Ancona-Osimo

Ancona, suicidio in carcere: il Pd chiede audizioni in Regione. Ciccioli: «Cos’avete fatto finora?»

Il capogruppo Pd Mangialardi, tira in ballo la Regione. Il consigliere di FdI: «I governi che si sono succeduti alla guida della Nazione non sono stati in grado di affrontare la questione carceraria. Ho fiducia in Meloni»

Il carcere di Montacuto ad Ancona
Il carcere di Montacuto ad Ancona

ANCONA – Suicidio al carcere di Montacuto ad Ancona, scintille tra Pd e Fratelli d’Italia. Mangialardi chiede l’audizione in commissione di Giulianelli e Draisci e Ciccioli risponde. «La Regione Marche contribuisca a far luce sull’accaduto». È quanto si legge in una nota diffusa poco fa da Maurizio Mangialardi, capogruppo regionale del Partito democratico.

«Credo che il consiglio regionale abbia non solo il diritto, ma soprattutto il dovere di approfondire la drammatica vicenda segnata dal suicidio nella casa circondariale di Montacuto del giovane Matteo Concetti. La Regione Marche ha un garante dei diritti della persona, che tra le sue funzioni contempla anche quella di garante dei diritti dei detenuti, e un dipartimento salute a cui compete anche l’assistenza sanitaria alla popolazione detenuta. Per questo motivo – spiega Mangialardi – ho chiesto ufficialmente al presidente della IV Commissione sanità e politiche sociali, Nicola Baiocchi, di convocare urgentemente una riunione che veda all’ordine del giorno le audizioni dell’avvocato Giancarlo Giulianelli e del dottor Antonio Draisci».

Maurizio Mangialardi, Pd

E ancora: «Penso che la Regione non possa far finta di nulla di fronte a questo gravissimo episodio: i consiglieri regionali devono essere messi in condizione di avere tutti gli elementi per capire ciò che è accaduto,  considerato anche che la Procura di Ancona ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per istigazione al suicidio e disposto l’autopsia sul corpo del giovane per chiarire le cause della morte».

Il capogruppo piddì rincara la dose: «Non voglio entrare nel merito prima di aver acquisito ulteriori informazioni – aggiunge – ma è indubbio che quando si verificano simili e irrimediabili tragedie dobbiamo prendere atto del fallimento del sistema carcerario. Nulla potrà ridare la vita a Matteo e risarcire il dolore dei suoi familiari, ma siamo comunque chiamati a un duplice impegno. Anzitutto, va accertata la verità sull’accaduto, a partire dalla compatibilità delle condizioni di Matteo, già segnalato dal suo avvocato come soggetto fragile e di interesse psichiatrico alla direzione del carcere, con un regime di isolamento. In secondo luogo, è tempo che, per quanto di sua competenza, la Regione si attivi per dare soluzione alla precaria situazione degli istituti penali marchigiani, segnati da gravi problemi di sovraffollamento, specie a Montacuto e Villa Fastiggi».

Poco dopo, la replica del consigliere Carlo Ciccioli, Fratelli d’Italia: «Il suicidio di Matteo Concetti dovrebbe portare i giudici a valutare con maggiore attenzione ogni storia giudiziaria e ogni soggetto colpevole e l’adozione di misure alternative in comunità o in strutture sanitarie», dice.

«Partiamo da un concetto – riflette Ciccioli, che è anche psichiatra – La popolazione carceraria in percentuali estremamente significative presenta disturbi gravi di personalità, magari non di rilievo giuridico, disagio psico-sociale o veri e propri disturbi mentali, frequentemente generati dalla tossicodipendenza. Esattamente il 30% della popolazione carceraria è tossicodipendenti. Il che comporta in maniera prevalente una doppia diagnosi di disagio psichico e uso di sostanze, un 10% sono persone affette da disturbi mentali gravi, inoltre, il 20% assume stabilizzanti dell’umore, antipsicotici o antidepressivi ed addirittura il 40,3% sedativi o ipnotici. Tutto ciò significa che esiste una correlazione prevalente tra persone disfunzionali e carcere rispetto alla semplice criminalità».

Carlo Ciccioli, Fratelli d’Italia

«Questa tragedia che mette in luce, ancora una volta, come il sistema carcerario italiano debba essere rivisto, soprattutto per di chi soffre di patologie psichiatriche latenti e non solo evidenti e diagnosticate. Mi riferisco al suicidio di Matteo Concetti, 25enne, che si è impiccato nel bagno della sua cella in isolamento del carcere di Montacuto e per il quale esprimo cordoglio ai suoi familiari. La giustizia farà il suo corso. Anche se è la stessa giustizia che per un ritardo dal rientro da lavoro, ha pensato bene di rispedirlo in una cella per scontare il residuo di pena rimastagli, 8 mesi».

«Un particolare non di poco conto, questo – fa lui – Infatti, era del tutto evidente che si potesse valutare la situazione, visto che allo stato attuale, si era trattato di una singola inadempienza. Il tutto, quindi, attraverso una valutazione dei giudici con una maggiore attenzione ad ogni storia giudiziaria e ogni soggetto colpevole e, dunque, l’adozione di misure alternative in comunità o in strutture sanitarie. Invece, nonostante la conclamata problematica dovuta al sovraffollamento carcerario, di fronte a un giovane con patologie psichiatriche, con un numero decisamente inferiore di agenti di polizia penitenziaria, e con scarsità di personale sanitario specializzato all’interno delle strutture carcerarie, si è deciso di rimandarlo in una cella. Dalla quale, purtroppo, ne è uscito cadavere».

«Sono contrario alla speculazione politica – prosegue – ma non si può sottacere come solo negli ultimi 10 anni, i governi che si sono succeduti alla guida della nazione non siano stati in grado di affrontare la questione carceraria nel miglior modo possibile. E non lo dico io, ma i numeri: sovraffollamento intollerabile, mancanza cronica di agenti, non adeguata presa in carico di tutti i carcerati affetti da patologie psichiatriche e tossicodipendenze. In questo è colpevole la sinistra che nel mito di assicurare la stessa assistenza sanitaria che c’è tra la popolazione ordinaria e le carceri non si è resa conto utopisticamente che la popolazione carceraria necessita di assistenza diversa dalla semplice sanità territoriale. Sono certo che il Governo Meloni riuscirà a mettere mano anche a questo dossier lasciatoci da coloro che avrebbero potuto, ma non hanno fatto, e non solo in questo campo, ma che oggi sembrano avere tutte le ricette giuste, che non hanno mai applicato, improvvisamente rivelate. Resta il senso di una sconfitta del sistema giudiziario che continua ad auto-tutelarsi, incapace di una improcrastinabile e doverosa riforma».