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Temperature in salita con l’Anticiclone Africano. Passerini di Univpm: «Preoccupa il Niño. In Europa fenomeni estremi»

A preoccupare scienziati e meteorologi è il fenomeno del Niño, il riscaldamento della superficie dell'oceano Pacifico, in grado di produrre effetti sul clima anche a grandi distanze dai luoghi in cui si genera

(Foto, Pixabay)

ANCONA – Con l’arrivo dell’anticiclone Africano, le temperature si fanno più roventi, ma il caldo secondo il meteorologo dell’Università Politecnica delle Marche, Giorgio Passerini potrebbe durare poco, «una settimana, dieci giorni – dice – dopodiché dovrebbe avvenire un nuovo cambiamento».

«Avremo bel tempo e temperature piuttosto elevate, ma soprattutto sulle isole – spiega – i modelli previsionali non sono concordi, ma la seconda metà di luglio potrebbe essere più fresca della prima parte del mese, ma comunque l’estate è arrivata».

Intanto a preoccupare scienziati e meteorologi è il fenomeno del Niño, il riscaldamento della superficie dell’oceano Pacifico, in grado di produrre effetti sul clima anche a grandi distanze dai luoghi in cui si genera. «Un Niño mai visto a memoria d’uomo – dice il professor Passerini – tanto che anche l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato l’allarme».

Giorgio Passerini
Giorgio Passerini

Mentre gli effetti più pesanti si avranno in Australia e Nuova Zelanda, spiega, dove si potrà registrare un caldo record, anche l’Europa sconterà il ritorno del Niño, benché con un impatto minore. Intanto dalla quarta conferenza nazionale dell’Italy For Climate è emerso che l’Italia, al centro dell’hot spot climatico del bacino Mediterraneo, è un Paese più a rischio di altri, con aumento di temperatura di quasi 3°C rispetto al periodo pre-industriale, a fronte di una media mondiale di +1,1 °C.

«In Europa – spiega – c’è una ricorrenza di episodi di caldo estremo negli ultimi anni e non di freddo estremo, al contrario di quanto sta accadendo negli Stati Uniti, un fenomeno che trova una spiegazione nella Niña, adesso invece con il Niño nel Pacifico sono possibili precipitazioni estreme e siccità in America Latina, Australia e Nuova Zelanda, mentre in Europa è prevedibile che con la maggiore energia accumulata si possano verificare eventi più estremi come grandinate più forti, trombe d’aria, temporali molto più intensi del solito».

«È possibile che l’Europa abbia un riscaldamento più che doppio rispetto ad altre zone – dice – riferendosi al dato emerso dall’Italy For Climate – che si traduce in fenomeni più estremi come quelli che abbiamo osservato negli ultimi tempi».

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