ANCONA – «Chiederemo l’interrogatorio alla Procura di Ancona e stiamo valutando se presentare istanza di riesame». Sono e parole dell’avvocato Gianluca Scalera all’indomani degli interrogatori degli arrestati (2 agosto) per i fatti di Corinaldo, dove la sera dell’8 dicembre scorso alla discoteca Lanterna Azzurra morirono 5 adolescenti tra i 14 e i 16 anni e una mamma di 39 anni, schiacciati dalla calca nel fuggi fuggi dalla discoteca.
Quella stessa notte 197 persone rimasero ferite, 8 delle quali gravemente. “Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti con strappo e rapine”, è l’accusa per sei ragazzi ritenuti appartenenti alla banda che spruzzò lo spray al peperoncino scatenando il marasma, insieme a quella di “omicidio preterintenzionale”, “lesioni personali” e singoli episodi di “rapine e furti con strappo”. Con loro anche un 65enne accusato di ricettazione che, secondo gli inquirenti, si occupava di monetizzare la refurtiva, gioielli e orologi, immettendoli sul mercato dei compro-oro.
Le indagini, sono state condotte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo di Ancona sotto la guida della Procura della Repubblica di Ancona e coordinata dal Procuratore della Repubblica Monica Garulli e dai sostituti procuratori Paolo Gubinelli e Valentina Bavai.
Rilevanti per giungere all’arresto della banda, le indagini scientifiche condotte dal Reparto Investigazioni Scientifiche dei carabinieri di Roma, che oltre ad accertare all’interno della Lanterna Azzurra la presenza dei due derivati del peperoncino, la capsaicina e la diidrocapsaicina, responsabili dell’irritazione agli occhi e alle mucose, hanno scovato le tracce del profilo genetico maschile sul tappo della bomboletta. Un profilo genetico, che come aveva spiegato il procuratore Garulli, è risultato perfettamente concordante con quello di uno degli arrestati.
Andrea Cavallari, Ugo Di Puorto, Raffaele Mormone, Moez Akari, Badr Amouiyah, detenuti nel carcere di Modena e Souhaib Haddada detenuto a Ravenna, insieme a Andrea Balugani, l’uomo accusato di ricettazione, si sono tutti avvalsi davanti al giudice della facoltà di non rispondere. Il gruppo, per ora, ha scelto compatto di perseguire la strada del silenzio, l’unico a dire qualcosa in più è stato è stato Cavallari che come spiega il suo legale, Gianluca Scalera, difensore anche di Haddada e Akari, «ha reso dichiarazioni spontanee spiegando di non aver usato spray e di non avere avuto contatti con gli altri quella sera, salvo che con Akari».
«Cominceremo le indagini difensive e le analisi dei tabulati telefonici, molto, infatti, si basa sulle celle telefoniche» spiega l’avvocato Scalera che precisa stiamo valutando se presentare istanza di riesame», nel cui caso l’udienza verrebbe fissata a fine mese.
«È una situazione sicuramente molto grave, le accuse sono pesantissime – sottolinea il legale -, i miei assistiti si assumeranno le responsabilità per quello che hanno fatto, ma non per ciò che non hanno fatto. Sostengono che non c’entrano nulla con lo spray al peperoncino», inoltre «sono arrivati con macchine differenti» alla Lanterna Azzurra e sostengono di «non avere avuto contatti con gli altri quella sera». Per questo, dichiara, «riteniamo di poterci lavorare». L’avvocato Scalera spiega che dopo aver valutato il corposo fascicolo degli atti di accusa «chiederemo l’interrogatorio alla Procura di Ancona, l’intenzione è di metterci a disposizione».
«Se sono responsabili della tragedia di Corinaldo devono assolutamente pagare – commenta il senatore Paolo Arrigoni, Questore a Palazzo Madama -. Dalle cronache sembra che abbiano compiuto decine di atti, ma questo è costato caro perché sono morte 6 persone. Mi auguro che la giustizia faccia rapidamente il suo corso e che la Magistratura infligga una pena severa».