ANCONA – «La situazione nelle Marche è preoccupante non più e non meno, purtroppo, di quanto sta avvenendo nel resto d’Italia». Così Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl (Unione Generale del Lavoro), oggi ad Ancona, per la 20esima delle trenta tappe del tour nazionale di 20 giorni in vista della Festa del Lavoro, che al motto “Il lavoro cambia anche noi!”, sarà celebrata a Milano, ultima tappa del tour. Al Passetto, davanti al monumento ai caduti, c’erano anche l’assessore alle Attività Produttive Mirco Carloni e il vicecapogruppo consiliare della Lega Mirko Bilò, il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Ciccioli e il consigliere regionale del partito della Meloni Marco Ausili.
Il segretario generale, affrontando il tema della situazione economica del Paese nel post pandemia, ha snocciolato gli ultimi dati Istat dai quali emerge chiaramente l’impatto delle chiusure imposte per limitare la diffusione della pandemia. Capone ha spiegato che ci sono stati in Italia 960mila nuovi disoccupati, nonostante le limitazioni imposte dal blocco ai licenziamenti.
«Questo vuol dire che quei disoccupati vengono dalle filiere che sono saltate» afferma, riferendosi a «quelle del turismo, della ristorazione, dell’accoglienza, fondamentalmente quelle dei lavoratori stagionali dove lavorano soprattutto uomini e donne giovani». La preoccupazione espressa da Ugl è che al termine del blocco dei licenziamenti e degli ammortizzatori sociali «se non ci saranno dei correttivi che fanno ripartire immediatamente l’economia potremmo avere una seconda ondata (di licenziamenti, ndr) più devastante della prima».
La stima di Ugl è che si verranno a creare tra 1milione e mezzo e 2milioni di disoccupati nel Paese «qualora le aziende dovessero riaprire senza il tempo necessario per riprendere i mercati». Accanto a questo il sindacato ha sottolineato la preoccupante contrazione dei consumi. Capone fa notare che i lavoratori che hanno continuato a percepire lo stesso reddito, grazie ad uno stipendio «certo» e senza decurtazioni, come «i lavoratori statali, delle banche, imprese chimico-farmaceutiche», malgrado una capacità di spesa praticamente intatta, «non potendosi muovere ed essendo preoccupati per il futuro hanno risparmiato».
Un risparmio «di qualche decina di miliardi» che testimonia il fatto che «si è fermata anche l‘economia del consumo». Una evidenza che Capone ha riscontrato anche nelle Marche. Ieri – 20 aprile – il bus Ugl ha fatto tappa a Casette d’Ete, il piccolo centro del Fermano, “patria” del calzaturiero artigianale, che ospita spacci aziendali e uno degli stabilimenti Tod’s. Il segretario generale fa notare che «gli outlet delle grandi firme erano completamente vuoti. Questo vuol dire che tutti i beni di consumo dell’economia marchigiana, che si basa sulla produzione d’eccellenza e artigianale, che impegna moltissime persone, è completamente saltata».
Secondo Capone, in una tale congiuntura, è fondamentale che la campagna vaccinale acceleri «al di la delle dichiarazioni che fanno ogni settimana, e che le attività vengano messe in condizione di riaprire in sicurezza, dalla ristorazione all’accoglienza, allo sport». Cruciali per far ripartire il Paese e l’economia marchigiana, le risorse del Recovery Fund che secondo Capone devono garantire «interventi finalizzati a grandi progetti», da un lato per creare nuova occupazione e dall’altro per colmare il gap infrastrutturale.
Su quest’ultimo tema il segretario generale ritiene fondamentale per le Marche puntare su «un corridoio autostradale» tra Civitavecchia e le Marche. Non solo opere viarie stradali, ma anche ferroviarie e immateriali. «Le Marche hanno necessità di collegamenti viari e anche ferroviari, e anche qui dovrebbe arrivare la connessione veloce, con la fibra, che consentirebbe anche alle piccole imprese artigianali di proiettarsi sui mercati internazionali in maniera più efficace».
Il segretario generale ha poi toccato il tema delle riaperture, che tanto tengono acceso il dibattito nazionale. Capone ha sottolineato che si tratta di «una situazione che ancora si regge su una confusione dilagante: comprendo che il Cts è importante per analizzare la situazione, magari è una struttura troppo pletorica e grande per studiare i dati, ma temo che la politica abbia perso, soprattutto con il governo Conte due, la sua capacità di decidere».
Secondo Capone in tema di riaperture «è giusto affidarsi a un esperto per sapere quali sono le proiezioni, ma la responsabilità di fare le scelte è della politica». Insomma per il segretario generale «questa è la morte della politica, e se la politica muore non c’è più nessuno che si assume la responsabilità di fare le scelte e questo è decisamente molto preoccupante».
Il nuovo governo «si sta muovendo in una maniera leggermente diversa, ha ricominciato un dialogo con le parti sociali piuttosto importante, Draghi ha un’autorevolezza che non è seconda a nessuno in Italia e se si ricorda di essere il presidente del consiglio e non l’ex presidente della Bce, probabilmente usciremo a rimettere in moto l’economia, attraverso gli importanti stanziamenti previsti dal Recovery Plan».
Tuttavia secondo Capone «il problema vero è il mentre, perché l’economia non è un’automobile che parte accendendola, ma ha bisogno di una serie di condizioni, come ad esempio la fiducia, per la quale va costruito un percorso adeguato». Dunque dal prossimo 26 aprile, «dovrà essere rimessa in moto la fiducia, l’operazione più complicata, ma anche quella necessaria per far ripartire tutto». Il segretario generale ha poi annunciato la presentazione al governo «di un documento, che raccoglie le speranze di un Paese che rientra in movimento, frutto delle idee e delle proposte raccolte nel corso del tour per l’Italia».