ANCONA – «Scriverò a Mattarella e Draghi per chiedere la proroga del Superbonus 110% per il sisma fino alla fine dello stato di emergenza». È l’annuncio del presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli.
La maggioranza dell’amministrazione regionale, il presidente Acquaroli con il presidente Latini, gli assessori e i consiglieri regionali, si sono riuniti all’Abbadia di Fiastra per fare il punto sui provvedimenti portati a termine e sulle strategie da mettere in campo per continuare a lavorare per il rilancio delle Marche.
Una giornata intera di studio e approfondimento che segue le riunioni settimanali della maggioranza che si svolgono a Palazzo Raffaello. Tanti i temi trattati, dallo sviluppo economico, alle politiche per l’occupazione e il lavoro, la tutela dell’ambiente, la nuova programmazione europea e la ricostruzione post-sisma.
«Tanti i temi che abbiamo affrontato, primo fra tutti quello della ricostruzione post-sisma – spiega Acquaroli – , di cui nei prossimi giorni ricorreranno i cinque anni delle scosse dell’ottobre 2016 che hanno devastato le Marche. Uno dei rischi più recenti, che potrebbe essere un enorme freno per la ricostruzione, è la probabile mancata proroga del Superbonus 110% per le pratiche del terremoto».
« Al termine della riunione – prosegue -, ho ricevuto mandato da tutti i gruppi consiliari di scrivere al Presidente della Repubblica Mattarella e al Premier Mario Draghi per sollecitare una forte azione in questo senso, per chiedere la proroga fino alla fine dello stato di calamità, perché la ricostruzione deve essere priorità assoluta dell’agenda di Governo. La ripresa del territorio passa anche per un netto miglioramento del patrimonio edilizio, dal punto di vista della sicurezza sismica e dell’efficienza energetica».
Acquaroli fa notare che una mancata proroga dell’incentivo «potrebbe rappresentare una pietra tombale per la ricostruzione che oggi va evitata con ogni mezzo. Significherebbe privare i terremotati della possibilità di usufruire dell’agevolazione per finanziare la quota in accollo».