ANCONA – «È inevitabile che anche la provincia di Ascoli Piceno seguirà a distanza di una-due settimane il resto delle Marche, finendo in zona rossa». Il primario del laboratorio di Virologia degli Ospedali Riuniti di Ancona Stefano Menzo spiega che non si può ritardare «una cosa che ormai è scontata» riferendosi all’applicazione delle limitazioni anche per la provincia fanalino di coda nelle Marche per numero di contagi.
Il virologo motiva le sue affermazioni con la variante inglese che sta continuando a correre nella nostra regione e che ormai sta soppiantando il virus precedente. Secondo il professor Menzo nell’Anconetano quasi il 100% dei positivi ha contratto la variante inglese, così come nel Maceratese, Fermano e Pesarese: «Nell’Ascolano siamo a circa la metà», ma secondo il virologo anche in questa provincia la variante diventerà predominante,
«Nei prossimi giorni avremo ancora modo di vedere salire la curva finché non chiudono tutto» spiega, poi «aspettiamo un paio di settimane e comincerà a scendere, forse anche prima». Insomma per il virologo il picco di contagi si verificherà solo dopo «la chiusura delle scuole e di tutti i locali» in tutte le Marche, inclusa la provincia di Ascoli Piceno.
«Se mettiamo l’Ascolano in zona rossa prima, otteniamo che la curva inizia a scendere prima e dunque si potrà riaprire anche prima, risparmiando nel frattempo dei problemi». Secondo il primario «molto dipenderà dai comportamenti abituali delle persone» che sono «stanche e non hanno più voglia di seguire le regole: l’efficacia delle zone rosse è ridotta per le difficoltà delle persone di adeguarsi alle misure» dopo un anno alle prese con la pandemia.
Intanto ci sono i primi esiti del monitoraggio attivato dalla Virologia di Torrette sui sanitari che hanno ricevuto la seconda dose di vaccino per verificare i livello di immunità sviluppati nei confronti del virus (anticorpi che proteggono da future nuove infezioni). Dai dati emerge che «quasi tutti i sanitari hanno sviluppato una risposta anticorpale», mentre «un 1% ha sviluppato una risposta inadeguata», inoltre in «una decina di casi abbiamo visto qualche infezione» da covid. In questi ultimi casi il virologo spiega «dovremo sequenziare il virus» per cercare di capire se si tratti di casi «in linea con i dati sperimentali o se siano indicativi di problemi con le varianti».