ANCONA – Daniele Silvetti è il nuovo sindaco di Ancona. Il centrodestra conquista anche il capoluogo delle Marche e lo fa superando la tenace resistenza del centrosinistra che è costretta alla resa nella città che è stata per anni una sua roccaforte. Ancona cambia colore e lo fa con il candidato del centrodestra Daniele Silvetti (Fratelli d’Italia, Lega Salvini, Forza Italia-Civici Ancona, Udc, Ancona Protagonista, Rinasci Ancona e Civitas Civici Salvi per Ancona, apparentato con Marco Battino, lista Ripartiamo dai Giovani), apparentato con Marco Battino (Ripartiamo dai Giovani): sono 21.279 i voti a favore di Daniele Silvetti (51,73%, 99 sezioni su 99 scrutinate), una manciata di più dei voti raccolti da Valeria Mancinelli nel secondo turno del 2018 (21.152) contro i 19.854 voti raccolti da Ida Simonella (48,27), che dunque si arrende a 1425 voti di distacco dal nuovo sindaco. Il centrosinistra mastica amarissimo, dopo una lunga campagna elettorale vissuta sempre tra l’entusiasmo e il consistente timore di perdere la sfida, mentre dall’altra parte scatta la festa del centrodestra e di tutti coloro che hanno sostenuto la candidatura dell’avvocato anconetano. Nel 2018 Valeria Mancinelli (centrosinistra) fu eletta al secondo turno con 21152 voti (62,78%), superando Stefano Tombolini, candidato del centrodestra, con 12541 (37,22%). Oggi la svolta della città di Ancona, che sceglie dunque il cambiamento e la discontinuità rispetto a chi ha governato negli ultimi dieci anni, appunto Valeria Mancinelli, e alla sua assessora (uscente) Ida Simonella.
«Abbiamo fatto la storia – ha esordito così il nuovo sindaco di Ancona, Daniele Silvetti, raggiante per il successo ottenuto e accompagnato il Comune da una folla in festa –. Una grande giornata per Ancona e per gli anconetani, non solo per il dato politico, ma anche perché mi hanno dimostrato di essere l’interprete giusto per tradurre il cambiamento in questa città. C’è tanta politica ma c’è tanto civismo e devo dire che questo è stato un dato trasversale che riesce ad emergere dallo spoglio di tutte le sezioni. Cinque mesi di campagna elettorale anche molto intensa e difficile, sapevamo che sarebbe stata tutta in salita ma l’abbiamo fatta con grande determinazione. Il cambiamento lo percepivamo, dovevamo essere bravi a interpretarlo». Sul presunto machismo invocato da Ida Simonella, sulla presenza dei ministri ad Ancona che possono aver influito sul voto, Silvetti prosegue: «La città non s’è accorta di questo, ha dato una grande risposta molto forte in termini di discontinuità, lo ha fatto con tutte le sue componenti. Nel dato elettorale c’è il voto del centrodestra e quello di tanti cittadini comuni. E’ chiaro che il centrosinistra ha sbagliato qualcosa, ma non sta a me commentarlo. Sugli apparentamenti siamo stati inclusivi, non abbiamo fatto calare niente dall’alto, ed è quello che ci ha caratterizzato in tutta questa campagna elettorale, in cui l’ascolto, la condivisione hanno caratterizzato la nostra cavalcata. Non abbiamo mai imposto niente a nessuno, abbiamo sempre condiviso e forse è questa la grande differenza tra noi e il centrosinistra».
Carlo Ciccioli, consigliere regionale, sul voto di questo ballottaggio: «Dopo trentun anni di governo di centrosinistra Ancona ha espresso la sua voglia di cambiare. C’è la città dell’opinione pubblica e quella degli apparati. Quest’ultima è quella che ha governato che ha consuetudine con determinati esponenti della politica e gruppi sociali e l’altra è la città come si presenta oggi, cambiata, che al contrario ha un’opinione pubblica molto effervescente e spontanea, che vuole il cambiamento, la discontinuità, un nuovo gruppo dirigente e un nuovo assetto socio-economico. La filiera Governo-Regione è stata indubbiamente una spinta forte. Giorgia Meloni era in giro per il mondo e s’è fatta sentire ad Ancona a sostegno di Silvetti, c’è stata la presenza di tanti ministri anche non direttamente in campagna elettorale. S’è visto questo supporto e questo affetto forte, che ovviamente dovrà essere declinato subito dopo, perché quando si vince il primo problema è governare ripartendo da zero».