ANCONA – «Pur di salvare la mia attività sono disposto a vendere un rene», scriveva Massimo Sturani, titolare del Maxi Bar di Ancona, pochi giorni fa su Facebook: «Quella protesta? Non era una provocazione, ero sincero e lo sono tuttora. Poi ho saputo che non si può fare e allora rimane come tale. Ma la situazione, per molti di noi, è difficilissima». Lo afferma con rabbia e lo sottolinea ai nostri microfoni una volta dentro il suo locale.
Già negli scorsi mesi, il 26 marzo con precisione, era salito sopra il tetto della sua auto, parcheggiata davanti all’attività di via Maggini, gridando lo stremo del comparto bar e ristorazione. Sui social il video ha ricevuto migliaia di visualizzazioni, tanto da essere attenzionato anche dai media nazionali, vista la forma di manifestazione singolare. A distanza di un mese, dov’è rimasto tutt’altro che silente, è tornato di nuovo alla carica. «Io continuo a metterci la faccia, ce l’ho sempre messa – aggiunge -. Poi però, se alla manifestazione del 27 aprile davanti alla Regione, eravamo in dieci, anziché molti di più, la dice lunga. Che sia chiaro. La pandemia non l’ho provocata io e magari nemmeno lo Stato. Ma questo non aveva un piano pandemico: e ora un po’ di responsabilità se la deve prendere», evidenzia.
«Sono quindici mesi che ci danno restrizioni, poi però consentono a 30mila persone di fare assembramenti in una piazza, che se sommate a tutta Italia saranno state 300mila. Ma non venissero qui da me tra 15 giorni dicendo di farmi chiudere: non lo accetterei», spiega in riferimento ai recenti festeggiamenti dell’Inter per lo scudetto, prima di volgere il pensiero all’estate. Ci sarà maggiore libertà di manovra per i bar? Massimo Sturani non ha dubbi: «Dallo Stato non mi aspetto nulla. Soltanto promesse e fatti pochi. Sono 14 mesi che potevamo aprire in sicurezza. O si fa così, e ce lo consentono una volta per tutte, oppure ci pagano utenze e dipendenti».