ANCONA – Terremoto politico ad Ancona, la Notte Bianca divide la città. Dopo il duro attacco del collettivo transfemminista ˈNate intereˈ in merito alla scelta del Comune di ospitare i conduttori di Radio 105, anche la politica locale sta vivendo aspri botta e risposta tra assessori e consiglieri.
Al centro di tutto, alcune frasi poco gradevoli che sarebbero state pronunciate da Marco Mazzoli, Pippo Palmieri e Wender – de Lo zoo di 105 – dal palco di piazza Cavour. A farlo notare, sono state proprio le transfemministe di Ancona: «Sono state fatte delle battute, anzi delle gag indecenti – commentano dal collettivo – Dopo aver invitato alcune persone sul palco, i conduttori dicevano di volere delle ˈragazze con delle belle tettone, con le mammelle belle grosseˈ, parlando di ˈz*****eˈ. Agli inqualificabili commenti sulle donne se ne accompagnavano altri di stampo omolesbotranfobico e xenofobico (ˈNon si può più dire f***i ma lgbtqr come un qr codeˈ)».
Anche Arcigay Comunitas aveva espresso il proprio disappunto: «Chiediamo al Comune di Ancona di prendere le distanze dai contenuti espressi. Lo show sarebbe consistito in un’accozzaglia di momenti a loro definizione politicamente scorretti ma che per noi rappresentano solamente uno spettacolo pietoso. Si respirava sessismo, maschilismo e machismo. Speriamo che l’assessorato ed il sindaco scelgano ospiti meno sgraditi dalla nostra città. Ancona da sempre rappresenta un bacino culturale importante per la nostra Regione. Vogliamo sperare che quello di ieri non rappresenti il livello culturale a cui dovremmo abituarci. Il divertimento è sacrosanto, ma non sulla pelle delle persone».
Le reazioni, da parte della politica anconetana non si fa attendere. Chiara l’analisi del consigliere comunale Francesco Rubini (Altra idea di città), che parla di «Ritorno al Medioevo». «Abbiamo superato i limiti della decenza. E lo dico pur essendo consapevole che la Notte Bianca sia stata utile alla città – riflette Rubini – Non mi interessa erigermi a censore dell’iniziativa privata di Radio 105. Trovo tuttavia inopportuno che sia fatto un main event comunale con uno spettacolo di questo tipo».
E ancora: «Il privato è libero di ascoltare lo show 105 ma io, se fossi stato assessore, mai avrei chiamato quei conduttori. Il successo dell’iniziativa avrebbe potuto essere raggiunto ugualmente con qualsiasi altro format di intrattenimento. Tutti sapevano quale tipo di messaggi lancia abitualmente quella trasmissione, non puoi dire “non me l’aspettavo”, non sono ammesse giustificazioni al razzismo, all’omofobia e alle denigrazioni nei confronti delle donne. Siamo nel 2023, la diversità dovrebbe essere rispettata e trovo che si sarebbe potuto proporre un altro tipo di comicità. Forse, questo tipo di spettacolo fa parte di una visione della società che ha la destra di questo paese. Non sono stupito, ma sono semplicemente indignato. Io, personalmente, mi sono tenuto alla larga da piazza Cavour, ma il fatto che a me quella comicità faccia schifo non è rilevante. Ognuno è libero di ridere di ciò che vuole, ma pur sempre nel rispetto degli altri – ribadisce – Mi domando se si possano concedere spazi pubblici a chi dileggia il genere femminile in quel modo».
Manuela Caucci, assessore ai servizi social, coglie l’occasione per rispondere su Facebook ad un’utente che critica lo show di Radio 105: «Lo Zoo è stato solo uno dei tanti momenti musicali della serata. C’era un bellissimo pianoforte in corso Garibaldi dove chiunque poteva suonare e tantissimi giovani hanno dato spettacolo… gruppi blues, jazz, soul, funky in piazza del Papa, rock in piazza Pertini, pop in piazza Roma, musica classica in una gremitissima Santa Maria della Piazza, dance in piazza Cavour dove prima dello Zoo, si sono esibiti notissimi dj anni 80 che hanno fatto ballare veramente tutti, dai 20 ai 60 anni. Molto democraticamente ciascuno poteva scegliere dove andare e chi ascoltare, anche da quei ˈcafoni e zozzoniˈ di Radio105, che con buona pace di tutti, sono comunque la trasmissione radiofonica più seguita in Italia. A naso direi che si sono divertiti in molti».
Ma per Rubini «non c’entra niente che c’erano tante attrazioni, questa non è una risposta politica».
Dal Partito democratico, Ida Simonella, sfidante di Daniele Silvetti alle ultime amministrative: «Non nascondo che tanti mi hanno consigliato di non fare cenno alle tante frasi che sono state pronunciate da piazza Cavour, perché è stato un successo, mi hanno detto. Ma che c’entra? – si chiede l’ex assessore al bilancio – Quelle frasi le ho viste riportate scritte e poi ascoltate nei video e mi domando se il sindaco o la giunta abbiano provato il minimo di imbarazzo».
E ancora: «Come buttare nel water tutto l’impegno che genitori, insegnanti, associazioni e anche amministrazioni fanno contro il bullismo, la discriminazione di genere, la violenza sulle donne. Tutti a riempirsi la bocca che bisogna partire dall’educazione dei ragazzi e dal linguaggio e poi si ingaggia a 29mila euro uno dei modelli più beceri in circolazione su questi temi? Seguitissimo ci mancherebbe, ma addirittura ingaggiato con i soldi pubblici. Ma il sindaco e gli assessori, anche padri e madri di ragazze e ragazzi non hanno provato nessun imbarazzo? – rimarca – Ma davvero dobbiamo arrenderci a questo? Poi non lamentiamoci di bulli, vandali, discriminazioni».
Ci aggiunge il carico da dodici, come si suol dire, l’ex assessore provinciale Carlo Pesaresi (che ha sfidato alle primarie Ida Simonella per il primo scranno di Palazzo del Popolo, ndr): «Oggi, l’amministrazione più qualunquista della storia riempie la piazza con uno spettacolo tutto rutti, battutacce sessiste e doppi sensi stantii. Tante, tantissime persone, mi chiedono di prendere posizione contro questo clima da sagra paesana perenne con cui qualcuno pensa di fare grande Ancona. Forse scontiamo la colpa di aver pensato che la cultura è affare per pochi, da stivare in spazi chiusi e contenitori impermeabili. Dobbiamo interrogarci su questo e farci trovare pronti per quando (spero presto) questa ubriacatura al trash inevitabilmente finirà. E non vorremo ripetere gli stessi errori. Anche perché, come dimostrano moltissime esperienze in tutta Italia, è possibile riempire le piazze e far contenti i commercianti con una proposta culturale adeguata ad un capoluogo di regione che ha il dovere di essere attrattivo e competitivo anche al di fuori delle proprie mura».