tuttavia altri fattori di rischio come la mucillagine e una intera stagione climaticamente non favorevole rappresentano certamente ulteriori fattori da considerare.
«Generalmente i mitili vengono percepiti come una risorsa inesauribile, una risorsa che c’è sempre stata e che ci sarà per sempre, ed invece questo evento drammatico ci fa comprendere quanto la specie sia vulnerabile. Ma questo non è l’unico problema » spiega Azzurro.
«Il cambiamento climatico minaccia il mosciolo e con esso l’habitat che questa specie crea. Infatti i banchi di mitili ospitano tipicamente una grande varietà di specie, le quali trovano rifugio e nutrimento tra questi bivalvi: crostacei, spugne, briozoi, idrozoi, e moltissimi altri invertebrati. Il problema quindi non è soltanto per i moscioli ma per tutta la biodiversità ad essi associata».
«A livello di territorio – spiega il professor Luna – ci stiamo muovendo già da tempo. Per monitorare lo stato delle popolazioni di moscioli nell’area del Conero, da diversi mesi è stato attivato un Tavolo Tecnico su richiesta del Comune di Ancona che coinvolge, per la parte relativa alla ricerca scientifica, il Cnr Irbim, l’Università Politecnica delle Marche con il Dipartimento Disva, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche, e l’Arpam».
Partecipano in maniera attiva al tavolo anche le Autorità Competenti, Slow Food, le Cooperative di pescatori e numerosi altri portatori di interessi. «Il tavolo, che sta portando avanti analisi e misure in campo sia al Passetto che a Portonovo, intende comprendere, utilizzando il rigore dell’approccio scientifico, le cause della riduzione di questa importante risorsa, con lo scopo di tutelarla e di tutelare il prezioso patrimonio, non soltanto economico ma anche sociale, che essa riveste per la nostra comunità, pensando anche alle future generazioni. L’obiettivo finale – conclude – è arrivare alla definizione di un modello di gestione che contribuisca a tutelare e valorizzare questa risorsa, anche tenendo in considerazione gli importanti cambiamenti dei nostri mari, a cui – ahimè – dovremo sempre più abituarci».